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FiveFingers, i CD, Tarzan e Lara Croft

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Figli, genitori e legami psicologici che squarciano il velo di Maya perché il mondo non è tutto un sogno, esiste veramente e l’altro è un altro. Ok, lo sappiamo, ma è stata una settimana pesante. E poi abbiamo parlato un sacco di piedi e di scarpe, soprattutto di quelle fantastiche con le dite che vengono fuori: le FiveFingers (che sono made in Italy) e di cui Riccardo è un adepto, Antonio un po’ meno: lui parla sempre di ragazze con i piedi sporchi, pescatori e di geishe.
Note della puntata: https://tilde.show/podcast-08/
Da qui, dopo un lungo ragionamento sul digitale online con un altro alla console, Antonio ha detto che s’è anche comprato l’app (da 4 dollari) per schedare i cd, mentre Riccardo, bontà sua, ha finito il primo Tomb Raider dell’ultima trilogia, in un mesetto un pezzettino per volta la sera tutte le sere. E a questo punto s'è parlato dell’elefante in mezzo alla rete: Clubhouse, il social vocale su cui stiamo cercando di capirci qualcosa (se volete passare a fare un saluto, ci trovate là sopra) e del quale Antonio azzarda qualche interpretazione sociologica che non ci convince mica tanto tranne quando si parla dei "social che bruciano l’anima delle persone per attizzare il fuoco all’engagement" oppure “il tinder vocale delle anime” o cose del genere.
Riccardo racconta intanto che si sta guardando tonnellate di tutorial di programmazione (che gli piace tanto e lo rilassa) soprattutto per il suo ultimo amore: Svelte 3, e quindi legge poco ma smanetta tanto. Effetto speciale: arriva il robot che spiega se è meglio un martello o un cacciavite, cioè Rust o un altro linguaggio (un discorso tradotto nella newsletter di Antonio. E questo apre un bel dibattito (secondo noi) su comprensione e opportunità nel mondo della tecnologia digitale. Dopodiché si tocca anche l’altro elefante nella cyberstanza: all'Italia serve una cultura digitale, non basta saper programmare, perché aiuta a fare delle scelte consapevoli (spariamo anche sull’ECDL, ma quello è facile, come beccare la Croce Rossa, e Corrado Augias che ha commentato su *Repubblica* una lettera di phishing prendendola per buona). Sembra una puntata infinita arrivati qui, vero? E invece ce n'è ancora parecchia da ascoltare.
Infatti, abbiamo anche un po’ di libri di cui parlare: Riccardo ha letto Corrado Mazza Galanti e il suo libro-game "Cosa pensavi di fare? Romanzo a bivi per umanisti sul lastrico", mentre Antonio ha tirato fuori dal cilindro i primi due libri di Giuseppe Culicchia ("Tutti giù per terra", "Paso doble"). E poi ci siamo messi a parlare di Jules Verne, Emilio Salgari e di Edgar Rice Burroughs, che ha scritto la serie di Tarzan. Qui c’è una cosa da dire per l’Italia: il primo romanzo è stato ripubblicato da Newton Compton di recente, ma gli altri in Italia furono pubblicati più di mezzo secolo fa da Marzocco-Giunti-Bemporad di Firenze. Vennero pubblicati però solo i primi sedici della serie: ne mancano ancora otto più la raccolta inedita dei due romanzi brevi per ragazzi. E poi ci sono cinque romanzi scritti da altri autori americani, che sono considerati parte del canone: Maude Robinson Toombs, Fritz Leiber, Joe R. Lansdale, R. A. Salvatore e Philip José Farmer. Tutta roba che da noi non s’è praticamente mai vista.
Infine, brutte notizie: si sono fregati gli adesivi di Tilde fatti da Riccardo per Antonio! Maledizione! Ma ora, care ascoltatrici, gentili ascoltatori, un caro saluto, noi si va a preparare la prossima puntata di Tilde, che non vi diciamo niente ma sarà una sorpresona (speriamo) oppure un’opportunità perduta (speriamo di no).
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Note della puntata: https://tilde.show/podcast-08/
Da qui, dopo un lungo ragionamento sul digitale online con un altro alla console, Antonio ha detto che s’è anche comprato l’app (da 4 dollari) per schedare i cd, mentre Riccardo, bontà sua, ha finito il primo Tomb Raider dell’ultima trilogia, in un mesetto un pezzettino per volta la sera tutte le sere. E a questo punto s'è parlato dell’elefante in mezzo alla rete: Clubhouse, il social vocale su cui stiamo cercando di capirci qualcosa (se volete passare a fare un saluto, ci trovate là sopra) e del quale Antonio azzarda qualche interpretazione sociologica che non ci convince mica tanto tranne quando si parla dei "social che bruciano l’anima delle persone per attizzare il fuoco all’engagement" oppure “il tinder vocale delle anime” o cose del genere.
Riccardo racconta intanto che si sta guardando tonnellate di tutorial di programmazione (che gli piace tanto e lo rilassa) soprattutto per il suo ultimo amore: Svelte 3, e quindi legge poco ma smanetta tanto. Effetto speciale: arriva il robot che spiega se è meglio un martello o un cacciavite, cioè Rust o un altro linguaggio (un discorso tradotto nella newsletter di Antonio. E questo apre un bel dibattito (secondo noi) su comprensione e opportunità nel mondo della tecnologia digitale. Dopodiché si tocca anche l’altro elefante nella cyberstanza: all'Italia serve una cultura digitale, non basta saper programmare, perché aiuta a fare delle scelte consapevoli (spariamo anche sull’ECDL, ma quello è facile, come beccare la Croce Rossa, e Corrado Augias che ha commentato su *Repubblica* una lettera di phishing prendendola per buona). Sembra una puntata infinita arrivati qui, vero? E invece ce n'è ancora parecchia da ascoltare.
Infatti, abbiamo anche un po’ di libri di cui parlare: Riccardo ha letto Corrado Mazza Galanti e il suo libro-game "Cosa pensavi di fare? Romanzo a bivi per umanisti sul lastrico", mentre Antonio ha tirato fuori dal cilindro i primi due libri di Giuseppe Culicchia ("Tutti giù per terra", "Paso doble"). E poi ci siamo messi a parlare di Jules Verne, Emilio Salgari e di Edgar Rice Burroughs, che ha scritto la serie di Tarzan. Qui c’è una cosa da dire per l’Italia: il primo romanzo è stato ripubblicato da Newton Compton di recente, ma gli altri in Italia furono pubblicati più di mezzo secolo fa da Marzocco-Giunti-Bemporad di Firenze. Vennero pubblicati però solo i primi sedici della serie: ne mancano ancora otto più la raccolta inedita dei due romanzi brevi per ragazzi. E poi ci sono cinque romanzi scritti da altri autori americani, che sono considerati parte del canone: Maude Robinson Toombs, Fritz Leiber, Joe R. Lansdale, R. A. Salvatore e Philip José Farmer. Tutta roba che da noi non s’è praticamente mai vista.
Infine, brutte notizie: si sono fregati gli adesivi di Tilde fatti da Riccardo per Antonio! Maledizione! Ma ora, care ascoltatrici, gentili ascoltatori, un caro saluto, noi si va a preparare la prossima puntata di Tilde, che non vi diciamo niente ma sarà una sorpresona (speriamo) oppure un’opportunità perduta (speriamo di no).
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