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J-TACTICS -La cena dei cretini (S03 E25)

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Il titolo della venticinquesima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da:​​ “La cena dei cretini”, (Le dîner de cons), che è un film del 1998 scritto e diretto da Francis Veber, ispirato ad un’opera teatrale di successo dello stesso regista.
A Parigi, un gruppo di amici dell’alta borghesia organizza ogni settimana una cena, a cui bisogna portare ogni volta un cretino, cioè una persona di cui ridere per tutta la serata.
L’appuntamento settimanale è in arrivo e l’editore Pierre Brochant ha trovato il perfetto invitato: si tratta dell’impacciato François Pignon, un dipendente pubblico con un hobby molto particolare, costruire modellini di monumenti famosi coi fiammiferi.
Prima di recarsi alla cena con gli altri, Pierre invita François a prendere un aperitivo nel suo appartamento. Sfortunatamente, proprio in quel momento il padrone di casa viene colto da una fortissima lombalgia che gli impedisce qualsiasi movimento.
Da quel momento, ogni maldestro tentativo del cretino di aiutare Pierre non farà che peggiorare irrimediabilmente la situazione.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare una vicenda che ha caratterizzato e movimentato in modo negativo le già agitate acque in casa bianconera nei giorni immediatamente precedenti il delicato derby della Mole contro i granata.
Avere poco più di vent’anni non giustifica nessuno, soprattutto quando sei un personaggio pubblico, che guadagna fior di quattrini, e che è un idolo per milioni di ragazzi.
Quello che è accaduto in una notte d’inizio primavera in collina a Torino, dunque, ha dell’incredibile.
Accade che intorno alle 23.30, ben oltre l’orario di coprifuoco, un’auto dei carabinieri si ferma davanti al cancello della villa di Weston McKennie, texano centrocampista della Juventus e della nazionale statunitense.
I militari sono stati chiamati da qualcuno perché in quella villa, è evidente, è in corso una festa, i carabinieri suonano, cercano di farsi aprire, ma dalla villa nessuno ha intenzione di farlo.
All’interno, un numero imprecisato di persone, pare addirittura una ventina.
Tra queste Paulo Dybala, attaccante argentino anche lui in forza ai bianconeri, e Arthur Melo, centrocampista brasiliano arrivato da qualche mese a Torino.
La trattativa va avanti per un’ora, i carabinieri chiedono di entrare, gli occupanti non aprono, è una situazione delicata.
Tra difficoltà con la lingua e timori, i calciatori aprono solo dopo parecchio tempo, alla fine, però, il cancello viene aperto e i militari entrano a casa McKennie.
Da quel momento c’è massima collaborazione, ma ciò non toglie che gli uomini dell’arma si trovano difronte ad una palese violazione delle norme sugli assembramenti, sulla tutela della salute pubblica in relazione alla pandemia di Covid che imperversa in Italia e nel mondo da oltre un anno.
In definitiva, i militari trovano una festa in piena regola, tra amici, incuranti della zona rossa e delle norme anti Covid i 3 calciatori della Juve (i ben informati dicono che in realtà fossero presenti come minimo anche altri 2 tesserati) si sono ritrovati tutti insieme, come se nulla fosse.
Nonostante mancassero appena tre giorni ad una sfida delicatissima come quella contro il Torino.
Da qui la reazione forte da parte della società, letteralmente furiosa e intenzionata fin da subito a non fermarsi alla semplice multa.
Non soltanto perché il derby era uno snodo decisivo ma anche perché il club è sempre stato in prima fila, da quando è iniziata la pandemia, nell’osservare e far rispettare ai suoi tesserati tutti i protocolli anti coronavirus e le misure di contenimento, al contrario di altre note compagini di serie A.
Il comportamento dei tre è stato quindi troppo fuori dalle regole per essere punito lievemente, dalla Continassa, infatti, oltre che la sanzione pecuniaria considerata provvedimento “minimo”, non si è fatta attendere l’ufficialità della scelta più forte, ovvero la non convocazione per il match contro i granata del Toro.
Alla vigilia del derby poi Pirlo ha messo la sua parola fine sul caso dell’intervento delle forze dell’ordine per la cena a tarda ora a casa di McKennie, insieme ad Arthur e Dybala: “Non voglio più avere a che fare con questo discorso perché ne abbiamo già parlato abbastanza”; La decisione l’ho presa io, per quanto riguarda la parte tecnica, e la società ha fatto il resto prendendo la propria parte di decisioni”, ha spiegato il mister.
Spostando poi l’attenzione dai festini al rettangolo di gioco e al calcio giocato, i gravi problemi della vecchia signora si sono riproposti anche nel derby, pur salvando la pelle, con un pareggio che ha più valore psicologico per come è stato raggiunto.
Pasqua di riflessione insomma in casa Juve, perché il pareggio di Ronaldo (il gol è comunque uno dei pochi segnali di vita dati da CR7) non può nascondere l’ennesimo gol regalato con un assist agli avversari (l’imbarazzante azione del 2-1 granata), la lentezza del giro palla che ha consentito al Torino di riorganizzarsi sempre molto bene in difesa, una certa inadeguatezza dei centrocampisti incapaci di inserirsi nelle maglie della difesa avversaria e nello stesso tempo di fornire palloni giocabili alle punte.
Si salva il solito Chiesa che, al di là del gol, è di gran lunga quello che si cala maggiormente nello spirito del derby, ma la prestazione generale non è così distante da quella a dir poco oscena vista con il Benevento.
Parafrasando il titolo della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, quella che è andata in scena nella villa di McKennie è stata davvero la più tipica “cena dei cretini”, e non meno da cretini è stata la prestazione sfoderata dall’intera compagine bianconera in un importantissimo derby della Mole, crocevia per la qualificazione ad un posto nella prossima Champions League che appare essere sempre più complicata per questa irriconoscibile Juventus.
Sarà nostro gradito ospite l’amico Antonio Cunazza, fotografo, fondatore della rivista online Archistadia.it, appassionato di stadi ed architettura sportiva di cui scrive su L’Ultimo Uomo.
Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live! ​ Ecco i link dei nostri social:
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A Parigi, un gruppo di amici dell’alta borghesia organizza ogni settimana una cena, a cui bisogna portare ogni volta un cretino, cioè una persona di cui ridere per tutta la serata.
L’appuntamento settimanale è in arrivo e l’editore Pierre Brochant ha trovato il perfetto invitato: si tratta dell’impacciato François Pignon, un dipendente pubblico con un hobby molto particolare, costruire modellini di monumenti famosi coi fiammiferi.
Prima di recarsi alla cena con gli altri, Pierre invita François a prendere un aperitivo nel suo appartamento. Sfortunatamente, proprio in quel momento il padrone di casa viene colto da una fortissima lombalgia che gli impedisce qualsiasi movimento.
Da quel momento, ogni maldestro tentativo del cretino di aiutare Pierre non farà che peggiorare irrimediabilmente la situazione.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare una vicenda che ha caratterizzato e movimentato in modo negativo le già agitate acque in casa bianconera nei giorni immediatamente precedenti il delicato derby della Mole contro i granata.
Avere poco più di vent’anni non giustifica nessuno, soprattutto quando sei un personaggio pubblico, che guadagna fior di quattrini, e che è un idolo per milioni di ragazzi.
Quello che è accaduto in una notte d’inizio primavera in collina a Torino, dunque, ha dell’incredibile.
Accade che intorno alle 23.30, ben oltre l’orario di coprifuoco, un’auto dei carabinieri si ferma davanti al cancello della villa di Weston McKennie, texano centrocampista della Juventus e della nazionale statunitense.
I militari sono stati chiamati da qualcuno perché in quella villa, è evidente, è in corso una festa, i carabinieri suonano, cercano di farsi aprire, ma dalla villa nessuno ha intenzione di farlo.
All’interno, un numero imprecisato di persone, pare addirittura una ventina.
Tra queste Paulo Dybala, attaccante argentino anche lui in forza ai bianconeri, e Arthur Melo, centrocampista brasiliano arrivato da qualche mese a Torino.
La trattativa va avanti per un’ora, i carabinieri chiedono di entrare, gli occupanti non aprono, è una situazione delicata.
Tra difficoltà con la lingua e timori, i calciatori aprono solo dopo parecchio tempo, alla fine, però, il cancello viene aperto e i militari entrano a casa McKennie.
Da quel momento c’è massima collaborazione, ma ciò non toglie che gli uomini dell’arma si trovano difronte ad una palese violazione delle norme sugli assembramenti, sulla tutela della salute pubblica in relazione alla pandemia di Covid che imperversa in Italia e nel mondo da oltre un anno.
In definitiva, i militari trovano una festa in piena regola, tra amici, incuranti della zona rossa e delle norme anti Covid i 3 calciatori della Juve (i ben informati dicono che in realtà fossero presenti come minimo anche altri 2 tesserati) si sono ritrovati tutti insieme, come se nulla fosse.
Nonostante mancassero appena tre giorni ad una sfida delicatissima come quella contro il Torino.
Da qui la reazione forte da parte della società, letteralmente furiosa e intenzionata fin da subito a non fermarsi alla semplice multa.
Non soltanto perché il derby era uno snodo decisivo ma anche perché il club è sempre stato in prima fila, da quando è iniziata la pandemia, nell’osservare e far rispettare ai suoi tesserati tutti i protocolli anti coronavirus e le misure di contenimento, al contrario di altre note compagini di serie A.
Il comportamento dei tre è stato quindi troppo fuori dalle regole per essere punito lievemente, dalla Continassa, infatti, oltre che la sanzione pecuniaria considerata provvedimento “minimo”, non si è fatta attendere l’ufficialità della scelta più forte, ovvero la non convocazione per il match contro i granata del Toro.
Alla vigilia del derby poi Pirlo ha messo la sua parola fine sul caso dell’intervento delle forze dell’ordine per la cena a tarda ora a casa di McKennie, insieme ad Arthur e Dybala: “Non voglio più avere a che fare con questo discorso perché ne abbiamo già parlato abbastanza”; La decisione l’ho presa io, per quanto riguarda la parte tecnica, e la società ha fatto il resto prendendo la propria parte di decisioni”, ha spiegato il mister.
Spostando poi l’attenzione dai festini al rettangolo di gioco e al calcio giocato, i gravi problemi della vecchia signora si sono riproposti anche nel derby, pur salvando la pelle, con un pareggio che ha più valore psicologico per come è stato raggiunto.
Pasqua di riflessione insomma in casa Juve, perché il pareggio di Ronaldo (il gol è comunque uno dei pochi segnali di vita dati da CR7) non può nascondere l’ennesimo gol regalato con un assist agli avversari (l’imbarazzante azione del 2-1 granata), la lentezza del giro palla che ha consentito al Torino di riorganizzarsi sempre molto bene in difesa, una certa inadeguatezza dei centrocampisti incapaci di inserirsi nelle maglie della difesa avversaria e nello stesso tempo di fornire palloni giocabili alle punte.
Si salva il solito Chiesa che, al di là del gol, è di gran lunga quello che si cala maggiormente nello spirito del derby, ma la prestazione generale non è così distante da quella a dir poco oscena vista con il Benevento.
Parafrasando il titolo della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, quella che è andata in scena nella villa di McKennie è stata davvero la più tipica “cena dei cretini”, e non meno da cretini è stata la prestazione sfoderata dall’intera compagine bianconera in un importantissimo derby della Mole, crocevia per la qualificazione ad un posto nella prossima Champions League che appare essere sempre più complicata per questa irriconoscibile Juventus.
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