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J-TACTICS - La Vergogna (S05 E06)

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ll titolo della sesta puntata della quinta stagione di J-TACTICS, trae spunto da: "La vergogna” (Skammen) è un film del 1968, diretto da Ingmar Bergman ed interpretato da Liv Ullmann e Max von Sydow.
Due coniugi, Eva e Jan, costretti durante la guerra ad abbandonare il loro lavoro di musicisti, si sono ritirati in una fattoria su un’isola, vivendo la vita dei campi e disinteressandosi completamente di quanto avviene nel mondo. L’incalzare della guerra però li riconduce alla dura realtà, quando i paracadutisti nemici invadono l’isola. L’esercito regolare riesce ad avere la meglio ma, alla fine della battaglia, i due coniugi vengono falsamente accusati di aver collaborato col nemico e vengono imprigionati e torturati. Grazie all’intervento di Jacobi, sindaco del paese e capo del presidio, invaghitosi di Eva, i due riacquistano la libertà.
In questa situazione particolare i loro sentimenti si esasperano e l’incomprensione fra i due coniugi si acuisce a tal punto che Eva si concede a Jacobi.
Ciò provoca un’ulteriore scossa in Jan il quale, spietatamente e con freddezza, uccide Jacobi e poi, per futili motivi, un giovane sbandato.
Decisi ad abbandonare l’isola si imbarcano clandestinamente, ma il battello, dopo una breve navigazione, va alla deriva circondato da una moltitudine di cadaveri.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il match andato in scena in terra d’Israele tra i padroni di casa del Maccabi Haifa e i bianconeri della Juventus.
Una vergogna, così come il titolo da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS.
Una sconfitta umiliante, senza precedenti, con gli ex campioni d’Italia brutalizzati da, con tutto il rispetto, una squadra di poco più che dopolavoristi.
La squadra di Mister Allegri praticamente non entra in campo, almeno non con la testa e dopo appena 7′ di gioco si ritrova già sotto di un gol.
Nessuna reazione nonostante lo svantaggio maturi ad inizio match, solo un gruppo di turisti andati in gita in terra santa i quali passivamente subiscono gli avversari fino al termine della gara.
Uno spettacolo indecoroso, ancor più vergognoso ed umiliante del già misero spettacolo andato in scena a San Siro qualche giorno prima contro il Milan.
Dopo l’umiliazione patita in Israele ragionevolmente gli sbigottiti tifosi si chiedono, fino a quando?
Fino a quando la Juventus, la sua dirigenza continueranno a farsi del male così?
Fino a quando tutto resterà fermo ed immutabile proseguendo questo disastro senza fine?
Tardiva e francamente inutile l’autocritica di Agnelli a fine partita.
“Dobbiamo vergognarci e chiedere scusa ai tifosi che si vergonano come me e faticano ad andare in giro per strada. E’ il momento di prenderci le nostre responsabilità. Non è colpa dell’allenatore se non vinciamo un tackle. Il problema non è Allegri. Da noi le decisioni si prendono a fine anno”.
Le parole di un redivivo Andrea Agnelli, che rompe un silenzio durato un’eternità.
Secondo le parole del presidente della Juventus l’orizzonte temporale sarebbe spostato addirittura al giugno 2023.
Prima di quella ipotetica data nulla a suo dire accadrà in casa bianconera.
Qualsiasi tifoso ed osservatore dotato di un briciolo di competenza calcistica può solo restare basito e perplesso dalle parole di Agnelli.
A suo dire la società non interverrà neanche adesso che l’eliminazione dalla Champions League è quasi certa ed anche la discesa in Europa League appare fortemente improbabile.
È lecito domandarsi, ma quante diavolo di partite deve perdere ancora questa disastrata Juve?
Quanto ancora deve essere oltraggiata ed umiliata la storia e il prestigio della Juve e dei suoi milioni di tifosi?
La partita con il Maccabi è stata l’apoteosi di una banda di musica senza capo né coda, messa in campo ancora peggio; Bonucci e Rugani, coppia centrale senza senso, McKennie e Danilo inguardabili sulla fascia dove gli israeliani hanno fatto ciò che hanno voluto; Vlahovic autore di un misero colpo di testa per poi evaporare come neve al sole; Milik che sbaglia un gol praticamente fatto; il centrocampo di turisti; Paredes non si vede mai, doveva essere il regista che mancava e continua a mancare.
La fortuna, come si suol dire è cieca, ma la sfortuna invece ci vede benissimo, Di Maria dopo soli 22 minuti esce per infortunio muscolare.
L’argentino doveva essere l’uomo in più con la sua esperienza ed invece da quando è sbarcato a Torino, è riuscito a giocare soltanto una gara intera, l’andata con gli israeliani.
Adesso, il nuovo infortunio mette addirittura a rischio la sua presenza sino al 13 novembre e forse potrebbe compromettere il Mondiale con l’Argentina.
La «vergogna» di cui il presidente Andrea Agnelli ha parlato dopo la partita, è un termine appropriato, anche se vien da chiedersi se il nostro Agnelli si sia vergognato solo ieri sera, svegliandosi da un letargo. La Juventus ieri sera non è stata neppure lontanamente all’altezza del proprio monte stipendi e del proprio valore economico e si è passivamente fatta mettere sotto da un avversario tecnicamente molto più scarso e con un monte ingaggi 25 volte inferiore.
Vergogna, vergogna ed ancora vergogna, per questa situazione, per questo caos e per questa guerra fratricida all’interno della Juve così come quella descritta nella pellicola di Bergman.
Andrea Agnelli è forse, a parere di scrive il più colpevole, trasformatosi da condottiero illuminato e onesto in dispettoso e cinico padrone così come il protagonista nel film citato, che contagiato dalla guerra, non è più l’uomo mite e pauroso di prima, ma un cinico arrivista.
Il match di martedì sera è stato una delle umiliazioni più dolorose, e per fortuna rare, negli oltre 100 anni di storia del club.
Agnelli e la squadra si sono vergognati.
Ci pare il minimo che potessero fare, ma non basta per salvare la nostra amata Juventus agli occhi di noi tifosi.
Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live! ​ ​
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Due coniugi, Eva e Jan, costretti durante la guerra ad abbandonare il loro lavoro di musicisti, si sono ritirati in una fattoria su un’isola, vivendo la vita dei campi e disinteressandosi completamente di quanto avviene nel mondo. L’incalzare della guerra però li riconduce alla dura realtà, quando i paracadutisti nemici invadono l’isola. L’esercito regolare riesce ad avere la meglio ma, alla fine della battaglia, i due coniugi vengono falsamente accusati di aver collaborato col nemico e vengono imprigionati e torturati. Grazie all’intervento di Jacobi, sindaco del paese e capo del presidio, invaghitosi di Eva, i due riacquistano la libertà.
In questa situazione particolare i loro sentimenti si esasperano e l’incomprensione fra i due coniugi si acuisce a tal punto che Eva si concede a Jacobi.
Ciò provoca un’ulteriore scossa in Jan il quale, spietatamente e con freddezza, uccide Jacobi e poi, per futili motivi, un giovane sbandato.
Decisi ad abbandonare l’isola si imbarcano clandestinamente, ma il battello, dopo una breve navigazione, va alla deriva circondato da una moltitudine di cadaveri.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il match andato in scena in terra d’Israele tra i padroni di casa del Maccabi Haifa e i bianconeri della Juventus.
Una vergogna, così come il titolo da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS.
Una sconfitta umiliante, senza precedenti, con gli ex campioni d’Italia brutalizzati da, con tutto il rispetto, una squadra di poco più che dopolavoristi.
La squadra di Mister Allegri praticamente non entra in campo, almeno non con la testa e dopo appena 7′ di gioco si ritrova già sotto di un gol.
Nessuna reazione nonostante lo svantaggio maturi ad inizio match, solo un gruppo di turisti andati in gita in terra santa i quali passivamente subiscono gli avversari fino al termine della gara.
Uno spettacolo indecoroso, ancor più vergognoso ed umiliante del già misero spettacolo andato in scena a San Siro qualche giorno prima contro il Milan.
Dopo l’umiliazione patita in Israele ragionevolmente gli sbigottiti tifosi si chiedono, fino a quando?
Fino a quando la Juventus, la sua dirigenza continueranno a farsi del male così?
Fino a quando tutto resterà fermo ed immutabile proseguendo questo disastro senza fine?
Tardiva e francamente inutile l’autocritica di Agnelli a fine partita.
“Dobbiamo vergognarci e chiedere scusa ai tifosi che si vergonano come me e faticano ad andare in giro per strada. E’ il momento di prenderci le nostre responsabilità. Non è colpa dell’allenatore se non vinciamo un tackle. Il problema non è Allegri. Da noi le decisioni si prendono a fine anno”.
Le parole di un redivivo Andrea Agnelli, che rompe un silenzio durato un’eternità.
Secondo le parole del presidente della Juventus l’orizzonte temporale sarebbe spostato addirittura al giugno 2023.
Prima di quella ipotetica data nulla a suo dire accadrà in casa bianconera.
Qualsiasi tifoso ed osservatore dotato di un briciolo di competenza calcistica può solo restare basito e perplesso dalle parole di Agnelli.
A suo dire la società non interverrà neanche adesso che l’eliminazione dalla Champions League è quasi certa ed anche la discesa in Europa League appare fortemente improbabile.
È lecito domandarsi, ma quante diavolo di partite deve perdere ancora questa disastrata Juve?
Quanto ancora deve essere oltraggiata ed umiliata la storia e il prestigio della Juve e dei suoi milioni di tifosi?
La partita con il Maccabi è stata l’apoteosi di una banda di musica senza capo né coda, messa in campo ancora peggio; Bonucci e Rugani, coppia centrale senza senso, McKennie e Danilo inguardabili sulla fascia dove gli israeliani hanno fatto ciò che hanno voluto; Vlahovic autore di un misero colpo di testa per poi evaporare come neve al sole; Milik che sbaglia un gol praticamente fatto; il centrocampo di turisti; Paredes non si vede mai, doveva essere il regista che mancava e continua a mancare.
La fortuna, come si suol dire è cieca, ma la sfortuna invece ci vede benissimo, Di Maria dopo soli 22 minuti esce per infortunio muscolare.
L’argentino doveva essere l’uomo in più con la sua esperienza ed invece da quando è sbarcato a Torino, è riuscito a giocare soltanto una gara intera, l’andata con gli israeliani.
Adesso, il nuovo infortunio mette addirittura a rischio la sua presenza sino al 13 novembre e forse potrebbe compromettere il Mondiale con l’Argentina.
La «vergogna» di cui il presidente Andrea Agnelli ha parlato dopo la partita, è un termine appropriato, anche se vien da chiedersi se il nostro Agnelli si sia vergognato solo ieri sera, svegliandosi da un letargo. La Juventus ieri sera non è stata neppure lontanamente all’altezza del proprio monte stipendi e del proprio valore economico e si è passivamente fatta mettere sotto da un avversario tecnicamente molto più scarso e con un monte ingaggi 25 volte inferiore.
Vergogna, vergogna ed ancora vergogna, per questa situazione, per questo caos e per questa guerra fratricida all’interno della Juve così come quella descritta nella pellicola di Bergman.
Andrea Agnelli è forse, a parere di scrive il più colpevole, trasformatosi da condottiero illuminato e onesto in dispettoso e cinico padrone così come il protagonista nel film citato, che contagiato dalla guerra, non è più l’uomo mite e pauroso di prima, ma un cinico arrivista.
Il match di martedì sera è stato una delle umiliazioni più dolorose, e per fortuna rare, negli oltre 100 anni di storia del club.
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