Artwork

Contenuto fornito da Cronache di spogliatoio. Tutti i contenuti dei podcast, inclusi episodi, grafica e descrizioni dei podcast, vengono caricati e forniti direttamente da Cronache di spogliatoio o dal partner della piattaforma podcast. Se ritieni che qualcuno stia utilizzando la tua opera protetta da copyright senza la tua autorizzazione, puoi seguire la procedura descritta qui https://it.player.fm/legal.
Player FM - App Podcast
Vai offline con l'app Player FM !

Gabriel Omar BATISTUTA ||| La storia del RE LEONE

54:32
 
Condividi
 

Manage episode 379559525 series 2939597
Contenuto fornito da Cronache di spogliatoio. Tutti i contenuti dei podcast, inclusi episodi, grafica e descrizioni dei podcast, vengono caricati e forniti direttamente da Cronache di spogliatoio o dal partner della piattaforma podcast. Se ritieni che qualcuno stia utilizzando la tua opera protetta da copyright senza la tua autorizzazione, puoi seguire la procedura descritta qui https://it.player.fm/legal.

Quando raccontiamo le storie dei grandi campioni, quando cerchiamo di riannodare il filo

delle loro imprese, ci focalizziamo spesso sui gesti tecnici. Sul colpo a effetto, sul numero,

sulla giocata che cattura l’attenzione quando meno ce l’aspettiamo. Facciamo

inconsapevolmente passare in secondo piano un aspetto che invece è fondamentale per

tutto questo: il corpo. Per ogni gesto tecnico che vediamo, dietro c’è un corpo che deve

non solo assecondarlo, ma proprio plasmarlo. Non è solo questione di mente, di intuito,

della capacità di leggere in anticipo ciò che sta per accadere. C’è anche un corpo da far

funzionare: la giusta coordinazione, lo scatto, il modo di arrivare con i piedi e le gambe sul

pallone prima di calciarlo in rete. E sono corpi, quelli dei calciatori, che vengono martoriati

dallo sforzo. Una fatica che si protrae per anni, una fatica diversa da quella che siamo

abituati a riconoscere in maniera naturale: non è lo sforzo di una persona qualunque che

si alza presto per andare a lavorare i campi, un tipo di pressione che riscontriamo in modo

immediato, che facciamo nostra per empatia, che ci è familiare. Un pensiero comune è

che quelli sono milionari, che è giusto che fatichino ed è ancor più giusto che non si

lamentino. La verità è che i calciatori, come tanti altri sportivi, portano il loro corpo a un

grado di esasperazione talvolta irreversibile. Ogni scatto, ogni conclusione, ogni colpo di

testa, fa alzare l’asticella dell’usura. E poi ci sono i casi estremi, quelli dei calciatori che,

per un motivo o per un altro, finiscono per avere ripercussioni sulla loro vita dopo il calcio.

È il caso di due meravigliosi centravanti che hanno attraversato gli anni Novanta: nel

momento in cui uno dei due iniziava a vivere il momento più difficile, quello che lo avrebbe

poi portato a lasciare prematuramente il calcio, l’altro sbocciava, meraviglioso, bellissimo.

Pur di rinunciare al dolore alla caviglia, pur di riuscire ad avere una vita normale, Marco

Van Basten un giorno decise – sbagliando tragicamente - di farsela bloccare, di rinunciare

alla piena mobilità. Era, secondo lui, il prezzo da pagare per tutti quei tacchetti che

gliel’avevano martoriata. Ma oggi non è di lui che vi voglio parlare, ne del fatto che le cose

per Van Basten sarebbero forse potute andare diversamente, o forse no...Vi parlo di un

uomo che ha legato la propria carriera a un certo tipo di irruenza fisica, un impatto

primordiale con gli avversari e con il pallone, inteso come oggetto da calciare con tutta la

forza che aveva in corpo. E che si è ritrovato, una volta lontano dai riflettori, a dover fare i

conti con delle cartilagini ormai svanite, con il rumore delle ossa che si toccano, con i

dolori allucinanti che tutto questo comporta. Quello tra Gabriel Omar Batistuta e il calcio

non è mai stato un rapporto di amore. È stato un centravanti di mestiere, perché così ha

interpretato lo sport: una professione da onorare, dando in cambio tutto quello che aveva,

cartilagini comprese. E per quella magia che avvolge il mondo del calcio, in cambio ha

ricevuto puro amore.

  continue reading

91 episodi

Artwork
iconCondividi
 
Manage episode 379559525 series 2939597
Contenuto fornito da Cronache di spogliatoio. Tutti i contenuti dei podcast, inclusi episodi, grafica e descrizioni dei podcast, vengono caricati e forniti direttamente da Cronache di spogliatoio o dal partner della piattaforma podcast. Se ritieni che qualcuno stia utilizzando la tua opera protetta da copyright senza la tua autorizzazione, puoi seguire la procedura descritta qui https://it.player.fm/legal.

Quando raccontiamo le storie dei grandi campioni, quando cerchiamo di riannodare il filo

delle loro imprese, ci focalizziamo spesso sui gesti tecnici. Sul colpo a effetto, sul numero,

sulla giocata che cattura l’attenzione quando meno ce l’aspettiamo. Facciamo

inconsapevolmente passare in secondo piano un aspetto che invece è fondamentale per

tutto questo: il corpo. Per ogni gesto tecnico che vediamo, dietro c’è un corpo che deve

non solo assecondarlo, ma proprio plasmarlo. Non è solo questione di mente, di intuito,

della capacità di leggere in anticipo ciò che sta per accadere. C’è anche un corpo da far

funzionare: la giusta coordinazione, lo scatto, il modo di arrivare con i piedi e le gambe sul

pallone prima di calciarlo in rete. E sono corpi, quelli dei calciatori, che vengono martoriati

dallo sforzo. Una fatica che si protrae per anni, una fatica diversa da quella che siamo

abituati a riconoscere in maniera naturale: non è lo sforzo di una persona qualunque che

si alza presto per andare a lavorare i campi, un tipo di pressione che riscontriamo in modo

immediato, che facciamo nostra per empatia, che ci è familiare. Un pensiero comune è

che quelli sono milionari, che è giusto che fatichino ed è ancor più giusto che non si

lamentino. La verità è che i calciatori, come tanti altri sportivi, portano il loro corpo a un

grado di esasperazione talvolta irreversibile. Ogni scatto, ogni conclusione, ogni colpo di

testa, fa alzare l’asticella dell’usura. E poi ci sono i casi estremi, quelli dei calciatori che,

per un motivo o per un altro, finiscono per avere ripercussioni sulla loro vita dopo il calcio.

È il caso di due meravigliosi centravanti che hanno attraversato gli anni Novanta: nel

momento in cui uno dei due iniziava a vivere il momento più difficile, quello che lo avrebbe

poi portato a lasciare prematuramente il calcio, l’altro sbocciava, meraviglioso, bellissimo.

Pur di rinunciare al dolore alla caviglia, pur di riuscire ad avere una vita normale, Marco

Van Basten un giorno decise – sbagliando tragicamente - di farsela bloccare, di rinunciare

alla piena mobilità. Era, secondo lui, il prezzo da pagare per tutti quei tacchetti che

gliel’avevano martoriata. Ma oggi non è di lui che vi voglio parlare, ne del fatto che le cose

per Van Basten sarebbero forse potute andare diversamente, o forse no...Vi parlo di un

uomo che ha legato la propria carriera a un certo tipo di irruenza fisica, un impatto

primordiale con gli avversari e con il pallone, inteso come oggetto da calciare con tutta la

forza che aveva in corpo. E che si è ritrovato, una volta lontano dai riflettori, a dover fare i

conti con delle cartilagini ormai svanite, con il rumore delle ossa che si toccano, con i

dolori allucinanti che tutto questo comporta. Quello tra Gabriel Omar Batistuta e il calcio

non è mai stato un rapporto di amore. È stato un centravanti di mestiere, perché così ha

interpretato lo sport: una professione da onorare, dando in cambio tutto quello che aveva,

cartilagini comprese. E per quella magia che avvolge il mondo del calcio, in cambio ha

ricevuto puro amore.

  continue reading

91 episodi

Tutti gli episodi

×
 
Loading …

Benvenuto su Player FM!

Player FM ricerca sul web podcast di alta qualità che tu possa goderti adesso. È la migliore app di podcast e funziona su Android, iPhone e web. Registrati per sincronizzare le iscrizioni su tutti i tuoi dispositivi.

 

Guida rapida