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Investimenti: attivi vs passivi - EPT #53

29:09
 
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Ci siamo lasciati, una settimana fa, quasi cullati dal racconto del nostro amico Massimo Scolari. Un ritratto della figura, del ruolo e del futuro del consulente finanziario che ha riscosso parecchio successo, sancito dal flusso di ulteriori quesiti e curiosità che abbiamo registrato.
Tranquilli: Massimo è già opzionato per tornare a farci visita.
Nel frattempo, abbiamo pensato che l’ideale sequel del racconto di Massimo consistesse nell’andare a sbirciare nel negozio del consulente finanziario: cosa c’è in vendita sugli scaffali di questo professionista?
Che genere di prodotti finanziari arrivano alla clientela retail, gli investitori di base che transitano attraverso il canale degli sportelli bancari?
Chi sono i gestori che confezionano e aggiornano quotidianamente la composizione di tali prodotti?
La conversazione inclinata di questa settimana muove quindi dalla filiera di intermediari che consentono l’approdo degli investitori ai mercati finanziari: il consulente, appunto, ed il gestore di fondi, professione quest’ultima con la quale, by the way, qualcuno qui in redazione ha, eufemisticamente parlando, una certa familiarità.
Ma al centro della nostra chiacchierata ci sono loro, i prodotti. Su tutti, lo strumento finanziario che più di ogni altro incarna il concetto stesso di risparmio gestito, quello che ha reso di massa l’accesso ai mercati, quello che traghettato l’italico Bot people nel mare aperto della diversificazione e della volatilità: il fondo di investimento.
Se qualche quota di un fondo alla fine è nel portafoglio di quasi tutti, ci siamo detti, ecco una manifestazione tangibile di economia, rectius di finanza per tutti della quale ci dobbiamo necessariamente occupare.
Ma si fa presto a dire fondo.

I prodotti attivi garantiscono il funzionamento del mercato, mentre quelli passivi stanno via via prendendo spazio, e rappresentano ormai la scelta più frequente, visto che raccolgono oltre il 50% dei flussi.

Affidarsi alle strategie, che possono ovviamente rivelarsi azzeccate o meno, di team di gestori che giorno per giorno decidono e dosano quali titoli, come gli ingredienti di una ricetta, debbano andare a comporre il fondo oppure rimettersi a fondi passivi la cui composizione replica pedissequamente quella di un indice di mercato, senza spazio per il ruolo del gestore e quindi per le categorie di giusto o sbagliato?
Fondi aperti, con capitale e numero di quote suscettibili di variazioni, o fondi chiusi a capitale predefinito, nei quali si può entrare o uscire solo a condizione di trovare un corrispondente venditore o compratore di quote?
Fondi tradizionali, per i quali il valore della quota viene fissato solo una volta al giorno e al termine delle trattazioni, oppure Etf, fondi quotati e scambiati sul mercato cosicché in ogni momento possono essere oggetto di compravendita?
Ancora: da dove origina e quali effetti distorsivi produce il fatto che, sul mercato dei fondi, sia l’offerta, in misura davvero anomala, a determinare, condizionare e incanalare la domanda?
Quanto costano i fondi, quali soggetti della filiera produttiva e distributiva ne traggono guadagno e quanto è trasparente la composizione dei costi che l’investitore deve affrontare?

Tutto quello che avreste voluto sapere sui fondi di investimento, ma non avete mai osato chiedere, compreso che cosa sia il “rischio idiosincratico”.

web: http://www.PianoInclinato.it

email: redazione@pianoinclinato.it

Newsletter EPT: https://tinyletter.com/PianoInclinato

Sigla by K. MacLeod https://incompetech.filmmusic.io/song/4450-sweeter-vermouth Lic.: http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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Tranquilli: Massimo è già opzionato per tornare a farci visita.
Nel frattempo, abbiamo pensato che l’ideale sequel del racconto di Massimo consistesse nell’andare a sbirciare nel negozio del consulente finanziario: cosa c’è in vendita sugli scaffali di questo professionista?
Che genere di prodotti finanziari arrivano alla clientela retail, gli investitori di base che transitano attraverso il canale degli sportelli bancari?
Chi sono i gestori che confezionano e aggiornano quotidianamente la composizione di tali prodotti?
La conversazione inclinata di questa settimana muove quindi dalla filiera di intermediari che consentono l’approdo degli investitori ai mercati finanziari: il consulente, appunto, ed il gestore di fondi, professione quest’ultima con la quale, by the way, qualcuno qui in redazione ha, eufemisticamente parlando, una certa familiarità.
Ma al centro della nostra chiacchierata ci sono loro, i prodotti. Su tutti, lo strumento finanziario che più di ogni altro incarna il concetto stesso di risparmio gestito, quello che ha reso di massa l’accesso ai mercati, quello che traghettato l’italico Bot people nel mare aperto della diversificazione e della volatilità: il fondo di investimento.
Se qualche quota di un fondo alla fine è nel portafoglio di quasi tutti, ci siamo detti, ecco una manifestazione tangibile di economia, rectius di finanza per tutti della quale ci dobbiamo necessariamente occupare.
Ma si fa presto a dire fondo.

I prodotti attivi garantiscono il funzionamento del mercato, mentre quelli passivi stanno via via prendendo spazio, e rappresentano ormai la scelta più frequente, visto che raccolgono oltre il 50% dei flussi.

Affidarsi alle strategie, che possono ovviamente rivelarsi azzeccate o meno, di team di gestori che giorno per giorno decidono e dosano quali titoli, come gli ingredienti di una ricetta, debbano andare a comporre il fondo oppure rimettersi a fondi passivi la cui composizione replica pedissequamente quella di un indice di mercato, senza spazio per il ruolo del gestore e quindi per le categorie di giusto o sbagliato?
Fondi aperti, con capitale e numero di quote suscettibili di variazioni, o fondi chiusi a capitale predefinito, nei quali si può entrare o uscire solo a condizione di trovare un corrispondente venditore o compratore di quote?
Fondi tradizionali, per i quali il valore della quota viene fissato solo una volta al giorno e al termine delle trattazioni, oppure Etf, fondi quotati e scambiati sul mercato cosicché in ogni momento possono essere oggetto di compravendita?
Ancora: da dove origina e quali effetti distorsivi produce il fatto che, sul mercato dei fondi, sia l’offerta, in misura davvero anomala, a determinare, condizionare e incanalare la domanda?
Quanto costano i fondi, quali soggetti della filiera produttiva e distributiva ne traggono guadagno e quanto è trasparente la composizione dei costi che l’investitore deve affrontare?

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