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J-TACTICS - La solitudine dei numeri primi (S04 E04)

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ll titolo della quarta puntata della quarta stagione di J-TACTICS, trae spunto da: “La solitudine dei numeri primi”, che è un film del 2010 diretto da Saverio Costanzo tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Giordano.
Mattia e Alice, coetanei torinesi, entrambi hanno un’infanzia difficile alle spalle, segnata dalla solitudine e dall’incomunicabilità.
Alice, costretta a praticare sci dal padre che ne vuole fare una campionessa, si ferisce gravemente per una caduta e rimane zoppa; ha un rapporto conflittuale con il cibo che rasenta l’anoressia ed è derisa dalle compagne, umiliata e mortificata dalle loro prepotenze. Mattia, invece, custodisce un segreto che rivelerà solo ad Alice, ha sulla coscienza la scomparsa della gemellina Michela, autistica, mai più trovata, che aveva lasciato su una panchina per andare a una festa di compleanno di un suo amico. Con il tempo ha sviluppato sempre più il suo talento per la matematica.
Proprio negli anni del liceo Mattia e Alice si conoscono, finiscono per trovarsi, quasi per completarsi in un’amicizia taciturna ma sincera. Mattia vede il rapporto che lo lega con Alice come quello che lega i numeri primi, quei numeri che in matematica sono divisibili solo per uno e per se stessi.
Mattia intanto si è laureato brillantemente in matematica, mentre Alice abbandona gli studi per dedicarsi alla sua passione per la fotografia. Alice conosce Fabio, un affascinante medico, con il quale convola a nozze, il matrimonio della ragazza e una borsa di studio offerta a Mattia in una prestigiosa università tedesca porteranno, a causa dell’incapacità di parlarsi e di comunicarsi i propri reciproci sentimenti, i due giovani a perdersi.
A ridosso dei trent’anni li ritroviamo più soli e disillusi di prima, il matrimonio di Alice è già naufragato, mentre Mattia ottiene prestigiosi riconoscimenti ma si sente sempre solo. Alice cerca l’amico perduto mandandogli una foto e una richiesta d’incontro in Germania.
Egli corre subito da lei, entrambi vengono avvolti da mille emozioni nel vedersi, ma non riescono a spiegare ciò che provano. Di mattina Alice non trova più Mattia nel suo appartamento, scende nel parco sotto casa e lo trova sulla panchina dove tanti anni prima egli aveva ordinato alla sorellina di fermarsi attendendolo, con titubanza avvicina la mano alla sua testa, lo accarezza e si china a baciarlo.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il dramma vissuto da Paulo Dybala nel lunch match di domenica. Una prodezza da fuori area, una fitta alla coscia e poi le lacrime all’uscita dal campo. Paulo Dybala è stato il grande protagonista della vittoria per 3-2 della Juventus sulla Sampdoria, nonostante l’infortunio muscolare, che lo ha costretto ad uscire dal campo dopo soli venti minuti di gioco.
Un saliscendi di emozioni la partita dell’argentino, iniziata nel migliore dei modi con la rete dell’1-0 al decimo minuto. La Joya riceve un tocco corto da Locatelli e con una rasoiata ha messo il pallone nell’angolino, dove non può arrivare Audero. Un gol davvero bello e anche molto pesante quello del capitano bianconero, che indirizza il match subito sui binari giusti. Tutto troppo bello e perfetto per essere vero. Purtroppo però al 21′ il numero dieci bianconero è costretto a chiedere il cambio, l’argentino sente tirare dietro la coscia sinistra e ha subito la percezione che l’infortunio muscolare gli avrebbe impedito di giocare ancora.
Paulo alza la mano e chiede il cambio, Allegri lo sostituisce con Kulusevski. Dybala abbandona il campo in lacrime, provano a sostenerlo prima Bentancur poi Chiesa, ma è inconsolabile, la Joya esce dal campo piangendo e torna negli spogliatoi. Il ragazzo di Laguna Larga salterà le prossime due gare e tornerà dopo la sosta per le Nazionali. Inevitabilmente viene da chiedersi il perché di quella reazione nel momento in cui è dovuto uscire dal campo nella gara di campionato contro la Sampdoria.
Il motivo va ricercato secondo alcuni nel suo nuovo ruolo all’interno dello spogliatoio della Juventus dopo l’addio di Cristiano Ronaldo e Gigi Buffon. Dybala infatti quest’anno, per la prima volta dal suo arrivo a Torino, ha assunto la leadership della formazione bianconera (come dimostra il suo gesto verso i compagni dopo il pareggio casalingo contro il Milan). Sarebbe stato proprio il peso di questa responsabilità la causa delle lacrime della Joya.
Solo e schiacciato dall’incomunicabilità del peso che porta sulle spalle, proprio come i protagonisti della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS.
Parafrasando il film potremmo dire: “la solitudine dei numeri dieci”.
L’argentino leader fuori dal campo e faro dentro al terreno di gioco della squadra di Massimiliano Allegri (nei 20 minuti giocati contro la Samp ha messo a segno un gran gol e servito due assist per Chiesa e Morata) certamente avrebbe voluto continuare a caricarsi la Juventus sulle spalle in questo momento difficile per arrivare al momento del rinnovo di contratto, da uomo simbolo della squadra bianconera.
Ci azzardiamo a dire che forse più che la gravità dell’infortunio, dunque, sembra essere stata la consapevolezza di mancare in almeno due partite molto importanti per il proseguo della stagione bianconera, quella con il Chelsea in Champions League e il derby con il Torino, la causa di quel pianto inconsolabile all’uscita dal campo nella gara, poi vinta dalla sua Juventus domenica all’ora di pranzo. I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi, se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo più in là rispetto agli altri, sono numeri sospettosi e solitari…proprio come te, Paulo.
Sarà nostro gradito ospite l’amico Nicola Balice giornalista, grande appassionato e conoscitore del calcio giovanile, collaboratore del Corriere di Torino e Corriere dello Sport.
Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live! ​​ ​ ​ ​ ​ ​
Ecco i link dei nostri social:
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Mattia e Alice, coetanei torinesi, entrambi hanno un’infanzia difficile alle spalle, segnata dalla solitudine e dall’incomunicabilità.
Alice, costretta a praticare sci dal padre che ne vuole fare una campionessa, si ferisce gravemente per una caduta e rimane zoppa; ha un rapporto conflittuale con il cibo che rasenta l’anoressia ed è derisa dalle compagne, umiliata e mortificata dalle loro prepotenze. Mattia, invece, custodisce un segreto che rivelerà solo ad Alice, ha sulla coscienza la scomparsa della gemellina Michela, autistica, mai più trovata, che aveva lasciato su una panchina per andare a una festa di compleanno di un suo amico. Con il tempo ha sviluppato sempre più il suo talento per la matematica.
Proprio negli anni del liceo Mattia e Alice si conoscono, finiscono per trovarsi, quasi per completarsi in un’amicizia taciturna ma sincera. Mattia vede il rapporto che lo lega con Alice come quello che lega i numeri primi, quei numeri che in matematica sono divisibili solo per uno e per se stessi.
Mattia intanto si è laureato brillantemente in matematica, mentre Alice abbandona gli studi per dedicarsi alla sua passione per la fotografia. Alice conosce Fabio, un affascinante medico, con il quale convola a nozze, il matrimonio della ragazza e una borsa di studio offerta a Mattia in una prestigiosa università tedesca porteranno, a causa dell’incapacità di parlarsi e di comunicarsi i propri reciproci sentimenti, i due giovani a perdersi.
A ridosso dei trent’anni li ritroviamo più soli e disillusi di prima, il matrimonio di Alice è già naufragato, mentre Mattia ottiene prestigiosi riconoscimenti ma si sente sempre solo. Alice cerca l’amico perduto mandandogli una foto e una richiesta d’incontro in Germania.
Egli corre subito da lei, entrambi vengono avvolti da mille emozioni nel vedersi, ma non riescono a spiegare ciò che provano. Di mattina Alice non trova più Mattia nel suo appartamento, scende nel parco sotto casa e lo trova sulla panchina dove tanti anni prima egli aveva ordinato alla sorellina di fermarsi attendendolo, con titubanza avvicina la mano alla sua testa, lo accarezza e si china a baciarlo.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il dramma vissuto da Paulo Dybala nel lunch match di domenica. Una prodezza da fuori area, una fitta alla coscia e poi le lacrime all’uscita dal campo. Paulo Dybala è stato il grande protagonista della vittoria per 3-2 della Juventus sulla Sampdoria, nonostante l’infortunio muscolare, che lo ha costretto ad uscire dal campo dopo soli venti minuti di gioco.
Un saliscendi di emozioni la partita dell’argentino, iniziata nel migliore dei modi con la rete dell’1-0 al decimo minuto. La Joya riceve un tocco corto da Locatelli e con una rasoiata ha messo il pallone nell’angolino, dove non può arrivare Audero. Un gol davvero bello e anche molto pesante quello del capitano bianconero, che indirizza il match subito sui binari giusti. Tutto troppo bello e perfetto per essere vero. Purtroppo però al 21′ il numero dieci bianconero è costretto a chiedere il cambio, l’argentino sente tirare dietro la coscia sinistra e ha subito la percezione che l’infortunio muscolare gli avrebbe impedito di giocare ancora.
Paulo alza la mano e chiede il cambio, Allegri lo sostituisce con Kulusevski. Dybala abbandona il campo in lacrime, provano a sostenerlo prima Bentancur poi Chiesa, ma è inconsolabile, la Joya esce dal campo piangendo e torna negli spogliatoi. Il ragazzo di Laguna Larga salterà le prossime due gare e tornerà dopo la sosta per le Nazionali. Inevitabilmente viene da chiedersi il perché di quella reazione nel momento in cui è dovuto uscire dal campo nella gara di campionato contro la Sampdoria.
Il motivo va ricercato secondo alcuni nel suo nuovo ruolo all’interno dello spogliatoio della Juventus dopo l’addio di Cristiano Ronaldo e Gigi Buffon. Dybala infatti quest’anno, per la prima volta dal suo arrivo a Torino, ha assunto la leadership della formazione bianconera (come dimostra il suo gesto verso i compagni dopo il pareggio casalingo contro il Milan). Sarebbe stato proprio il peso di questa responsabilità la causa delle lacrime della Joya.
Solo e schiacciato dall’incomunicabilità del peso che porta sulle spalle, proprio come i protagonisti della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS.
Parafrasando il film potremmo dire: “la solitudine dei numeri dieci”.
L’argentino leader fuori dal campo e faro dentro al terreno di gioco della squadra di Massimiliano Allegri (nei 20 minuti giocati contro la Samp ha messo a segno un gran gol e servito due assist per Chiesa e Morata) certamente avrebbe voluto continuare a caricarsi la Juventus sulle spalle in questo momento difficile per arrivare al momento del rinnovo di contratto, da uomo simbolo della squadra bianconera.
Ci azzardiamo a dire che forse più che la gravità dell’infortunio, dunque, sembra essere stata la consapevolezza di mancare in almeno due partite molto importanti per il proseguo della stagione bianconera, quella con il Chelsea in Champions League e il derby con il Torino, la causa di quel pianto inconsolabile all’uscita dal campo nella gara, poi vinta dalla sua Juventus domenica all’ora di pranzo. I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi, se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo più in là rispetto agli altri, sono numeri sospettosi e solitari…proprio come te, Paulo.
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