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Elogio della mezza bottiglia (Reloaded)

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“Elogio della mezza bottiglia” è il titolo di un post che ho scritto su Vinix a febbraio del 2011, questa estate mi sono trovato a fare più o meno le stesse considerazioni e quindi – prendendo in prestito ad Angelo Peretti il suo “Reloaded” per alcuni pezzi di The Internet Gourmet – mi è sembrato utile riproporle. O rivederle in alcuni passaggi.

Tutto nasce da una domenica di quelle in cui, senza figli o impegni particolari (all’epoca) si poteva addirittura andare a seguire le amiche pallavoliste in trasferta. Sabaudia, posto di mare, a gennaio non è che sia proprio il regno della movida, ma il ristorante era comunque di ottimo livello.

Nel post scrivevo:

Il pranzo vero e proprio sarà oggetto di recensione ristorante a breve (il posto merita) ma intanto parto con il mio elogio. La signora non si è sperticata a spiegare quante “mezze” avesse, anzi ha fatto solo la differenza tra pinot grigio (di chi?) e “vino locale”. Non avendo una grande voglia di bere o degustare ci siamo buttati sul “vino locale” che non era un “vino della casa” ma un Satrico di Casale del Giglio (proveniente quindi da un territorio “locale” in quanto molto vicino). L’azienda tra l’altro nel suo sito non sponsorizza il formato, anzi non ne dà affatto conto mi pare e forse è un peccato. Al di là della degustazione di un vino, comunque buono che ha accompagnato bene il menù di pesce, voglio soffermarmi sul piacere di ordinare una bottiglia, berla tutta in due e accompagnare alla piacevolezza del pranzo completo la sensazione di non rischiare multa salata e soprattutto ritiro della patente… Insomma, tra le tante alternative che ha il mondo del vino a disposizione per ripartire, io non disdegnerei la mezza bottiglia, anzi la elogio! Si pongono una serie di problemi di ricarichi (a noi è andata benino tutto sommato) e di logistica, ma certo anche il poter ordinare in due qualcosa che sta sotto i 10 euro senza quindi appesantire troppo il conto finale potrebbe essere un bel vantaggio. Io l’ho buttata lì, chissà che qualcun’altro non mi segua nell’elogio?

Non mi pare che altri mi abbiano seguito, sarà solo una mia sensazione quella che – se si è in due – la mezza bottiglia è il formato ideale? Soprattutto per evitare di buttarsi sul “vino della casa” in quartini, spesso alla spina e quasi sempre di scarsa qualità. Ovviamente dove non è presente un buon servizio al bicchiere (ovvero la quasi totalità dei ristoranti di fascia media).

Ecco, lo stesso ragionamento – come dicevo in apertura – l’ho fatto questa estate. Cena di pesce sul lungomare, questa volta con due figli al seguito (il tempo passa) e come mezzo di locomozione la bicicletta (con seggiolino per il secondogenito). Insomma una situazione nella quale una bottiglia sarebbe stata decisamente troppa, il vino alla spina avrei voluto evitarlo e così, quando il cameriere mi ha proposto la mezza bottiglia di Castore della Cincinnato ho detto subito sì. Tra l’altro è uno dei miei bianchi leggeri preferiti, uve bellone in purezza delle colline di Cori, fresco e immediato, molto piacevole. Servito ben freddo nonostante fossimo in una pescheria/friggitoria, quindi con servizio molto spartano, e goduto dalla prima all’ultima goccia, senza paura di sbandare alla guida della due ruote e riportando sano e salvo anche il passeggero appena treenne.

Insomma, confermo l’elogio della mezza bottiglia. Tra le tante soluzioni per incentivare il consumo di vino fuori casa mi sembra quella meno complicata da realizzare e dai risultati potenzialmente interessanti. La più “facile” soprattutto in contesti dove il vino al calice, che sarebbe ovviamente la scelta perfetta, non è praticabile per scarse richieste e comunque con offerte troppo limitate per i clienti e troppo costose per il locale. Certo oggi c’è il Coravin, ma anche lì parliamo di soluzioni costose per vini magari non così importanti…

Altro aspetto che mi ha fatto felice, e sul quale voglio ragionare, è che in entrambe le occasioni si trattava di aziende locali (e già sento gli strali di qualcuno per il vino “industriale” ecc.), il che significa che forse può essere un modo per le cantine di farsi conoscere ancora di più nel proprio territorio, sfruttando la logistica agevolata dalle distanze per offrire, al ristoratore e ai suoi clienti, una referenza in più.

Vi aspetto per brindare con la prossima mezza bottiglia e se avete idee, critiche o esperienze da raccontare… fatemelo sapere!

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Tutto nasce da una domenica di quelle in cui, senza figli o impegni particolari (all’epoca) si poteva addirittura andare a seguire le amiche pallavoliste in trasferta. Sabaudia, posto di mare, a gennaio non è che sia proprio il regno della movida, ma il ristorante era comunque di ottimo livello.

Nel post scrivevo:

Il pranzo vero e proprio sarà oggetto di recensione ristorante a breve (il posto merita) ma intanto parto con il mio elogio. La signora non si è sperticata a spiegare quante “mezze” avesse, anzi ha fatto solo la differenza tra pinot grigio (di chi?) e “vino locale”. Non avendo una grande voglia di bere o degustare ci siamo buttati sul “vino locale” che non era un “vino della casa” ma un Satrico di Casale del Giglio (proveniente quindi da un territorio “locale” in quanto molto vicino). L’azienda tra l’altro nel suo sito non sponsorizza il formato, anzi non ne dà affatto conto mi pare e forse è un peccato. Al di là della degustazione di un vino, comunque buono che ha accompagnato bene il menù di pesce, voglio soffermarmi sul piacere di ordinare una bottiglia, berla tutta in due e accompagnare alla piacevolezza del pranzo completo la sensazione di non rischiare multa salata e soprattutto ritiro della patente… Insomma, tra le tante alternative che ha il mondo del vino a disposizione per ripartire, io non disdegnerei la mezza bottiglia, anzi la elogio! Si pongono una serie di problemi di ricarichi (a noi è andata benino tutto sommato) e di logistica, ma certo anche il poter ordinare in due qualcosa che sta sotto i 10 euro senza quindi appesantire troppo il conto finale potrebbe essere un bel vantaggio. Io l’ho buttata lì, chissà che qualcun’altro non mi segua nell’elogio?

Non mi pare che altri mi abbiano seguito, sarà solo una mia sensazione quella che – se si è in due – la mezza bottiglia è il formato ideale? Soprattutto per evitare di buttarsi sul “vino della casa” in quartini, spesso alla spina e quasi sempre di scarsa qualità. Ovviamente dove non è presente un buon servizio al bicchiere (ovvero la quasi totalità dei ristoranti di fascia media).

Ecco, lo stesso ragionamento – come dicevo in apertura – l’ho fatto questa estate. Cena di pesce sul lungomare, questa volta con due figli al seguito (il tempo passa) e come mezzo di locomozione la bicicletta (con seggiolino per il secondogenito). Insomma una situazione nella quale una bottiglia sarebbe stata decisamente troppa, il vino alla spina avrei voluto evitarlo e così, quando il cameriere mi ha proposto la mezza bottiglia di Castore della Cincinnato ho detto subito sì. Tra l’altro è uno dei miei bianchi leggeri preferiti, uve bellone in purezza delle colline di Cori, fresco e immediato, molto piacevole. Servito ben freddo nonostante fossimo in una pescheria/friggitoria, quindi con servizio molto spartano, e goduto dalla prima all’ultima goccia, senza paura di sbandare alla guida della due ruote e riportando sano e salvo anche il passeggero appena treenne.

Insomma, confermo l’elogio della mezza bottiglia. Tra le tante soluzioni per incentivare il consumo di vino fuori casa mi sembra quella meno complicata da realizzare e dai risultati potenzialmente interessanti. La più “facile” soprattutto in contesti dove il vino al calice, che sarebbe ovviamente la scelta perfetta, non è praticabile per scarse richieste e comunque con offerte troppo limitate per i clienti e troppo costose per il locale. Certo oggi c’è il Coravin, ma anche lì parliamo di soluzioni costose per vini magari non così importanti…

Altro aspetto che mi ha fatto felice, e sul quale voglio ragionare, è che in entrambe le occasioni si trattava di aziende locali (e già sento gli strali di qualcuno per il vino “industriale” ecc.), il che significa che forse può essere un modo per le cantine di farsi conoscere ancora di più nel proprio territorio, sfruttando la logistica agevolata dalle distanze per offrire, al ristoratore e ai suoi clienti, una referenza in più.

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