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L'incredibile ACQUISTO di RONALDO il FENOMENO

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25 luglio 1997. Una tranquilla mattina d’estate milanese. Tra i marciapiedi della centralissima via Durini passeggiano due uomini di mezza età. Sono insieme ad un ragazzo. Giovane, cappello in testa e un sorriso contagioso stampato sul volto. Si stanno dirigendo verso gli uffici della Saras, dove li aspetta il presidente dell’Inter, Massimo Moratti. Quegli uomini sono Luis Suarez e Sandro Mazzola, due leggende della Grande Inter anni ’60, ora dirigenti della società nerazzurra. E il ragazzo che cammina con loro altri non è che Luis Nazario Da Lima, per tutti Ronaldo. Mancano pochi minuti, infatti, alla ufficializzazione del colpo del secolo per il calcio mercato italiano. Il più grande giocatore del momento sta per firmare con la Beneamata. La stagione 1996/97, per i nerazzurri, è stata quella dei rimpianti. Partiti per contendere a Juve, Milan e Parma il campionato e puntare alle coppe, gli uomini di Hodgson si sono ritrovati con la bacheca dei titoli totalmente vuota. Terzi a debita distanza dai bianconeri di Lippi in Serie A, mentre nelle altre due competizioni la lotteria dei rigori ha sempre premiato gli avversari. Fuori dal Napoli in semifinale di Coppa Italia. Sconfitti in finale dagli outsider dello Schalke 04 in UEFA. Tutto questo con una rosa fatta di campioni quali Zamorano, Djorkaeff, Zanetti e Pagliuca. Qualcosa però, inutile nasconderlo, manca. Soprattutto davanti. Maurizio Ganz e Marco Branca sono buoni bomber, ma non di alto livello. Ci vorrebbe una punta veloce, capace di aprire le difese e creare i varchi per gli inserimenti dei centrocampisti. O, in alternativa, un vero e proprio Fenomeno. E, a quel punto, Massimo Moratti ha una idea. Folle, ma capace di cambiare le sorti della squadra, non solo per la prossima stagione, ma per il futuro a lungo termine del club. Il suo interesse si sposta in Spagna, per la precisione a Barcellona. Al Camp Nou, con la maglia numero 9 blaugrana, gioca un ventunenne brasiliano che ha letteralmente cambiato il calcio. É un mix spaventoso di classe, velocità, potenza e senso del gol. Un 9 e 10 combinati insieme. Si chiama Ronaldo e nel suo curriculum vanta già un campionato statale e una Coppa del Brasile con il Cruzeiro e una Coppa d'Olanda con il PSV. Ma, soprattutto, una media gol da far impallidire Sua Maestà Pelè. 44 gol in 47 gare con i blu di Belo Horizonte, 54 in 57 con i biancorossi olandesi. Inoltre, pur senza giocare, è Campione del Mondo con la sua nazionale, dove segna a ripetizione. La stagione che, però, lo consacra al calcio è proprio l’annata ’96-’97. Sotto la guida di Bobby Robson, il “Fenomeno”, come ormai tutti lo chiamano vince Copa del Rey e Coppa del Coppe (con rigore decisivo in finale), condendo la stagione con 47 reti in 49 match. Tra tutte, resta indimenticabile lo “slalom speciale” con cui manda al bar l’intera squadra del Compostela, per un gol che rimarrà storico. E, per non farsi mancare nulla, si presenta in formissima alla Copa America in Bolivia. Il Brasile di Zagallo è nella sua versione “joga bonito”. Molto più forte della squadra del 1994 e con l’unico obiettivo di schiacciare le rivali da qui fino al 12 luglio 1998, giorno della finale del mondiale francese, che sanno già di vincere. Ronaldo segna 5 reti in 6 partite, alza il trofeo e a quel punto è già da mesi l’uomo mercato per eccellenza. Lo vogliono tutti e Nunez, il presidente del Barcellona, si ritrova come nell’estate del 1984, quando cercò in tutti i modi di trattenere in Catalunya Diego Armando Maradona. A fine marzo, scoppia la bomba di mercato. “Repubblica” esce con il titolo “Ronaldo è già della Lazio”, raccontando di una indiscrezione di “Marca” che prevede un ingaggio doppio del team di Cragnotti rispetto all’attuale, oltre che a un aumento del budget pubblicitario della Cirio, sponsor dei biancocelesti. Cinque anni di contratto, il massimo possibile in Italia e una trattativa anche per cambiare sponsor tecnico. Da Umbro a Nike, che ha appena siglato con il Fenomeno un

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25 luglio 1997. Una tranquilla mattina d’estate milanese. Tra i marciapiedi della centralissima via Durini passeggiano due uomini di mezza età. Sono insieme ad un ragazzo. Giovane, cappello in testa e un sorriso contagioso stampato sul volto. Si stanno dirigendo verso gli uffici della Saras, dove li aspetta il presidente dell’Inter, Massimo Moratti. Quegli uomini sono Luis Suarez e Sandro Mazzola, due leggende della Grande Inter anni ’60, ora dirigenti della società nerazzurra. E il ragazzo che cammina con loro altri non è che Luis Nazario Da Lima, per tutti Ronaldo. Mancano pochi minuti, infatti, alla ufficializzazione del colpo del secolo per il calcio mercato italiano. Il più grande giocatore del momento sta per firmare con la Beneamata. La stagione 1996/97, per i nerazzurri, è stata quella dei rimpianti. Partiti per contendere a Juve, Milan e Parma il campionato e puntare alle coppe, gli uomini di Hodgson si sono ritrovati con la bacheca dei titoli totalmente vuota. Terzi a debita distanza dai bianconeri di Lippi in Serie A, mentre nelle altre due competizioni la lotteria dei rigori ha sempre premiato gli avversari. Fuori dal Napoli in semifinale di Coppa Italia. Sconfitti in finale dagli outsider dello Schalke 04 in UEFA. Tutto questo con una rosa fatta di campioni quali Zamorano, Djorkaeff, Zanetti e Pagliuca. Qualcosa però, inutile nasconderlo, manca. Soprattutto davanti. Maurizio Ganz e Marco Branca sono buoni bomber, ma non di alto livello. Ci vorrebbe una punta veloce, capace di aprire le difese e creare i varchi per gli inserimenti dei centrocampisti. O, in alternativa, un vero e proprio Fenomeno. E, a quel punto, Massimo Moratti ha una idea. Folle, ma capace di cambiare le sorti della squadra, non solo per la prossima stagione, ma per il futuro a lungo termine del club. Il suo interesse si sposta in Spagna, per la precisione a Barcellona. Al Camp Nou, con la maglia numero 9 blaugrana, gioca un ventunenne brasiliano che ha letteralmente cambiato il calcio. É un mix spaventoso di classe, velocità, potenza e senso del gol. Un 9 e 10 combinati insieme. Si chiama Ronaldo e nel suo curriculum vanta già un campionato statale e una Coppa del Brasile con il Cruzeiro e una Coppa d'Olanda con il PSV. Ma, soprattutto, una media gol da far impallidire Sua Maestà Pelè. 44 gol in 47 gare con i blu di Belo Horizonte, 54 in 57 con i biancorossi olandesi. Inoltre, pur senza giocare, è Campione del Mondo con la sua nazionale, dove segna a ripetizione. La stagione che, però, lo consacra al calcio è proprio l’annata ’96-’97. Sotto la guida di Bobby Robson, il “Fenomeno”, come ormai tutti lo chiamano vince Copa del Rey e Coppa del Coppe (con rigore decisivo in finale), condendo la stagione con 47 reti in 49 match. Tra tutte, resta indimenticabile lo “slalom speciale” con cui manda al bar l’intera squadra del Compostela, per un gol che rimarrà storico. E, per non farsi mancare nulla, si presenta in formissima alla Copa America in Bolivia. Il Brasile di Zagallo è nella sua versione “joga bonito”. Molto più forte della squadra del 1994 e con l’unico obiettivo di schiacciare le rivali da qui fino al 12 luglio 1998, giorno della finale del mondiale francese, che sanno già di vincere. Ronaldo segna 5 reti in 6 partite, alza il trofeo e a quel punto è già da mesi l’uomo mercato per eccellenza. Lo vogliono tutti e Nunez, il presidente del Barcellona, si ritrova come nell’estate del 1984, quando cercò in tutti i modi di trattenere in Catalunya Diego Armando Maradona. A fine marzo, scoppia la bomba di mercato. “Repubblica” esce con il titolo “Ronaldo è già della Lazio”, raccontando di una indiscrezione di “Marca” che prevede un ingaggio doppio del team di Cragnotti rispetto all’attuale, oltre che a un aumento del budget pubblicitario della Cirio, sponsor dei biancocelesti. Cinque anni di contratto, il massimo possibile in Italia e una trattativa anche per cambiare sponsor tecnico. Da Umbro a Nike, che ha appena siglato con il Fenomeno un

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