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J-TACTICS - Le ali della libertà (S03 E27)

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Il titolo della ventisettesima​ puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da:​​ “Le ali della libertà”, (The Shawshank Redemption) che è un film del 1994 scritto e diretto da Frank Darabont, ed interpretato da Tim Robbins e Morgan Freeman.
Dirigente bancario, Andy Dufresne, condannato, malgrado la sua innocenza, all’ergastolo nella prigione di Stato di Shawshank per l’assassinio della moglie e del suo amante, affronta il carcere con coraggio e calma: la speranza e la riflessione lo assistono sempre.
Sottoposto subito al rito iniziatico delle violenze sessuali, Dufresne si lega presto all’amicizia con il nero Red, ergastolano da trenta anni ed abilissimo nell’arte del sopravvivere in un ambiente più che duro dominato dal carcerato Heywood; si adopera per ricostruire ex novo la polverosa biblioteca gestita dall’anziano Brooks Hatlen (ottenendo infine dal Ministero della Giustizia dollari, libri e dischi) ma soprattutto si fa stimare sfruttando le proprie qualità professionali dal rigido direttore Warden Norton (un invasato della Bibbia) che fa di Andy il proprio consigliere per loschi affari.
Andy è fertile di idee, anche se a volte movimenta la dura vita passando anche un mese in isolamento per qualche insolita iniziativa osteggiata dal sadico capo delle guardie, Hadley.
Di fatto è diventato il complice del direttore (corrotto sugli appalti), facendogli affluire su un conto bancario intestato ad un nome di pura invenzione il denaro mal guadagnato.
Il suicidio per impiccagione del vecchio Brooks, atterrito dalla libertà dopo 50 anni di carcere, sconcerta Andy, che ha da 19 anni il proprio piano: quello di pazientare e sperare sempre, di aiutare i compagni (come nel caso del giovane ladruncolo Tommy Williams), sfruttando cultura e preparazione.
Nel frattempo, Norton ha fatto uccidere il giovane Tommy, casualmente al corrente della innocenza di Dufresne (il che avrebbe implicato la liberazione di Andy, troppo prezioso per Norton).
La vendetta per Andy non ha più sapore: è la libertà ciò che più gli preme.
E così, dopo esser riuscito, durante un ventennio, con martelletto da minerali procuratogli da Red a scavare nella parete della cella (coperta da un poster di una diva del cinema) un cunicolo, riesce ad evadere spacciandosi come il titolare del conto bancario creato per Norton (che, denunciato, intanto si è sparato al momento dell’arresto), Andy va a vivere tranquillo e ricco su di una spiaggetta messicana.
E’ là che, finalmente beneficiando di una riduzione di pena per buona condotta, lo raggiunge Red.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare una vicenda che ha caratterizzato, movimentato e per lo spazio di circa 48 ore rivoluzionato il mondo bianconero e più in generale l’intero calcio mondiale.
Il progetto denominato: “European Super League”, è ufficialmente morto o almeno sospeso nella sua attuazione pratica.
Il più avveniristico, visionario e controverso piano di riforma del calcio internazionale per club durato appena 48 ore ha praticamente esalato il suo ultimo respiro nella notte di martedì dopo essere stato annunciato, con una serie di comunicati stampa ufficiali da parte delle 12 squadre partecipanti, nella notte di domenica.
La Superlega si è sciolta dopo l’uscita praticamente in contemporanea dei sei club inglesi che costituivano lo zoccolo duro del comitato fondatore del progetto, tra i 12 club complessivi.
Prima il City e poi, via via, Arsenal, Chelsea, Tottenham, Liverpool e Manchester United si sono defilati.
Chi sostenendo di aver sbagliato la scelta, chi ritenendo che la Superleague non rientrasse più nei propri interessi e chi a fronte delle dimissioni del proprio presidente.
Uno scenario che ha imposto ad Agnelli e a Perez di gettare la spugna davanti all’evidenza, ma che ha anche scatenato una serie di rumors.
Com’è possibile che un “patto di sangue” così definito dallo stesso Agnelli si sia sciolto così precocemente?
Le voci di possibili pressioni esterne da parte dell’Uefa e le illazioni su presunti favori economici per lasciare la Superlega ai club inglesi, hanno fatto il resto.
La Superlega è stato il più clamoroso flop della storia del calcio, durata 48 ore e già morta ancor prima di vedere la luce sportiva con i 12 club che si sono sfaldati davanti a pressioni e polemiche, esterne e interne.
Così, il grande cambiamento di progetto che avrebbe dovuto salvare il calcio per i prossimi anni in poco più di 48 ore si è ridotto a un mero ricordo.
Il tentativo, lascerà però conseguenze a lungo termine e c’è già chi parla di un “golpe” mancato verso il calcio’.
La stessa società bianconera, tra le fondatrici e principale fautrice di questo nuovo torneo insieme al Real Madrid di Florentino Perez dopo una notte di passione, con una nota ufficiale prende atto della cruda evidenza.
Il comunicato stampa della vecchia signora è chiaro, si parla quindi di: “Ridotte possibilità di essere portato a compimento”.
In una nota il club bianconero, infatti, ha specificato le ragioni: “Pur rimanendo convinta della fondatezza dei presupposti sportivi, commerciali e legali del progetto, ritiene che esso presenti allo stato attuale ridotte possibilità di essere portato a compimento”.
Il presidente Agnelli ha provato in modo visionario, forse secondo alcuni in modo troppo spericolato e avventato di “liberare” la Juve dalla prigione che dal 2006 la tiene incatenata ad un calcio medioevale, piccolo borghese, ipocrita e disorganizzato dove i vari interpreti si azzuffano e azzannano per poche briciole di pane raffermo.
Una prigione che ha le sembianze del movimento calcistico italiano, che non esitò nella lontana estate del 2006 a condannare e far scomparire dal calcio che contava attraverso un processo farsa, avvallato dal cd. “Sentimento popolare”, la società più gloriosa del calcio italiano.
Andrea Agnelli, un visionario che come il Tim Robbins della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, ha cercato di far uscire la sua squadra dalla prigione nella quale immeritatamente risulta essere internata.
“Le ali della libertà”, spezzate nell’arco di poche ore.
Tuttavia il protagonista di questa meravigliosa pellicola, dopo tanti anni riesce meritatamente a fuggire dall’inferno nel quale ingiustamente fu internato, rifarsi una vita e gustare la libertà.
Ci auguriamo che allo stesso modo anche noi, squadra più blasonata e titolata d’Italia riesca con la stessa pazienza e lungimiranza del protagonista del film a liberarsi e fuggir via da una gabbia oramai divenuta troppo piccola, oppressiva ed avvilente.
Rivoluzione fallita dunque, ma è stato lanciato un segnale importante.
Il calcio mondiale soffre un’importante crisi economica, unita ad una certa disaffezione dei giovani tifosi, come sottolineato da Agnelli.
Il sistema necessita dunque di nuove riforme (nazionali e internazionali), maggiori introiti e una rivalutazione dello spettacolo offerto pur senza perdere i valori fondamentali che hanno fatto appassionare migliaia di tifosi a quello che resta, nonostante tutto, lo sport più bello al mondo.
“O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire”, frase emblematica citata nella pellicola.
Noi tifosi della Juve nonostante tutto cerchiamo di far di tutto per vivere, tutti insieme e tutti uniti con la nostra squadra del cuore e con il nostro presidente soprattutto in un momento così delicato.
Sarà nostro gradito ospite l’amico Alexander Supertramp, grafico e videomaker nonché storico membro di Juventibus e collaboratore di TopPlanet.
Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live! ​
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Dirigente bancario, Andy Dufresne, condannato, malgrado la sua innocenza, all’ergastolo nella prigione di Stato di Shawshank per l’assassinio della moglie e del suo amante, affronta il carcere con coraggio e calma: la speranza e la riflessione lo assistono sempre.
Sottoposto subito al rito iniziatico delle violenze sessuali, Dufresne si lega presto all’amicizia con il nero Red, ergastolano da trenta anni ed abilissimo nell’arte del sopravvivere in un ambiente più che duro dominato dal carcerato Heywood; si adopera per ricostruire ex novo la polverosa biblioteca gestita dall’anziano Brooks Hatlen (ottenendo infine dal Ministero della Giustizia dollari, libri e dischi) ma soprattutto si fa stimare sfruttando le proprie qualità professionali dal rigido direttore Warden Norton (un invasato della Bibbia) che fa di Andy il proprio consigliere per loschi affari.
Andy è fertile di idee, anche se a volte movimenta la dura vita passando anche un mese in isolamento per qualche insolita iniziativa osteggiata dal sadico capo delle guardie, Hadley.
Di fatto è diventato il complice del direttore (corrotto sugli appalti), facendogli affluire su un conto bancario intestato ad un nome di pura invenzione il denaro mal guadagnato.
Il suicidio per impiccagione del vecchio Brooks, atterrito dalla libertà dopo 50 anni di carcere, sconcerta Andy, che ha da 19 anni il proprio piano: quello di pazientare e sperare sempre, di aiutare i compagni (come nel caso del giovane ladruncolo Tommy Williams), sfruttando cultura e preparazione.
Nel frattempo, Norton ha fatto uccidere il giovane Tommy, casualmente al corrente della innocenza di Dufresne (il che avrebbe implicato la liberazione di Andy, troppo prezioso per Norton).
La vendetta per Andy non ha più sapore: è la libertà ciò che più gli preme.
E così, dopo esser riuscito, durante un ventennio, con martelletto da minerali procuratogli da Red a scavare nella parete della cella (coperta da un poster di una diva del cinema) un cunicolo, riesce ad evadere spacciandosi come il titolare del conto bancario creato per Norton (che, denunciato, intanto si è sparato al momento dell’arresto), Andy va a vivere tranquillo e ricco su di una spiaggetta messicana.
E’ là che, finalmente beneficiando di una riduzione di pena per buona condotta, lo raggiunge Red.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare una vicenda che ha caratterizzato, movimentato e per lo spazio di circa 48 ore rivoluzionato il mondo bianconero e più in generale l’intero calcio mondiale.
Il progetto denominato: “European Super League”, è ufficialmente morto o almeno sospeso nella sua attuazione pratica.
Il più avveniristico, visionario e controverso piano di riforma del calcio internazionale per club durato appena 48 ore ha praticamente esalato il suo ultimo respiro nella notte di martedì dopo essere stato annunciato, con una serie di comunicati stampa ufficiali da parte delle 12 squadre partecipanti, nella notte di domenica.
La Superlega si è sciolta dopo l’uscita praticamente in contemporanea dei sei club inglesi che costituivano lo zoccolo duro del comitato fondatore del progetto, tra i 12 club complessivi.
Prima il City e poi, via via, Arsenal, Chelsea, Tottenham, Liverpool e Manchester United si sono defilati.
Chi sostenendo di aver sbagliato la scelta, chi ritenendo che la Superleague non rientrasse più nei propri interessi e chi a fronte delle dimissioni del proprio presidente.
Uno scenario che ha imposto ad Agnelli e a Perez di gettare la spugna davanti all’evidenza, ma che ha anche scatenato una serie di rumors.
Com’è possibile che un “patto di sangue” così definito dallo stesso Agnelli si sia sciolto così precocemente?
Le voci di possibili pressioni esterne da parte dell’Uefa e le illazioni su presunti favori economici per lasciare la Superlega ai club inglesi, hanno fatto il resto.
La Superlega è stato il più clamoroso flop della storia del calcio, durata 48 ore e già morta ancor prima di vedere la luce sportiva con i 12 club che si sono sfaldati davanti a pressioni e polemiche, esterne e interne.
Così, il grande cambiamento di progetto che avrebbe dovuto salvare il calcio per i prossimi anni in poco più di 48 ore si è ridotto a un mero ricordo.
Il tentativo, lascerà però conseguenze a lungo termine e c’è già chi parla di un “golpe” mancato verso il calcio’.
La stessa società bianconera, tra le fondatrici e principale fautrice di questo nuovo torneo insieme al Real Madrid di Florentino Perez dopo una notte di passione, con una nota ufficiale prende atto della cruda evidenza.
Il comunicato stampa della vecchia signora è chiaro, si parla quindi di: “Ridotte possibilità di essere portato a compimento”.
In una nota il club bianconero, infatti, ha specificato le ragioni: “Pur rimanendo convinta della fondatezza dei presupposti sportivi, commerciali e legali del progetto, ritiene che esso presenti allo stato attuale ridotte possibilità di essere portato a compimento”.
Il presidente Agnelli ha provato in modo visionario, forse secondo alcuni in modo troppo spericolato e avventato di “liberare” la Juve dalla prigione che dal 2006 la tiene incatenata ad un calcio medioevale, piccolo borghese, ipocrita e disorganizzato dove i vari interpreti si azzuffano e azzannano per poche briciole di pane raffermo.
Una prigione che ha le sembianze del movimento calcistico italiano, che non esitò nella lontana estate del 2006 a condannare e far scomparire dal calcio che contava attraverso un processo farsa, avvallato dal cd. “Sentimento popolare”, la società più gloriosa del calcio italiano.
Andrea Agnelli, un visionario che come il Tim Robbins della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, ha cercato di far uscire la sua squadra dalla prigione nella quale immeritatamente risulta essere internata.
“Le ali della libertà”, spezzate nell’arco di poche ore.
Tuttavia il protagonista di questa meravigliosa pellicola, dopo tanti anni riesce meritatamente a fuggire dall’inferno nel quale ingiustamente fu internato, rifarsi una vita e gustare la libertà.
Ci auguriamo che allo stesso modo anche noi, squadra più blasonata e titolata d’Italia riesca con la stessa pazienza e lungimiranza del protagonista del film a liberarsi e fuggir via da una gabbia oramai divenuta troppo piccola, oppressiva ed avvilente.
Rivoluzione fallita dunque, ma è stato lanciato un segnale importante.
Il calcio mondiale soffre un’importante crisi economica, unita ad una certa disaffezione dei giovani tifosi, come sottolineato da Agnelli.
Il sistema necessita dunque di nuove riforme (nazionali e internazionali), maggiori introiti e una rivalutazione dello spettacolo offerto pur senza perdere i valori fondamentali che hanno fatto appassionare migliaia di tifosi a quello che resta, nonostante tutto, lo sport più bello al mondo.
“O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire”, frase emblematica citata nella pellicola.
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