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J-TACTICS - Vincitori e vinti (S03 E24)

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Il titolo della ventiquattresima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da:​​ “Vincitori e vinti”, (Judgment at Nuremberg) che è un film del 1961 diretto e prodotto da Stanley Kramer.
La pellicola tratta del terzo processo di Norimberga.
Norimberga 1948, un tribunale americano giudica quattro magistrati tedeschi accusati di aver applicato leggi palesemente inique, di avere consentito pratiche di sterilizzazione e di avere contribuito alla strage del popolo ebreo.
Sul banco degli accusati siedono un giurista, un inquisitore e due funzionari. Sullo scranno dei giudici stanno invece tre giuristi americani il cui presidente, Dan Haywood, interpretato da Spencer Tracy, ha amministrato la giustizia in una modesta città di provincia.
Le accuse contro i nazisti sono schiaccianti e sono suffragate da precise testimonianze.
Ma la politica mondiale attraversa un’ora critica e le autorità americane desidererebbero un giudizio non eccessivamente impopolare nei riguardi del popolo tedesco.
L’onesto presidente della giuria giudica secondo coscienza ed emette una severa e motivata, condanna.
Ernst Janning, uno dei giuristi condannati chiede di poter avere un colloquio in carcere con il presidente della giuria, ottenendolo.
Durante l’incontro Janning tiene ad affermare, a proposito degli orrori perpetrati dal Nazismo, che mai avrebbe immaginato, in profonda buona fede, che si potesse giungere a tali livelli di efferatezza e di crudeltà.
Al che Haywood risponde, con una breve, semplice frase che esprime in pieno il senso e la tragedia di tutto ciò che è avvenuto: Doveva capirlo la prima volta che condannò un uomo sapendolo innocente, e se ne va.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il delicato momento che sta attraversando la squadra bianconera e soprattutto mister Pirlo dopo l’inopinata e per certi versi sconcertante, per la qualità della prova offerta sul campo, sconfitta nel match contro il Benevento.
Proprio come il titolo della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, dopo la prova con i giallorossi sanniti in casa bianconera è giunta forse l’ora di dichiarare, in senso più ampio e generale, chi sono i “vincitori e i vinti”.
Una stagione tra alti e bassi, match affrontati a volte in modo disarmante e privi di un senso logico-tattico minimamente identificabile.
La doppia sfida di Champions League con i lusitani del Porto che ha sancito l’eliminazione agli ottavi di finale ha probabilmente tolto anche le residue certezze ad una squadra che forse “squadra” non è mai veramente stata ed a un allenatore, Andrea Pirlo, che oramai a detta dei più allenatore (ancora) non è.
Senza giri di parole è stata semplicemente una patetica Juventus, sconfitta da un Benevento in caduta libera e che non vinceva da ben 11 giornate.
Malinconicamente fuori dallo scudetto dopo nove anni di dominio, giusto l’epilogo contro una squadra non di prima qualità ma affamata come si deve, a differenza delle mollezze bianconere, un gruppo sfiduciato, senza idee, senza sangue, senza gioco.
Una sconfitta che ha dei responsabili chiari, i calciatori, tutti, partendo dallo sciagurato Arthur al resto della truppa sconclusionata e messa in campo in modo assurdo da Pirlo che ancora una volta, non ce ne voglia il maestro, palesa deficit nel leggere lo sviluppo di una partita.
Altro che vincerle tutte, il problema della Juventus di Pirlo se dovesse ripetere prestazioni come quella contro le streghe giallorosse è non perderne troppe.
Quella che doveva essere la partita con cui iniziare la rimonta sull’Inter sembra una partita di fine stagione di una squadra che non ha più niente da chiedere e pochissimo da dare. Superficialità e stanchezza producono imprecisione e follie.
In verità e per amor di cronaca ci sarebbe un rigore, (Foulon impedisce a Chiesa di avanzare in area cadendogli addosso) che l’arbitro Abisso misteriosamente non concede e neppure si scomoda a rivedere l’azione al Var ma per quanto clamoroso, l’errore del direttore di gara finisce per essere un dettaglio di cronaca di fronte alla prestazione terrificante degli uomini di Pirlo.
L’addio alla Champions League agli ottavi di finale e ora lo scudetto come un miraggio, nonché la clamorosa sconfitta in casa contro il Benevento, fanno in modo che anche la posizione del tecnico bresciano sia fortemente a rischio, confermato per l’immediato ma in bilico per il futuro.
Le parole del ds Fabio Paratici hanno rassicurato la posizione dell’allenatore ma basterà il quarto posto e l’eventuale conquista della Coppa Italia a tenere salda la panchina di Pirlo?
“Vinciamo e mettiamo pressione all’Inter”, aveva detto Pirlo alla vigilia.
Non solo la Juve si è arresa al Benevento (la prima squadra neopromossa a rimanere imbattuta contro i bianconeri in entrambi i match di uno stesso campionato dalla Sampdoria 2012/13), ma ha messo in mostra, come detto, tutti i suoi limiti: squadra senza un’idea precisa di gioco, senza identità, senza carattere.
L’erroraccio di Arthur non è il primo segnale della mancanza da parte della squadra della concentrazione e della cattiveria giuste per imporsi sugli avversari, un atteggiamento, questo, ritenuto inaccettabile dalla società.
“Noi dobbiamo cambiare la testa perché vestiamo una maglia importante, che va onorata”, le parole del mister nel post partita, puntando il dito sull’atteggiamento dei suoi giocatori.
Il tecnico continua a guardare sul lungo periodo e al suo progetto cominciato la scorsa estate su scommessa in prima persona del presidente Andrea Agnelli, che ha deciso di puntare su un tecnico alla prima esperienza in panchina.
“Il mio futuro? Ci sarà una società che deciderà, io continuo a lavorare giorno per giorno, partita dopo partita, per cercare di fare del mio meglio. Poi alla fine ognuno tirerà le somme”.
Non è escluso tuttavia che la società, nel caso la situazione precipiti ulteriormente, possa tirare le somme in anticipo sulla fine della stagione.
“Vincitori e vinti”, appunto come il capolavoro di Stanley Kramer, sul finire di questa disgraziata stagione per i bianconeri si può già forse intuire chi saranno e chi in qualità di vinto eventualmente siederà sul banco degli imputati.
Sarà nostro gradito ospite l’apprezzato giornalista per SkyTG24 e Il Foglio, Giuseppe Pastore, appassionato di sport e cinema.
Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live! ​ Ecco i link dei nostri social:
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La pellicola tratta del terzo processo di Norimberga.
Norimberga 1948, un tribunale americano giudica quattro magistrati tedeschi accusati di aver applicato leggi palesemente inique, di avere consentito pratiche di sterilizzazione e di avere contribuito alla strage del popolo ebreo.
Sul banco degli accusati siedono un giurista, un inquisitore e due funzionari. Sullo scranno dei giudici stanno invece tre giuristi americani il cui presidente, Dan Haywood, interpretato da Spencer Tracy, ha amministrato la giustizia in una modesta città di provincia.
Le accuse contro i nazisti sono schiaccianti e sono suffragate da precise testimonianze.
Ma la politica mondiale attraversa un’ora critica e le autorità americane desidererebbero un giudizio non eccessivamente impopolare nei riguardi del popolo tedesco.
L’onesto presidente della giuria giudica secondo coscienza ed emette una severa e motivata, condanna.
Ernst Janning, uno dei giuristi condannati chiede di poter avere un colloquio in carcere con il presidente della giuria, ottenendolo.
Durante l’incontro Janning tiene ad affermare, a proposito degli orrori perpetrati dal Nazismo, che mai avrebbe immaginato, in profonda buona fede, che si potesse giungere a tali livelli di efferatezza e di crudeltà.
Al che Haywood risponde, con una breve, semplice frase che esprime in pieno il senso e la tragedia di tutto ciò che è avvenuto: Doveva capirlo la prima volta che condannò un uomo sapendolo innocente, e se ne va.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il delicato momento che sta attraversando la squadra bianconera e soprattutto mister Pirlo dopo l’inopinata e per certi versi sconcertante, per la qualità della prova offerta sul campo, sconfitta nel match contro il Benevento.
Proprio come il titolo della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, dopo la prova con i giallorossi sanniti in casa bianconera è giunta forse l’ora di dichiarare, in senso più ampio e generale, chi sono i “vincitori e i vinti”.
Una stagione tra alti e bassi, match affrontati a volte in modo disarmante e privi di un senso logico-tattico minimamente identificabile.
La doppia sfida di Champions League con i lusitani del Porto che ha sancito l’eliminazione agli ottavi di finale ha probabilmente tolto anche le residue certezze ad una squadra che forse “squadra” non è mai veramente stata ed a un allenatore, Andrea Pirlo, che oramai a detta dei più allenatore (ancora) non è.
Senza giri di parole è stata semplicemente una patetica Juventus, sconfitta da un Benevento in caduta libera e che non vinceva da ben 11 giornate.
Malinconicamente fuori dallo scudetto dopo nove anni di dominio, giusto l’epilogo contro una squadra non di prima qualità ma affamata come si deve, a differenza delle mollezze bianconere, un gruppo sfiduciato, senza idee, senza sangue, senza gioco.
Una sconfitta che ha dei responsabili chiari, i calciatori, tutti, partendo dallo sciagurato Arthur al resto della truppa sconclusionata e messa in campo in modo assurdo da Pirlo che ancora una volta, non ce ne voglia il maestro, palesa deficit nel leggere lo sviluppo di una partita.
Altro che vincerle tutte, il problema della Juventus di Pirlo se dovesse ripetere prestazioni come quella contro le streghe giallorosse è non perderne troppe.
Quella che doveva essere la partita con cui iniziare la rimonta sull’Inter sembra una partita di fine stagione di una squadra che non ha più niente da chiedere e pochissimo da dare. Superficialità e stanchezza producono imprecisione e follie.
In verità e per amor di cronaca ci sarebbe un rigore, (Foulon impedisce a Chiesa di avanzare in area cadendogli addosso) che l’arbitro Abisso misteriosamente non concede e neppure si scomoda a rivedere l’azione al Var ma per quanto clamoroso, l’errore del direttore di gara finisce per essere un dettaglio di cronaca di fronte alla prestazione terrificante degli uomini di Pirlo.
L’addio alla Champions League agli ottavi di finale e ora lo scudetto come un miraggio, nonché la clamorosa sconfitta in casa contro il Benevento, fanno in modo che anche la posizione del tecnico bresciano sia fortemente a rischio, confermato per l’immediato ma in bilico per il futuro.
Le parole del ds Fabio Paratici hanno rassicurato la posizione dell’allenatore ma basterà il quarto posto e l’eventuale conquista della Coppa Italia a tenere salda la panchina di Pirlo?
“Vinciamo e mettiamo pressione all’Inter”, aveva detto Pirlo alla vigilia.
Non solo la Juve si è arresa al Benevento (la prima squadra neopromossa a rimanere imbattuta contro i bianconeri in entrambi i match di uno stesso campionato dalla Sampdoria 2012/13), ma ha messo in mostra, come detto, tutti i suoi limiti: squadra senza un’idea precisa di gioco, senza identità, senza carattere.
L’erroraccio di Arthur non è il primo segnale della mancanza da parte della squadra della concentrazione e della cattiveria giuste per imporsi sugli avversari, un atteggiamento, questo, ritenuto inaccettabile dalla società.
“Noi dobbiamo cambiare la testa perché vestiamo una maglia importante, che va onorata”, le parole del mister nel post partita, puntando il dito sull’atteggiamento dei suoi giocatori.
Il tecnico continua a guardare sul lungo periodo e al suo progetto cominciato la scorsa estate su scommessa in prima persona del presidente Andrea Agnelli, che ha deciso di puntare su un tecnico alla prima esperienza in panchina.
“Il mio futuro? Ci sarà una società che deciderà, io continuo a lavorare giorno per giorno, partita dopo partita, per cercare di fare del mio meglio. Poi alla fine ognuno tirerà le somme”.
Non è escluso tuttavia che la società, nel caso la situazione precipiti ulteriormente, possa tirare le somme in anticipo sulla fine della stagione.
“Vincitori e vinti”, appunto come il capolavoro di Stanley Kramer, sul finire di questa disgraziata stagione per i bianconeri si può già forse intuire chi saranno e chi in qualità di vinto eventualmente siederà sul banco degli imputati.
Sarà nostro gradito ospite l’apprezzato giornalista per SkyTG24 e Il Foglio, Giuseppe Pastore, appassionato di sport e cinema.
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