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J-TACTICS - Leoni per agnelli (S04 E15)

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ll titolo della quindicesima puntata della quarta stagione di J-TACTICS, trae spunto da​ "Leoni per agnelli" (Lions for Lambs) che è un film del 2007 diretto da Robert Redford.
Interpretato da Robert Redford, Maryl Streep e Tom Cruise.
Il titolo è una metafora usata per descrivere polemicamente il concetto di eroici soldati agli ordini di comandanti inetti.
Viene riportata dal personaggio di Redford, che ricorda un comandante tedesco, il quale lodava le gesta dei soldati inglesi, ma disprezzava la loro leadership, affermando: "Mai visti simili leoni comandati da simili agnelli".
Nella trama si intrecciano tre storie che si svolgono contemporaneamente, ma in tre luoghi e contesti differenti.
Alla West Coast University il Professor Malley cerca di risvegliare il potenziale di un brillante studente apparentemente ormai disinteressato e disilluso.
A Washington D.C. l'ambizioso Senatore Irving rivela, durante un'intervista di una giornalista, un nuovo piano di guerra, descritto come risolutivo.
La giornalista appare da subito scettica nei confronti dell'ottimismo del politico, arrivando a paragonare tale strategia a quella intrapresa durante la guerra in Vietnam.
In Afghanistan Ernest e Arian, due soldati statunitensi, partecipano all'operazione descritta da Irving.
Attraverso dei flashback si scopre che i due soldati erano due studenti del Professor Malley e che hanno deciso di arruolarsi durante lo svolgimento di un progetto per il corso, con la volontà di rinnovare la nazione una volta rientrati dalla guerra.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il match tutto bianconero andato in scena all’Allianz Stadium tra la Juventus ed i friulani dell’Udinese.
Partita che in se dice o dovrebbe dire poco.
La squadra di Allegri reduce dal ko in Supercoppa italiana vince ancora in campionato, 8° risultato utile consecutivo.
Allo Stadium, la Juventus batte 2-0 l’Udinese.
Dybala torna titolare e segna al 19’.
Nella ripresa i padroni di casa mettono al sicuro il risultato grazie a un colpo di testa di McKennie, salendo a 41 punti in classifica a ridosso della zona Champions.
Come detto quindi partita con poco da raccontare.
Dybala invece, dopo il suo gol ci racconta una storia assai diversa.
La Juventus sblocca molto presto il risultato con l'Udinese, ma non c'è nessuna esultanza.
Anzi, Paulo Dybala dopo aver segnato non festeggia e con uno sguardo torvo guarda verso la tribuna.
Un messaggio preciso quello del ragazzo di Laguna Larga che ha guardato nella zona dove sono generalmente seduti i dirigenti bianconeri.
Non serve uno scienziato o comunque molta fantasia per capire che l'attaccante ce l'abbia soprattutto con Maurizio Arrivabene, a.d. della Juve, che nelle ultime settimane si è espresso con toni molto duri e polemici nei confronti di Dybala, rimandando ulteriormente l'appuntamento decisivo per il rinnovo del contratto del giocatore.
Dybala, da buon attaccante (merce rara di questi tempi alla Juve) dopo neanche 20 minuti apre le danze contro l'Udinese, un'azione ben congegnata e un pizzico di fortuna hanno permesso all'argentino di essere solo davanti a Padelli, che è stato trafitto da un tiro potente.
Gol pesante, ma come detto, nessuna esultanza.
Niente gioia per la ‘Joya' che pare non aver voglia di festeggiare.
I compagni lo abbracciano, lui ricambia, poi Dybala resta da solo qualche secondo per poi rivolgere lo sguardo fissando con forza la tribuna, lo sguardo è tutto un programma.
Un'occhiata di sfida rabbiosa quella dell'argentino che lancia il guanto di sfida ai dirigenti della Juve, con i quali non riesce a trovare l'accordo per il rinnovo del contratto.
Ma quello sguardo era rivolto probabilmente in particolare a Maurizio Arrivabene, che nelle ultime settimane ha avuto parole molto dure per Dybala.
Quella del rinnovo del numero 10 bianconero è una situazione oramai incancrenita da tempo, almeno due anni.
"Leoni per agnelli", proprio come il titolo della pellicola di Redford da cui trae spunto l'odierna puntata di J-TACTICS, ossia una metafora che descrive il concetto di eroici soldati agli ordini di comandanti inetti.
Inetti come i nostri dirigenti che in ben un biennio non hanno mai trovato (o voluto trovare) il bandolo della matassa per rinnovare l'accordo con il giocatore argentino.
"Mai visti simili leoni comandati da simili agnelli", come disse qualcuno.
La reazione dopo il gol all'Udinese non è altro che l'insofferenza delle ultime settimane venuta fuori tutta insieme.
Dybala sperava di prolungare il contratto con la Juventus, che scade il 30 giugno, non ci è riuscito.
Tra domanda e offerta c'è differenza, a quanto dicono i ben informati.
I dirigenti juventini hanno nicchiato, non hanno detto sì e nelle ultime settimane lo scenario sembra cambiato, e questo si era già capito con alcune interviste rilasciate da Arrivabene ultimamente.
Prima di Juve-Cagliari, a dicembre, l'ex Team Principal del cavallino rampante, aveva lanciato un messaggio a Dybala:
"Io sono abituato a parlare molto chiaro. Al giorno d'oggi l'attaccamento alla maglia da parte di molti giocatori è in forma un pochino minore rispetto all'attaccamento che hanno per i procuratori. Lui è il numero 10 della Juventus. Paulo ha avuto parecchi problemi nell'ultimo periodo, ma quando ha giocato ha fatto bene, ed è un giocatore importante per noi".
Le parole dell'attuale A.D bianconero.
Prima di Roma-Juve, Arrivabene, aveva avuto ancora meno peli sulla lingua rispondendo a una domanda sul rinnovo della Joya: "Ognuno deve guadagnarsi il proprio posto e dimostrare il valore che gli si dà. Ciascuno di noi deve fare il suo dovere e viene giudicato per questo. Vediamo Dybala nelle prossime partite".
Con il procrastinarsi del rinnovo, dall'Argentina giungono negli ultimi giorni voci di addio che sarebbe certo a fine stagione, con l'Inter e in particolare Marotta, che lo aveva già portato in bianconero, pronto a fare una super offerta a Dybala, che potrebbe clamorosamente diventare un giocatore nerazzurro.
Operazione che se divenisse realtà testimonierebbe ulteriormente lo stato confusionale e l'assenza di seria programmazione di chi siede nella stanza dei bottoni alla Continassa.
Parafrasando ancora una volta il film di Redford la moltitudine di tifosi bianconeri può legittimamente chiedersi in riferimento alla querelle Dybala: "Se non lo facciamo noi, chi lo farà?", così come la giornalista Janine Roth domanda al senatore Irving.
Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live! ​ ​
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Il titolo è una metafora usata per descrivere polemicamente il concetto di eroici soldati agli ordini di comandanti inetti.
Viene riportata dal personaggio di Redford, che ricorda un comandante tedesco, il quale lodava le gesta dei soldati inglesi, ma disprezzava la loro leadership, affermando: "Mai visti simili leoni comandati da simili agnelli".
Nella trama si intrecciano tre storie che si svolgono contemporaneamente, ma in tre luoghi e contesti differenti.
Alla West Coast University il Professor Malley cerca di risvegliare il potenziale di un brillante studente apparentemente ormai disinteressato e disilluso.
A Washington D.C. l'ambizioso Senatore Irving rivela, durante un'intervista di una giornalista, un nuovo piano di guerra, descritto come risolutivo.
La giornalista appare da subito scettica nei confronti dell'ottimismo del politico, arrivando a paragonare tale strategia a quella intrapresa durante la guerra in Vietnam.
In Afghanistan Ernest e Arian, due soldati statunitensi, partecipano all'operazione descritta da Irving.
Attraverso dei flashback si scopre che i due soldati erano due studenti del Professor Malley e che hanno deciso di arruolarsi durante lo svolgimento di un progetto per il corso, con la volontà di rinnovare la nazione una volta rientrati dalla guerra.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il match tutto bianconero andato in scena all’Allianz Stadium tra la Juventus ed i friulani dell’Udinese.
Partita che in se dice o dovrebbe dire poco.
La squadra di Allegri reduce dal ko in Supercoppa italiana vince ancora in campionato, 8° risultato utile consecutivo.
Allo Stadium, la Juventus batte 2-0 l’Udinese.
Dybala torna titolare e segna al 19’.
Nella ripresa i padroni di casa mettono al sicuro il risultato grazie a un colpo di testa di McKennie, salendo a 41 punti in classifica a ridosso della zona Champions.
Come detto quindi partita con poco da raccontare.
Dybala invece, dopo il suo gol ci racconta una storia assai diversa.
La Juventus sblocca molto presto il risultato con l'Udinese, ma non c'è nessuna esultanza.
Anzi, Paulo Dybala dopo aver segnato non festeggia e con uno sguardo torvo guarda verso la tribuna.
Un messaggio preciso quello del ragazzo di Laguna Larga che ha guardato nella zona dove sono generalmente seduti i dirigenti bianconeri.
Non serve uno scienziato o comunque molta fantasia per capire che l'attaccante ce l'abbia soprattutto con Maurizio Arrivabene, a.d. della Juve, che nelle ultime settimane si è espresso con toni molto duri e polemici nei confronti di Dybala, rimandando ulteriormente l'appuntamento decisivo per il rinnovo del contratto del giocatore.
Dybala, da buon attaccante (merce rara di questi tempi alla Juve) dopo neanche 20 minuti apre le danze contro l'Udinese, un'azione ben congegnata e un pizzico di fortuna hanno permesso all'argentino di essere solo davanti a Padelli, che è stato trafitto da un tiro potente.
Gol pesante, ma come detto, nessuna esultanza.
Niente gioia per la ‘Joya' che pare non aver voglia di festeggiare.
I compagni lo abbracciano, lui ricambia, poi Dybala resta da solo qualche secondo per poi rivolgere lo sguardo fissando con forza la tribuna, lo sguardo è tutto un programma.
Un'occhiata di sfida rabbiosa quella dell'argentino che lancia il guanto di sfida ai dirigenti della Juve, con i quali non riesce a trovare l'accordo per il rinnovo del contratto.
Ma quello sguardo era rivolto probabilmente in particolare a Maurizio Arrivabene, che nelle ultime settimane ha avuto parole molto dure per Dybala.
Quella del rinnovo del numero 10 bianconero è una situazione oramai incancrenita da tempo, almeno due anni.
"Leoni per agnelli", proprio come il titolo della pellicola di Redford da cui trae spunto l'odierna puntata di J-TACTICS, ossia una metafora che descrive il concetto di eroici soldati agli ordini di comandanti inetti.
Inetti come i nostri dirigenti che in ben un biennio non hanno mai trovato (o voluto trovare) il bandolo della matassa per rinnovare l'accordo con il giocatore argentino.
"Mai visti simili leoni comandati da simili agnelli", come disse qualcuno.
La reazione dopo il gol all'Udinese non è altro che l'insofferenza delle ultime settimane venuta fuori tutta insieme.
Dybala sperava di prolungare il contratto con la Juventus, che scade il 30 giugno, non ci è riuscito.
Tra domanda e offerta c'è differenza, a quanto dicono i ben informati.
I dirigenti juventini hanno nicchiato, non hanno detto sì e nelle ultime settimane lo scenario sembra cambiato, e questo si era già capito con alcune interviste rilasciate da Arrivabene ultimamente.
Prima di Juve-Cagliari, a dicembre, l'ex Team Principal del cavallino rampante, aveva lanciato un messaggio a Dybala:
"Io sono abituato a parlare molto chiaro. Al giorno d'oggi l'attaccamento alla maglia da parte di molti giocatori è in forma un pochino minore rispetto all'attaccamento che hanno per i procuratori. Lui è il numero 10 della Juventus. Paulo ha avuto parecchi problemi nell'ultimo periodo, ma quando ha giocato ha fatto bene, ed è un giocatore importante per noi".
Le parole dell'attuale A.D bianconero.
Prima di Roma-Juve, Arrivabene, aveva avuto ancora meno peli sulla lingua rispondendo a una domanda sul rinnovo della Joya: "Ognuno deve guadagnarsi il proprio posto e dimostrare il valore che gli si dà. Ciascuno di noi deve fare il suo dovere e viene giudicato per questo. Vediamo Dybala nelle prossime partite".
Con il procrastinarsi del rinnovo, dall'Argentina giungono negli ultimi giorni voci di addio che sarebbe certo a fine stagione, con l'Inter e in particolare Marotta, che lo aveva già portato in bianconero, pronto a fare una super offerta a Dybala, che potrebbe clamorosamente diventare un giocatore nerazzurro.
Operazione che se divenisse realtà testimonierebbe ulteriormente lo stato confusionale e l'assenza di seria programmazione di chi siede nella stanza dei bottoni alla Continassa.
Parafrasando ancora una volta il film di Redford la moltitudine di tifosi bianconeri può legittimamente chiedersi in riferimento alla querelle Dybala: "Se non lo facciamo noi, chi lo farà?", così come la giornalista Janine Roth domanda al senatore Irving.
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