Il podcast di DiWineTaste, alla scoperta dell'affascinante mondo del vino, della degustazione sensoriale, delle uve, la storia e i territori che rendono unica la bevanda di Bacco. Condotto da Antonello Biancalana.
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Nicola Verderame "Alla follia" Suat Dervis
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Nicola Verderame
"Alla follia"
Suat Dervis
Crocetti Editore
www.crocettieditore.it
Traduzione a cura di Nicola Verderame.
Istanbul, anni Quaranta: Celile è una trentacinquenne sposata da dieci anni con Ahmet, ambizioso imprenditore che ancora non si è affermato ma che vorrebbe speculare sull’economia di guerra. Celile è nata in una famiglia di alti funzionari ottomani, ormai decaduti, ed è cresciuta in uno yali, uno di quegli eleganti ma fatiscenti palazzi sulle rive del Bosforo. Ahmet le fa conoscere il milionario Muhsin e tra i due scoppia la passione. Divisa tra due uomini che vogliono possederla, Celile tenta di vivere una vita fedele a sé stessa, amaramente consapevole dei limiti che le vengono imposti come donna. “Alla follia” segna l’esordio in lingua italiana della scrittrice e attivista femminista Suat Derviş. La sua rappresentazione sensibile e sorprendentemente moderna di una storia d’amore è una critica pungente alle convenzioni del patriarcato.
Suat Derviş nacque a Istanbul nel 1903. Ricevette un’istruzione privata e a fine anni Venti si trasferì in Germania per studiare alla facoltà di Letteratura dell’Università di Berlino. Parallelamente lavorò come giornalista per alcuni quotidiani tedeschi e pubblicò il suo primo romanzo nel 1920. Rientrata in Turchia nel 1932, continuò l’attività giornalistica ed entrò a far parte del movimento femminista. Si sposò quattro volte, l’ultima delle quali con Reşat Fuat Baraner, leader del Partito Comunista Turco (TKP). Nel 1944 fu arrestata insieme al marito per la sua attività politica e fu rilasciata otto mesi più tardi. Per sopravvivere pubblicò articoli e racconti sotto pseudonimo, finché nel 1953 decise di fuggire a Parigi, dove visse fino al 1961. Al ritorno in Turchia si dedicò all’attività di romanziera, oltre a essere tra le fondatrici dell’Unione delle Donne Rivoluzionarie (Devrimci Kadınlar Birliği), nel 1970. Personalità ribelle e anticonformista, Suat Derviş morì a Istanbul nel 1972, lasciando una importante eredità letteraria oggetto di una recente riscoperta.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Suat Dervis
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Istanbul, anni Quaranta: Celile è una trentacinquenne sposata da dieci anni con Ahmet, ambizioso imprenditore che ancora non si è affermato ma che vorrebbe speculare sull’economia di guerra. Celile è nata in una famiglia di alti funzionari ottomani, ormai decaduti, ed è cresciuta in uno yali, uno di quegli eleganti ma fatiscenti palazzi sulle rive del Bosforo. Ahmet le fa conoscere il milionario Muhsin e tra i due scoppia la passione. Divisa tra due uomini che vogliono possederla, Celile tenta di vivere una vita fedele a sé stessa, amaramente consapevole dei limiti che le vengono imposti come donna. “Alla follia” segna l’esordio in lingua italiana della scrittrice e attivista femminista Suat Derviş. La sua rappresentazione sensibile e sorprendentemente moderna di una storia d’amore è una critica pungente alle convenzioni del patriarcato.
Suat Derviş nacque a Istanbul nel 1903. Ricevette un’istruzione privata e a fine anni Venti si trasferì in Germania per studiare alla facoltà di Letteratura dell’Università di Berlino. Parallelamente lavorò come giornalista per alcuni quotidiani tedeschi e pubblicò il suo primo romanzo nel 1920. Rientrata in Turchia nel 1932, continuò l’attività giornalistica ed entrò a far parte del movimento femminista. Si sposò quattro volte, l’ultima delle quali con Reşat Fuat Baraner, leader del Partito Comunista Turco (TKP). Nel 1944 fu arrestata insieme al marito per la sua attività politica e fu rilasciata otto mesi più tardi. Per sopravvivere pubblicò articoli e racconti sotto pseudonimo, finché nel 1953 decise di fuggire a Parigi, dove visse fino al 1961. Al ritorno in Turchia si dedicò all’attività di romanziera, oltre a essere tra le fondatrici dell’Unione delle Donne Rivoluzionarie (Devrimci Kadınlar Birliği), nel 1970. Personalità ribelle e anticonformista, Suat Derviş morì a Istanbul nel 1972, lasciando una importante eredità letteraria oggetto di una recente riscoperta.
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Istanbul, anni Quaranta: Celile è una trentacinquenne sposata da dieci anni con Ahmet, ambizioso imprenditore che ancora non si è affermato ma che vorrebbe speculare sull’economia di guerra. Celile è nata in una famiglia di alti funzionari ottomani, ormai decaduti, ed è cresciuta in uno yali, uno di quegli eleganti ma fatiscenti palazzi sulle rive del Bosforo. Ahmet le fa conoscere il milionario Muhsin e tra i due scoppia la passione. Divisa tra due uomini che vogliono possederla, Celile tenta di vivere una vita fedele a sé stessa, amaramente consapevole dei limiti che le vengono imposti come donna. “Alla follia” segna l’esordio in lingua italiana della scrittrice e attivista femminista Suat Derviş. La sua rappresentazione sensibile e sorprendentemente moderna di una storia d’amore è una critica pungente alle convenzioni del patriarcato.
Suat Derviş nacque a Istanbul nel 1903. Ricevette un’istruzione privata e a fine anni Venti si trasferì in Germania per studiare alla facoltà di Letteratura dell’Università di Berlino. Parallelamente lavorò come giornalista per alcuni quotidiani tedeschi e pubblicò il suo primo romanzo nel 1920. Rientrata in Turchia nel 1932, continuò l’attività giornalistica ed entrò a far parte del movimento femminista. Si sposò quattro volte, l’ultima delle quali con Reşat Fuat Baraner, leader del Partito Comunista Turco (TKP). Nel 1944 fu arrestata insieme al marito per la sua attività politica e fu rilasciata otto mesi più tardi. Per sopravvivere pubblicò articoli e racconti sotto pseudonimo, finché nel 1953 decise di fuggire a Parigi, dove visse fino al 1961. Al ritorno in Turchia si dedicò all’attività di romanziera, oltre a essere tra le fondatrici dell’Unione delle Donne Rivoluzionarie (Devrimci Kadınlar Birliği), nel 1970. Personalità ribelle e anticonformista, Suat Derviş morì a Istanbul nel 1972, lasciando una importante eredità letteraria oggetto di una recente riscoperta.
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Suat Derviş nacque a Istanbul nel 1903. Ricevette un’istruzione privata e a fine anni Venti si trasferì in Germania per studiare alla facoltà di Letteratura dell’Università di Berlino. Parallelamente lavorò come giornalista per alcuni quotidiani tedeschi e pubblicò il suo primo romanzo nel 1920. Rientrata in Turchia nel 1932, continuò l’attività giornalistica ed entrò a far parte del movimento femminista. Si sposò quattro volte, l’ultima delle quali con Reşat Fuat Baraner, leader del Partito Comunista Turco (TKP). Nel 1944 fu arrestata insieme al marito per la sua attività politica e fu rilasciata otto mesi più tardi. Per sopravvivere pubblicò articoli e racconti sotto pseudonimo, finché nel 1953 decise di fuggire a Parigi, dove visse fino al 1961. Al ritorno in Turchia si dedicò all’attività di romanziera, oltre a essere tra le fondatrici dell’Unione delle Donne Rivoluzionarie (Devrimci Kadınlar Birliği), nel 1970. Personalità ribelle e anticonformista, Suat Derviş morì a Istanbul nel 1972, lasciando una importante eredità letteraria oggetto di una recente riscoperta.
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