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#174 – Il documento no

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Iscriversi ai social network (o ai forum? o al blog di cucina?) con un documento non è una buona idea, per una lunga serie di motivi.

Lasciare un dispositivo connesso ad Internet ad un ragazzo o ragazza di 9-10 anni senza un adeguato controllo neanche. Pare che anche far leggere loro i giornali sia una buona idea, visto che scrivono un sacco di fesserie

Pillole di Bit (https://www.pilloledib.it/) è un podcast indipendente realizzato da Francesco Tucci, se vuoi metterti con contatto con me puoi scegliere tra diverse piattaforme: - Telegram (o anche solo il canale dedicato solo ai commenti delle puntate) - TikTok (per ora è un esperimento) - Twitter - BlueSky - Il mio blog personale ilTucci.com - Il mio canale telegram personale Le Cose - Mastodon personale - Mastodon del podcast - la mail (se mi vuoi scrivere in modo diretto e vuoi avere più spazio per il tuo messaggio) Rispondo sempre Se questo podcast ti piace, puoi contribuire alla sue realizzazione! Con una donazione diretta: - Singola con Satispay - Singola o ricorrente con Paypal Usando i link sponsorizzati - Con un acquisto su Amazon (accedi a questo link e metti le cose che vuoi nel carrello) - Attivando uno dei servizi di Ehiweb - Iscrivendoti a FiscoZen, se hai la Partita IVA (prima consulenza gratuita e 50€ di sconto sul primo anno) Se hai donato più di 5€ ricordati di compilare il form per ricevere i gadget!

Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia

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Ciao a tutti e bentornati all’ascolto di Pillole di Bit, questa è la puntata 174 e io sono, come sempre, Francesco. Avrei voluto iniziare questa puntata con un pezzo di Mosconi, ma forse poi sarebbe diventata una puntata troppo volgare, quindi voi immaginate solo che lo abbia fatto, anche se l’audio non c’è, ok? Perché tanta arrabbiatura? Perché sono peggio delle rotonde e dei funghi. Perché ogni giorno che passa c’è qualcuno che salta fuori con la consueta idiozia del “è necessario registrarsi sui social con un documento, così che si possa sapere chi sei e quando fai qualcosa di illegale ti si possa subito venire a cercare”. Inutile dire che se ci faccio una puntata, è perché questa è una fesseria bella è buona, alla Fantozzi, questa è una cagata pazzesca. E’ talmente pazzesca che ho già fatto una puntata sullo stesso argomento e ho pensato che fosse il caso di farne una seconda, per rinfrescare le idee e guardare la questione da un punto di vista leggermente diverso. Repetita Iuvant dicevano i latini. Se la volete riascoltare, la puntata in questione è la 123, quindi neanche tanto tempo fa. Come prima cosa è necessario fare una distinzione in termini. Una cosa è l’anonimato, l’altra cosa è usare uno pseudonimo. L’anonimato su Internet è pressoché impossibile. Si deve essere davvero molto bravi per fare qualcosa senza lasciare una traccia che non riporti a noi. Soprattutto per attività continuative come la gestione di un account social o l’utilizzo di una mail. Su Internet si lasciano in giro una quantità innumerevoli di tracce, sempre. Alcune di queste riconducono a noi, non si scappa. Si può usare una VPN, ma il browser che si collegherà al server del social ha un’impronta unica, questa viene registrata sul social. Si può far finta di essere su un altro PC, ma magari nel browser c’era un cookie di un sito con l’autenticazione con un utente che riconduce a noi. Si fa attenzione a tutto e poi si fa accesso al social tramite il cellulare da un bar quando quel giorno siamo gli unici ad aver pagato con la carta di credito e al conteggio degli account che hanno fatto logon il nostro è l’unico che non è stato collegato ad una persona perché usava una VPN. Ve lo assicuro, essere completamente anonimi è quasi impossibile. Se qualcuno vuole indagare per scoprire chi ha fatto quella tal cosa e siete stati voi a farla, con le giuste energie, competenze e disponibilità economiche e giuridiche, vi becca. Cos’è invece uno pseudonimo? E’ registrarsi su un social presentandosi per quel che non si è nella realtà. Faccio qualche esempio, perché a tutti questi onorevoli eletti, pare che sia una cosa assolutamente inutile. Se sono una donna maltrattata dal marito e voglio cercare aiuto sui social non mi registro con il mio nome, la possibilità di essere scoperta da mio marito è troppo alta. Se mi dovesse scoprire sarebbero altre botte. Se sono una persona omosessuale che vive un contesto complicato, dove l’omosessualità non è accettata, non andrò a cercare gruppi dove parlare della mia omosessualità con il mio vero nome, se venissi scoperto magari da un mio familiare o da un collega di lavoro le cose potrebbero diventare molto difficili. La stessa cosa vale per chi ha scoperto di essere nato o nata nel corpo sbagliato. Andrò a cercare informazioni su come fare la transizione con un account senza il mio nome vero, per evitare ulteriori complicazioni nella mia vita. La stessa cosa vale se voglio cercare un amante, cosa deprecabile, assolutamente, ma non vietata dalla legge. Lasciamo perdere la parte sessuale. Mi serve uno pseudonimo se vivo in uno stato poco democratico e mi devo organizzare con un gruppo di persone che vuole andare contro il dittatore. Che faccio? organizzo con il mio nome e cognome? E se fossi un giornalista che va contro il governo poco democratico attualmente in carica? Ciao Maduro, Sono Mario Rossi e volevo dirti che fai schifo! Sapete quanto posso vivere dopo una cosa del genere? Un esempio, l’ultimo, promesso, più terra terra? Sono vessato sul lavoro da un capo che mi segue anche sui social, come faccio a chiedere agli amici come districarmi da questo problema? Con un profilo che non abbia il mio vero nome, ovviamente. Bene, lo pseudonimo in rete è fondamentale. Non capirlo, come quello lì che su Twitter diceva “ma cosa hanno da temere i gay e i trans sui social a presentarsi con il loro nome?” è sintomo di egoismo e di mancanza di apertura mentale. Ve lo ricordate quando hanno violato il sito di incontri gay e hanno pubblicato i nomi in chiaro su internet? C’è gente che si è suicidata per questo. Essere bianchi, sani, etero, maschi è sempre troppo facile in questo mondo. Consiglierei a questa gente di mettersi nei panni di qualche minoranza prima di parlare. Torniamo a noi. Registrarsi sui social con un documento o con lo SPID è una fesseria, lo ripeto, casomai non vi fosse entrato in testa. Lo è per una serie di motivi. Il primo l’ho appena affrontato. Lo pseudonimo salva molte vite. Il secondo dovrebbe essere abbastanza semplice. L’Italia adotta l’accesso con il documento e tutti si fanno una VPN per registrarsi sui social dalla Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, Isole Fiji. Si è scassato lo SPID per avere il bonus bicicletta, ma secondo voi che fine fanno i provider SPID che dovranno gestire tutti gli accessi di tutti gli Italiani alle decine di Social? Siamo realisti, ve le immaginate le code alle poste “eh, devo farmi lo spid per registrarmi su facebook e mandare i buongiornissimo caffè”. Dai, su! E poi cosa faccio, mi registro con il documento su Facebook, e sul sito degli acquari o sul forum del podcast? chi discrimina dove ci va il documento e dove no? Chi controlla? Potrò mica mettermi io, Francesco, ad archiviare i documenti di tutti gli iscritti al forum di Pillole di Bit? Con che basi giuridiche e con che infrastruttura devo archiviare queste cose? E se vengono a rubare a casa e mi portano ia tutti i documenti archiviati? La motivazione che i più adducono alla necessità del documento è l’identificazione in caso di atti illeciti. La maggior parte degli illeciti è fatta da profili social con nome e cognome in chiaro, identificarli è una cosa già fatta. Mi pare che l’Onorevole Boldrini ne abbia portati davanti al giudice a decine. Essere esposti con nome e cognome già adesso non è un deterrente per commettere illeciti su Internet. Vi ricordate cosa ha fatto Trump con l’account con il suo realDonaldTrump? E se non hanno nome e cognome, le Forze dell’Ordine hanno tutti i poteri e i modi per identificare chi ha fatto cosa. Tutti noi ci connettiamo ad internet tramite contratti intestati a qualcuno, sia mobili che fissi, in azienda ci sono i Log, la legge prevede che si possa disporre di perquisizioni, intercettazioni, sequestri di PC e telefoni. Secondo voi come le trovano le reti che scambiano materiale pedopornografico? Loro hanno depositato un documento? Hanno cercato di nascondersi. Ma nascondersi su Internet, come ho detto a inizio puntata, è quasi impossibile, soprattutto se lo devi fare per molto tempo. Prima o poi una traccia la lasci. E per la questione dei bambini? Si dice che per loro Internet sia pericolosissima, che i social li portino a suicidarsi. Anzi, ormai pare che quasi ogni reato sia colpa in qualche modo di un social network. L’argomento è ancora più difficile. Lo dico da uomo di 42 anni, quasi 43, che non ha figli. Chi ha dei figli ha l’obbligo di educarli. Questo obbligo comprende il seguirli e istruirli nell’utilizzo della tecnologia, l’accesso ad internet e tutto quello che ne consegue. Internet non è il male. Come il parco giochi non è il male. Ma voi lo lascereste vostro figlio di 10 anni, da solo, non sorvegliato, al parco giochi, per passare a prenderlo 6 ore dopo? lasciarlo con uno smartphone o un PC connessi ad Internet, da soli, in mano è più o meno la stessa cosa. Al parco, come su Internet c’è la gente cattiva. E in entrambi i casi i genitori devono stare al fianco dei figli per insegnare loro come stare attenti e per proteggerli. Lasciare un bambino con uno smartphone e la completa libertà di fare cosa vuole è pericoloso e dannoso. Lasciamo perdere l’ultimo evento di cronaca, che alla fine pare non essere colpa di TikTok perché non è stata trovata alcuna challenge che spingeva a impiccarsi. Voi genitori avete l’obbligo morale di stare vicini ai figli e proteggerli da queste cose, al punto da dire loro “no, lo smartphone non te lo prendi fino a una certa età”. E’ meglio averli omologati come tutti gli altri, ma a rischio, oppure aver spiegato loro perché il telefono non ce l'hanno, oppure ce l’hanno con un software di controllo parentale che limita quel che si può fare, e averli più al sicuro? Davvero vale la pena lasciar loro la libertà di avere whatsapp incontrollato per scambiarsi le foto porno di nascosto o copiare i compiti a scuola, al posto di dire loro “no, con i compagni ti puoi scrivere, ma io devo vedere tutto quello che vi dite?” Li avete fatti, per il loro bene, abbiatene cura. E’ faticoso, lo so, me lo hanno detto tutti gli amici che hanno figli, ma se non volevate far fatica avreste potuto anche non farli, no? Forse sono stato un po’ duro, ma in questi giorni ne ho sentite talmente tante che inizio ad essere davvero stanco di leggere sempre le solite fesserie, passate come soluzioni definitive per risolvere problemi che sono già risolti, o che sono dette solo per fare campagna elettorale, alla ricerca degli ultimi voti dei disperati. Se avete un figlio che vuole lo smartphone e ha android potete installare Family Link, un prodotto gratuito di Google, che tiene sotto controllo tutto quello che pil pargolo fa o cerca di fare, le app che apre, dove va su Internet, se sono cose che non avete preventivamente autorizzato vi arriva una notifica sul vostro telefono che vi chiede se autorizzare la cosa oppure no, potete definire quanto tempo può stare davanti al telefono o alla singola app, localizzarlo e tante altre cose. Se ha invece un iPhone si può usare l’app Tempo di utilizzo, che può essere bloccata da un PIN che non date al pargolo, rispetto a Family Link il controllo non è in tempo reale, ma potete comunque impostare limiti e controlli e localizzare il telefono in tempo reale. La stessa cosa vale per il computer ovviamente, se avete un PC a casa e i vostri figli lo usano abitualmente, la cosa più saggia e stare lì con loro mentre accedono ad Internet per vedere dove vanno, cosa fanno e per insegnare loro cosa va bene e cosa no. I contatti Come potete contattarmi e interagire con la community del podcast? In un sacco di modi! E’ tutto indicato sul sito www.pilloledib.it col punto prima dell’it, hostato da Thirdeye, se volete mettere anche voi il vostro sito, scrivete a domini@thirdeye.it. Sul sito ci sono sempre tutti i link di cui parlo in puntata, quindi potete stare tranquilli che li recuperate tutti. Mi trovate su Twitter con gli account pilloledibit o il mio personale cesco_78. Per scrivere cose più dirette e più lunghe c’è la mail pilloledibit@gmail.com. La community la trovate sul nuovo forum https://extra.pilloledib.it/forum o sul gruppo Telegram, io, personialmente, preferisco il forum. Se il podcast vi piace potreste pensare a una donazione singola o un abbonamento con importo a scelta, tutte le istruzioni sono sul sito. Se volete gli adesivi dovete fare in modo che io abbia l’indirizzo, se non ce l’ho non ve li posso spedire, mi raccomando. Potete donare senza spendere, usando i link sponsorizzati di Amazon, che trovate qua e là sul sito. Si può anche sponsorizzare una puntata di Pillole di Bit, le informazioni sono alla pagina https://pilloledib.it/sponsor E se vi serve una consulenza tecnica informatica, un sito, un e-commerce o altro, tutto fatturato, potete informarvi su www.iltucci.com/consulenza Se non ve ne siete ancora accorti faccio un nuovo podcast, con uscita irregolare e parla di videogiochi, se vi interessa lo trovate su https://pilloledib.it/pdv Se potete ascoltare questi podcast senza che io sia andato al manicomio dovete ringraziare Alex Raccuglia che con il suo fantastico PODucer per MacOS mi risparmia ore e ore di lavoro di montaggio. Il tip Questa settimana vi consiglio un account Twitter che è da seguire, ma io lo abbraccerei. Il Professor Zanero, docente al Politecnico di Milano, si occupa di sicurezza informatica e tutti gli annessi. Sempre cortese, mai fuori luogo, anche se c’è chi lo invita a studiare o chi gli dice che non ne sa abbastanza. Argomenta sempre e ogni suo tweet è una cosa nuova da imparare, in contenuto o in modo di fare. Correte a fare il follow a @raistolo appena finito di ascoltare questa puntata. Bene è proprio tutto, non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento alla prossima puntata, come di consueto, il lunedì mattina Ciao!
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Pillole di Bit (https://www.pilloledib.it/) è un podcast indipendente realizzato da Francesco Tucci, se vuoi metterti con contatto con me puoi scegliere tra diverse piattaforme: - Telegram (o anche solo il canale dedicato solo ai commenti delle puntate) - TikTok (per ora è un esperimento) - Twitter - BlueSky - Il mio blog personale ilTucci.com - Il mio canale telegram personale Le Cose - Mastodon personale - Mastodon del podcast - la mail (se mi vuoi scrivere in modo diretto e vuoi avere più spazio per il tuo messaggio) Rispondo sempre Se questo podcast ti piace, puoi contribuire alla sue realizzazione! Con una donazione diretta: - Singola con Satispay - Singola o ricorrente con Paypal Usando i link sponsorizzati - Con un acquisto su Amazon (accedi a questo link e metti le cose che vuoi nel carrello) - Attivando uno dei servizi di Ehiweb - Iscrivendoti a FiscoZen, se hai la Partita IVA (prima consulenza gratuita e 50€ di sconto sul primo anno) Se hai donato più di 5€ ricordati di compilare il form per ricevere i gadget!

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Ciao a tutti e bentornati all’ascolto di Pillole di Bit, questa è la puntata 174 e io sono, come sempre, Francesco. Avrei voluto iniziare questa puntata con un pezzo di Mosconi, ma forse poi sarebbe diventata una puntata troppo volgare, quindi voi immaginate solo che lo abbia fatto, anche se l’audio non c’è, ok? Perché tanta arrabbiatura? Perché sono peggio delle rotonde e dei funghi. Perché ogni giorno che passa c’è qualcuno che salta fuori con la consueta idiozia del “è necessario registrarsi sui social con un documento, così che si possa sapere chi sei e quando fai qualcosa di illegale ti si possa subito venire a cercare”. Inutile dire che se ci faccio una puntata, è perché questa è una fesseria bella è buona, alla Fantozzi, questa è una cagata pazzesca. E’ talmente pazzesca che ho già fatto una puntata sullo stesso argomento e ho pensato che fosse il caso di farne una seconda, per rinfrescare le idee e guardare la questione da un punto di vista leggermente diverso. Repetita Iuvant dicevano i latini. Se la volete riascoltare, la puntata in questione è la 123, quindi neanche tanto tempo fa. Come prima cosa è necessario fare una distinzione in termini. Una cosa è l’anonimato, l’altra cosa è usare uno pseudonimo. L’anonimato su Internet è pressoché impossibile. Si deve essere davvero molto bravi per fare qualcosa senza lasciare una traccia che non riporti a noi. Soprattutto per attività continuative come la gestione di un account social o l’utilizzo di una mail. Su Internet si lasciano in giro una quantità innumerevoli di tracce, sempre. Alcune di queste riconducono a noi, non si scappa. Si può usare una VPN, ma il browser che si collegherà al server del social ha un’impronta unica, questa viene registrata sul social. Si può far finta di essere su un altro PC, ma magari nel browser c’era un cookie di un sito con l’autenticazione con un utente che riconduce a noi. Si fa attenzione a tutto e poi si fa accesso al social tramite il cellulare da un bar quando quel giorno siamo gli unici ad aver pagato con la carta di credito e al conteggio degli account che hanno fatto logon il nostro è l’unico che non è stato collegato ad una persona perché usava una VPN. Ve lo assicuro, essere completamente anonimi è quasi impossibile. Se qualcuno vuole indagare per scoprire chi ha fatto quella tal cosa e siete stati voi a farla, con le giuste energie, competenze e disponibilità economiche e giuridiche, vi becca. Cos’è invece uno pseudonimo? E’ registrarsi su un social presentandosi per quel che non si è nella realtà. Faccio qualche esempio, perché a tutti questi onorevoli eletti, pare che sia una cosa assolutamente inutile. Se sono una donna maltrattata dal marito e voglio cercare aiuto sui social non mi registro con il mio nome, la possibilità di essere scoperta da mio marito è troppo alta. Se mi dovesse scoprire sarebbero altre botte. Se sono una persona omosessuale che vive un contesto complicato, dove l’omosessualità non è accettata, non andrò a cercare gruppi dove parlare della mia omosessualità con il mio vero nome, se venissi scoperto magari da un mio familiare o da un collega di lavoro le cose potrebbero diventare molto difficili. La stessa cosa vale per chi ha scoperto di essere nato o nata nel corpo sbagliato. Andrò a cercare informazioni su come fare la transizione con un account senza il mio nome vero, per evitare ulteriori complicazioni nella mia vita. La stessa cosa vale se voglio cercare un amante, cosa deprecabile, assolutamente, ma non vietata dalla legge. Lasciamo perdere la parte sessuale. Mi serve uno pseudonimo se vivo in uno stato poco democratico e mi devo organizzare con un gruppo di persone che vuole andare contro il dittatore. Che faccio? organizzo con il mio nome e cognome? E se fossi un giornalista che va contro il governo poco democratico attualmente in carica? Ciao Maduro, Sono Mario Rossi e volevo dirti che fai schifo! Sapete quanto posso vivere dopo una cosa del genere? Un esempio, l’ultimo, promesso, più terra terra? Sono vessato sul lavoro da un capo che mi segue anche sui social, come faccio a chiedere agli amici come districarmi da questo problema? Con un profilo che non abbia il mio vero nome, ovviamente. Bene, lo pseudonimo in rete è fondamentale. Non capirlo, come quello lì che su Twitter diceva “ma cosa hanno da temere i gay e i trans sui social a presentarsi con il loro nome?” è sintomo di egoismo e di mancanza di apertura mentale. Ve lo ricordate quando hanno violato il sito di incontri gay e hanno pubblicato i nomi in chiaro su internet? C’è gente che si è suicidata per questo. Essere bianchi, sani, etero, maschi è sempre troppo facile in questo mondo. Consiglierei a questa gente di mettersi nei panni di qualche minoranza prima di parlare. Torniamo a noi. Registrarsi sui social con un documento o con lo SPID è una fesseria, lo ripeto, casomai non vi fosse entrato in testa. Lo è per una serie di motivi. Il primo l’ho appena affrontato. Lo pseudonimo salva molte vite. Il secondo dovrebbe essere abbastanza semplice. L’Italia adotta l’accesso con il documento e tutti si fanno una VPN per registrarsi sui social dalla Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, Isole Fiji. Si è scassato lo SPID per avere il bonus bicicletta, ma secondo voi che fine fanno i provider SPID che dovranno gestire tutti gli accessi di tutti gli Italiani alle decine di Social? Siamo realisti, ve le immaginate le code alle poste “eh, devo farmi lo spid per registrarmi su facebook e mandare i buongiornissimo caffè”. Dai, su! E poi cosa faccio, mi registro con il documento su Facebook, e sul sito degli acquari o sul forum del podcast? chi discrimina dove ci va il documento e dove no? Chi controlla? Potrò mica mettermi io, Francesco, ad archiviare i documenti di tutti gli iscritti al forum di Pillole di Bit? Con che basi giuridiche e con che infrastruttura devo archiviare queste cose? E se vengono a rubare a casa e mi portano ia tutti i documenti archiviati? La motivazione che i più adducono alla necessità del documento è l’identificazione in caso di atti illeciti. La maggior parte degli illeciti è fatta da profili social con nome e cognome in chiaro, identificarli è una cosa già fatta. Mi pare che l’Onorevole Boldrini ne abbia portati davanti al giudice a decine. Essere esposti con nome e cognome già adesso non è un deterrente per commettere illeciti su Internet. Vi ricordate cosa ha fatto Trump con l’account con il suo realDonaldTrump? E se non hanno nome e cognome, le Forze dell’Ordine hanno tutti i poteri e i modi per identificare chi ha fatto cosa. Tutti noi ci connettiamo ad internet tramite contratti intestati a qualcuno, sia mobili che fissi, in azienda ci sono i Log, la legge prevede che si possa disporre di perquisizioni, intercettazioni, sequestri di PC e telefoni. Secondo voi come le trovano le reti che scambiano materiale pedopornografico? Loro hanno depositato un documento? Hanno cercato di nascondersi. Ma nascondersi su Internet, come ho detto a inizio puntata, è quasi impossibile, soprattutto se lo devi fare per molto tempo. Prima o poi una traccia la lasci. E per la questione dei bambini? Si dice che per loro Internet sia pericolosissima, che i social li portino a suicidarsi. Anzi, ormai pare che quasi ogni reato sia colpa in qualche modo di un social network. L’argomento è ancora più difficile. Lo dico da uomo di 42 anni, quasi 43, che non ha figli. Chi ha dei figli ha l’obbligo di educarli. Questo obbligo comprende il seguirli e istruirli nell’utilizzo della tecnologia, l’accesso ad internet e tutto quello che ne consegue. Internet non è il male. Come il parco giochi non è il male. Ma voi lo lascereste vostro figlio di 10 anni, da solo, non sorvegliato, al parco giochi, per passare a prenderlo 6 ore dopo? lasciarlo con uno smartphone o un PC connessi ad Internet, da soli, in mano è più o meno la stessa cosa. Al parco, come su Internet c’è la gente cattiva. E in entrambi i casi i genitori devono stare al fianco dei figli per insegnare loro come stare attenti e per proteggerli. Lasciare un bambino con uno smartphone e la completa libertà di fare cosa vuole è pericoloso e dannoso. Lasciamo perdere l’ultimo evento di cronaca, che alla fine pare non essere colpa di TikTok perché non è stata trovata alcuna challenge che spingeva a impiccarsi. Voi genitori avete l’obbligo morale di stare vicini ai figli e proteggerli da queste cose, al punto da dire loro “no, lo smartphone non te lo prendi fino a una certa età”. E’ meglio averli omologati come tutti gli altri, ma a rischio, oppure aver spiegato loro perché il telefono non ce l'hanno, oppure ce l’hanno con un software di controllo parentale che limita quel che si può fare, e averli più al sicuro? Davvero vale la pena lasciar loro la libertà di avere whatsapp incontrollato per scambiarsi le foto porno di nascosto o copiare i compiti a scuola, al posto di dire loro “no, con i compagni ti puoi scrivere, ma io devo vedere tutto quello che vi dite?” Li avete fatti, per il loro bene, abbiatene cura. E’ faticoso, lo so, me lo hanno detto tutti gli amici che hanno figli, ma se non volevate far fatica avreste potuto anche non farli, no? Forse sono stato un po’ duro, ma in questi giorni ne ho sentite talmente tante che inizio ad essere davvero stanco di leggere sempre le solite fesserie, passate come soluzioni definitive per risolvere problemi che sono già risolti, o che sono dette solo per fare campagna elettorale, alla ricerca degli ultimi voti dei disperati. Se avete un figlio che vuole lo smartphone e ha android potete installare Family Link, un prodotto gratuito di Google, che tiene sotto controllo tutto quello che pil pargolo fa o cerca di fare, le app che apre, dove va su Internet, se sono cose che non avete preventivamente autorizzato vi arriva una notifica sul vostro telefono che vi chiede se autorizzare la cosa oppure no, potete definire quanto tempo può stare davanti al telefono o alla singola app, localizzarlo e tante altre cose. Se ha invece un iPhone si può usare l’app Tempo di utilizzo, che può essere bloccata da un PIN che non date al pargolo, rispetto a Family Link il controllo non è in tempo reale, ma potete comunque impostare limiti e controlli e localizzare il telefono in tempo reale. La stessa cosa vale per il computer ovviamente, se avete un PC a casa e i vostri figli lo usano abitualmente, la cosa più saggia e stare lì con loro mentre accedono ad Internet per vedere dove vanno, cosa fanno e per insegnare loro cosa va bene e cosa no. I contatti Come potete contattarmi e interagire con la community del podcast? In un sacco di modi! E’ tutto indicato sul sito www.pilloledib.it col punto prima dell’it, hostato da Thirdeye, se volete mettere anche voi il vostro sito, scrivete a domini@thirdeye.it. Sul sito ci sono sempre tutti i link di cui parlo in puntata, quindi potete stare tranquilli che li recuperate tutti. Mi trovate su Twitter con gli account pilloledibit o il mio personale cesco_78. 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