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Chianti Classico Gran Selezione, un “regalo” la splendida vendemmia 2016

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Nel 2016 si festeggiavano i 300 anni dalla perimetrazione della zona di produzione del Chianti (allora non c’era bisogno di specificare “Classico”) per volontà del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici, una vendemmia considerata un “regalo” dall’attuale Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico Giovanni Manetti che si è spinto a definirla “la migliore dal 2000”.

Quando? Prima dell’interruzione di tutte le manifestazioni a causa dell’emergenza da Covid-19, precisamente il 18 novembre 2019 quando nello splendido Palazzo Rospigliosi a Roma è stata organizzata una interessante degustazione dedicata appunto all’annata 2016. Protagonista la Gran Selezione, ma presenti nella Capitale anche alcune Riserve e Annate dello stesso millesimo, per un racconto corale di un territorio che vuole riconquistare i vertici delle classifiche mondiali dei vini rossi.

Per farlo però, come ha raccontato l’altro protagonista della degustazione guidata dedicata agli operatori del settore, Ian D’Agata, deve passare per una riscoperta della varietà delle differenti zone dalle quali è composto. Il critico e scrittore di vino di caratura internazionale ha anche chiarito: “Prima queste degustazioni non si facevano, c’era poca attenzione ai diversi terroir. Si potevano trovare zonazioni aziendali ma nulla di più, invece ora siamo in un momento storico favorevole, dal Barolo all’Etna si comincia a parlare di zone più che di aziende. In questo modo si dà valore alle Denominazioni, non si tratta di fare una classifica interna ma raccontare la diversità: parliamo di vini che sono tutti buoni ma diversi”. Un lavoro molto difficile per l’area del Chianti Classico, “qui non basta parlare di geologia – ha specificato D’Agatama bisogna integrare altitudini, indici di piovosità, temperature ecc.”. Focus poi sui vitigni, con la raccomandazione di non esagerare nell’aggiunta – per quanto storicamente necessaria per completare a volte il Sangiovese -, soprattutto per quanto riguarda gli internazionali. Splendida in questo senso l’immagine riportata da Manetti, che parlando del gruppo di uve chiamate a formare il Chianti Classico aveva specificato come si trattasse spesso di vitigni dai caratteri non fortissimi ma capaci “come una pellicola fotografica” di riprodurre il territorio in modo eccezionale. Perché questo è anche l’obiettivo scelto dal Consorzio, “riprodurre il territorio in bottiglia”, come ha detto sempre Manetti, anche perché è l’unica cosa non trasferibile/replicabile quando si parla di vino.

Dopo la presentazione si è passati alla degustazione di 12 etichette rappresentative di diverse zone, tutte magistralmente raccontate da Ian D’agata e Giovanni Manetti, con un fiorire di aneddoti sulla storia dei luoghi e delle famiglie chiamate a descrivere la Denominazione nell’appuntamento romano. Di seguito la lista completa, un viaggio ricco di spunti e con vini (tutti) di alto livello, dal quale riporto l’esperienza che più mi ha colpito, ovvero la Gran SelezioneColtassala” di Castello di Volpaia. Al naso la frutta matura elegante e il sentore di viola sono incastonati in una cornice assolutamente austera, un equilibrio di forme che si può ritrovare anche al palato, dove i tannini sono ben presenti ma senza invasioni di campo rispetto ad una freschezza e una persistenza davvero incredibili.

I dodici vini in assaggio nell’appuntamento con la stampa e gli operatori:

Chianti Classico Gran Selezione 2016 – I Fabbri (Greve in Chianti)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Vigna Vecchia” – Vecchie Terre di Montefili (Greve in Chianti – Siena)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Tenuta di Lilliano” – Tenuta di Lilliano (Castellina in Chianti – Siena)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Riserva di Fizzano” – Rocca delle Macìe (Castellina in Chianti – Siena)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Rialzi” – Frescobaldi Tenuta di Perano (Gaiole in Chianti – Siena)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “San Lorenzo” – Castello di Ama (Gaiole in Chianti – Siena)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Vigna Il Corno” – Castello di Radda (Radda in Chianti – Siena)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Coltassala” – Castello di Volpaia (Radda in Chianti – Siena)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Poggio Rosso” – San Felice (Castelnuovo Berardenga – Siena)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Colonia” – Fèlsina (Castelnuovo Berardenga – Siena)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Casa Emma” – Casa Emma (Barberino Tavarnelle – Firenze)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Il Torriano” – La Sala (San Casciano in Val di Pesa – Firenze)

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Quando? Prima dell’interruzione di tutte le manifestazioni a causa dell’emergenza da Covid-19, precisamente il 18 novembre 2019 quando nello splendido Palazzo Rospigliosi a Roma è stata organizzata una interessante degustazione dedicata appunto all’annata 2016. Protagonista la Gran Selezione, ma presenti nella Capitale anche alcune Riserve e Annate dello stesso millesimo, per un racconto corale di un territorio che vuole riconquistare i vertici delle classifiche mondiali dei vini rossi.

Per farlo però, come ha raccontato l’altro protagonista della degustazione guidata dedicata agli operatori del settore, Ian D’Agata, deve passare per una riscoperta della varietà delle differenti zone dalle quali è composto. Il critico e scrittore di vino di caratura internazionale ha anche chiarito: “Prima queste degustazioni non si facevano, c’era poca attenzione ai diversi terroir. Si potevano trovare zonazioni aziendali ma nulla di più, invece ora siamo in un momento storico favorevole, dal Barolo all’Etna si comincia a parlare di zone più che di aziende. In questo modo si dà valore alle Denominazioni, non si tratta di fare una classifica interna ma raccontare la diversità: parliamo di vini che sono tutti buoni ma diversi”. Un lavoro molto difficile per l’area del Chianti Classico, “qui non basta parlare di geologia – ha specificato D’Agatama bisogna integrare altitudini, indici di piovosità, temperature ecc.”. Focus poi sui vitigni, con la raccomandazione di non esagerare nell’aggiunta – per quanto storicamente necessaria per completare a volte il Sangiovese -, soprattutto per quanto riguarda gli internazionali. Splendida in questo senso l’immagine riportata da Manetti, che parlando del gruppo di uve chiamate a formare il Chianti Classico aveva specificato come si trattasse spesso di vitigni dai caratteri non fortissimi ma capaci “come una pellicola fotografica” di riprodurre il territorio in modo eccezionale. Perché questo è anche l’obiettivo scelto dal Consorzio, “riprodurre il territorio in bottiglia”, come ha detto sempre Manetti, anche perché è l’unica cosa non trasferibile/replicabile quando si parla di vino.

Dopo la presentazione si è passati alla degustazione di 12 etichette rappresentative di diverse zone, tutte magistralmente raccontate da Ian D’agata e Giovanni Manetti, con un fiorire di aneddoti sulla storia dei luoghi e delle famiglie chiamate a descrivere la Denominazione nell’appuntamento romano. Di seguito la lista completa, un viaggio ricco di spunti e con vini (tutti) di alto livello, dal quale riporto l’esperienza che più mi ha colpito, ovvero la Gran SelezioneColtassala” di Castello di Volpaia. Al naso la frutta matura elegante e il sentore di viola sono incastonati in una cornice assolutamente austera, un equilibrio di forme che si può ritrovare anche al palato, dove i tannini sono ben presenti ma senza invasioni di campo rispetto ad una freschezza e una persistenza davvero incredibili.

I dodici vini in assaggio nell’appuntamento con la stampa e gli operatori:

Chianti Classico Gran Selezione 2016 – I Fabbri (Greve in Chianti)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Vigna Vecchia” – Vecchie Terre di Montefili (Greve in Chianti – Siena)

Chianti Classico Gran Selezione 2016 “Tenuta di Lilliano” – Tenuta di Lilliano (Castellina in Chianti – Siena)

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