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Intifada degli aquiloni

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Benvenuti, oggi e venerdì 18 giugno 2021, io sono Roberto e questo è “Indizi di futuro” il podcast che indaga il presente per immaginare come sarà il domani. Ogni mattina alcune notizie apparse sui principali quotidiani, si trasformano in una scintilla che accende un faro sul divenire della nostra società. A volta è proprio la mancanza del necessario che fa aguzzare l’ingegno, perché non è poi così difficile vivere senza una auto sportiva da 300 000 euro parcheggiata nel garage di casa, mentre se hai fame, e non c’è cibo a portata di mano, o in qualche altro modo reperibile, be allora diventa difficile resistere, così come quando arriva un drone sopra la tua testa, e tu non sai come ricambiare l’attacco. In questi casi il cervello si adopera a cercare un’idea, e spesso la trova. Così in Palestina è nata l’intifada degli aquiloni. In lingua araba vengono chiamati “Zenana”, una parola che vuole dire tante cose, ma in questo caso il significato che gli si attribuisce è: “riservato alle donne”, e si riferisce a quel luogo della casa frequentato dalle donne, da dove proviene quel chiacchiericcio tipico di persone che parlano con gioia, di chiacchiere, e che da una certa distanza può assomigliare a un ronzio. Ecco il perché questo è il nome in arabo che si da ai droni, per quel rumore indistinto, quel ronzio che emettono nell’aria. Per altro una pessima similitudine, perché se le donne generano la vita, e se le chiacchiere fanno venire in mente un immagine gioiosa, i droni, in quei luoghi, la vita la spengono. Stiamo parlando della “Striscia di Gaza”, dove questi aggeggi volanti, portano la morte in tanti diversi modi. Possono essere utilizzati per disperdere una manifestazione, utilizzando gas lacrimogeni, possono riprendere la folla, e così identificarla per successive rappresaglie, possono lanciare ordigni, arrivano a trasportare centinaia di chilogrammi, oppure fare missioni mirate, chirurgiche, con lo scopo di uccidere una sola persona. Ad ogni modo le mie prime parole riguardavano i mille modi in cui la necessità aguzza l’ingegno, così i palestinesi, privi di grandi risorse economiche hanno iniziato ad usare gli aquiloni. Spinti dalla guerra che proveniva dal cielo, hanno studiato come anche loro utilizzare un’arma che potesse muoversi lassù, e l’hanno trovata negli aquiloni. Il principio è semplicissimo, si costruisce un aquilone, se possibile con plastica trasparente, in modo che sia meno visibile da lontano, gli si lega uno straccio imbevuto di catrame, insomma un’antica lampada, e poi dopo averlo alzato nel cielo, lo si lascia libero di andare verso Israele, dove cadrà incendiando campi di grani, abitazioni, e tutto quello che incontrerà nella sua caduta. Semplici aquiloni, lasciati in balia del vento che sono costati molto ad Israele, già quasi 700 incendi, e più di 1500 acri di coltivazioni. Oltre naturalmente al numero di persone impiegate costantemente alla ricerca dei nuovi focolai e al lavoro per il loro spegnimento. Un discreto uso di palloncini è di aiuto all’iniziativa. Nella storia c’erano già stati diversi tentativi di usare palloni aerostatici per incendiare i territori nemici, ma mai di recente. Bene qualche indizio di futuro lo abbiamo trovato anche oggi, e se vi capitasse di essere da quelle parti, se doveste vedere qualcosa che brilla in cielo, attenti, potrebbe non essere una stella cadente.
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