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J-TACTICS - Nodo alla gola (S04 E24)

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ll titolo della vent­iquattresima puntata de­lla quarta stagione di J-TACTICS, trae spunto da "Nodo alla gola" (Rope), che è un film del 1948 diretto da Alfred Hitchcock.
È la prima pellicola del regista interpretata da James Stewart.
La trama è ispirata a un reale fatto di cronaca nera.
Poco prima di un ricevimento nel loro appartamento a New York, Brandon Shaw e Phillip Morgan, due giovani raffinati e conviventi, uccidono l'amico ed ex compagno di Harvard David Kentley strangolandolo con una corda.
Il loro crimine è un esercizio intellettuale: vogliono provare la loro "superiorità" sulla morale comune commettendo "l'omicidio perfetto", senza movente.
Il corpo della vittima, giunta in anticipo rispetto agli altri invitati all'appuntamento, viene nascosto in un baule antico sul quale, per evitare che possa essere aperto, viene apparecchiata la tavola per il party.
Nonostante l'accaduto arrivano gli invitati e inizia la festa: tra di essi vi sono i genitori del ragazzo ucciso, la sua fidanzata e il suo ex migliore amico.
Tra i commensali invitati anche Rupert Cadell, ex professore in collegio dei giovani, ammirato per le sue discussioni sulla morale e le convenzioni sociali, le sue teorie sulla relatività dei concetti di bene e male e sull'omicidio come privilegio riservato a "pochi eletti".
Brandon, ormai eccitato dalla situazione imprevista e drammatica, e dalla tempesta emozionale provata per aver commesso un atto criminale, non perde occasione per far battute a doppio senso in quanto ritiene di essere al sicuro e di non correre alcun rischio di essere scoperto.
Phillip invece si abbandona all'alcool per tentare inutilmente di nascondere il suo nervosismo; è pentito di quel che ha fatto, ha paura di essere scoperto e, in alcuni momenti, questo fa vacillare la sua sudditanza psicologica nei confronti del disinvolto Brandon.
Mentre tutti gli invitati si interrogano sull'assenza di David e se ne preoccupano.
Il professor Cadell, nel corso della serata, intuisce che è avvenuto qualcosa di grave e cerca conferme ai suoi sospetti, incrementati dal fatto che la cameriera gli porge erroneamente il cappello con le iniziali di David quando fa per andarsene.
Ritornato in casa con la scusa di aver dimenticato il porta sigarette una volta che tutti gli invitati se ne sono andati, il professore inizia un abile gioco psicologico con domande che mettono in difficoltà i due giovani fino a far vacillare anche lo spavaldo Brandon.
Phillip invece, all'ennesima provocazione del professore, crolla e tenta di sparargli ma viene disarmato.
Per Cadell, adesso, è tutto chiaro; armato, pretende di guardare dentro al baule e rimane sconvolto dalla scoperta.
Dopo aver condannato il comportamento dei due assassini e l'interpretazione che loro avevano dato ai suoi insegnamenti, spara tre colpi di rivoltella fuori dalla finestra.
Il film si chiude con i tre che attendono inerti l’arrivo della polizia, allertata dai vicini.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il match, mai banale, per le oramai note vicende in campo ed extra campo, tra la Juventus e l'Inter, il cd. "Derby d’Italia".
Anche la partita andata in scena domenica sera all’Allianz Stadium non ha fatto eccezione, non è stata una sfida banale, come volevasi dimostrare.
Protagonisti a Torino più che le due compagini, l'arbitro Irrati e un'altra squadra, impegnata non in campo ma bensì a far danni in sala VAR e capitanata dal buon Mazzoleni.
Irrati e Mazzoleni superbi, altezzosi, sprezzanti e vogliosi di provare la loro (presunta) superiorità morale proprio come i due protagonisti della pellicola da cui trae spunto l'odierna puntata di J-TACTICS.
Un "Nodo alla gola" per strangolare il derby d’Italia ed ovviamente la vecchia signora bianconera allo stesso modo del povero David nel film di Hitchcock.
Una (presunta) superiorità morale che è il problema di un'intera classe arbitrale, categoria incapace e presuntuosa, che nella serata dell'Allianz Stadium ha dato la peggiore dimostrazione di ciò. Juventus-Inter non è mai una gara "normale".
Perchè è il Derby d’Italia, così come lo definì il maestro Brera.
Ma anche e soprattutto per quel veleno che Calciopoli ha diffuso non solo sull'asse Milano-Torino, ma in tutto il calcio italiano.
Un'idiosincrasia insanabile oramai tra il tifoso nerazzurro e bianconero.
Anche domenica sera, come detto, la sfida non è stata banale ed ovviamente non priva di veleno.
La Juve ha giocato innegabilmente una delle migliori partite della stagione (tra l'altro scontro diretto), intensa, propositiva ed aggressiva, soprattutto con l’atteggiamento giusto.
Tanta la mole di gioco prodotta dai bianconeri di Allegri, pali, traverse e 23 tiri fatti e 5 subiti, di cui uno solo nello specchio della porta.
Uno sforzo offensivo notevole ma come spesso accaduto recentemente non completato dalla cosa più importante: il gol.
Dalla parte opposta un’Inter che a dir la verità vince in modo allegriano: di corto muso e comunque più fortunata che bella, che ha approfittato di un mezzo rigore gentilmente concesso da Irrati in versione babbo natale con l'ausilio degli uomini in sala VAR che infiocchettano il regalo così come gli elfi nella notte più magica dell'anno.
Un Inter che praticamente con un unico tiro in porta e tanto catenaccio conquista i 3 punti rilanciandosi alla grande nella corsa scudetto.
Al di là dei meriti e demeriti delle contendenti, ancora una volta al mondo del calcio abbiamo offerto uno spettacolo indecoroso.
Una classe arbitrale tragicomica, senza personalità, incapace e schiava del verdetto delle macchine.
Non meno grave ciò che è successo dopo l’assegnazione generosa (punito il cd. "step on foot") del rigore all’Inter, Irrati s'inventa un fallo inesistente per la Juve sulla respinta di Szczęsny.
Appurato tuttavia dalla sala VAR che l'eventuale fallo in attacco di Calhanoglu era a dir poco fantasioso, Mazzoleni&Co. trovano il cavillo per non sconfessare la decisione dell’arbitro: De Ligt era entrato in area al momento del rigore, cosa che succede nel 99% dei tiri dal dischetto assegnati in Italia, dunque il rigore andava ripetuto.
Insomma, uno spettacolo veramente penoso, che ancora una volta testimonia, se mai ce ne fosse ancora bisogno, l'inadeguatezza della classe arbitrale e del suo modo di utilizzare lo strumento VAR "all'italiana".
Il medesimo strumento in Inghilterra ad esempio viene utilizzato maniera assai diversa e decisamente meno invasiva. Sarebbe quindi ora di smetterla con l'ipocrisia di riempirci la bocca per incensare il modello Premier League, torneo nel quale probabilmente non sarebbero stati fischiati i rigori né di ieri sera né dell’andata, perché evidentemente siamo i primi a non voler seguire quel modello, partendo dagli arbitri per poi proseguire con i calciatori, che ormai cascano a terra come i frutti maturi dall'albero o come fossero stati abbattuti per uno sparo a bruciapelo.
Un "Nodo alla gola" che strozza il calcio nostrano e che nella serata di domenica ha strozzato anche la vecchia signora bianconera, guarda caso opposta agli "onesti" del calcio italiano, che troppo spesso, così come la classe arbitrale decantano la loro presunta "superiorità morale" proprio come i due ragazzi protagonisti del film, senza averne però titolo.
Diteci la vostra, in­teragiremo con voi in chat live! ​ ​
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È la prima pellicola del regista interpretata da James Stewart.
La trama è ispirata a un reale fatto di cronaca nera.
Poco prima di un ricevimento nel loro appartamento a New York, Brandon Shaw e Phillip Morgan, due giovani raffinati e conviventi, uccidono l'amico ed ex compagno di Harvard David Kentley strangolandolo con una corda.
Il loro crimine è un esercizio intellettuale: vogliono provare la loro "superiorità" sulla morale comune commettendo "l'omicidio perfetto", senza movente.
Il corpo della vittima, giunta in anticipo rispetto agli altri invitati all'appuntamento, viene nascosto in un baule antico sul quale, per evitare che possa essere aperto, viene apparecchiata la tavola per il party.
Nonostante l'accaduto arrivano gli invitati e inizia la festa: tra di essi vi sono i genitori del ragazzo ucciso, la sua fidanzata e il suo ex migliore amico.
Tra i commensali invitati anche Rupert Cadell, ex professore in collegio dei giovani, ammirato per le sue discussioni sulla morale e le convenzioni sociali, le sue teorie sulla relatività dei concetti di bene e male e sull'omicidio come privilegio riservato a "pochi eletti".
Brandon, ormai eccitato dalla situazione imprevista e drammatica, e dalla tempesta emozionale provata per aver commesso un atto criminale, non perde occasione per far battute a doppio senso in quanto ritiene di essere al sicuro e di non correre alcun rischio di essere scoperto.
Phillip invece si abbandona all'alcool per tentare inutilmente di nascondere il suo nervosismo; è pentito di quel che ha fatto, ha paura di essere scoperto e, in alcuni momenti, questo fa vacillare la sua sudditanza psicologica nei confronti del disinvolto Brandon.
Mentre tutti gli invitati si interrogano sull'assenza di David e se ne preoccupano.
Il professor Cadell, nel corso della serata, intuisce che è avvenuto qualcosa di grave e cerca conferme ai suoi sospetti, incrementati dal fatto che la cameriera gli porge erroneamente il cappello con le iniziali di David quando fa per andarsene.
Ritornato in casa con la scusa di aver dimenticato il porta sigarette una volta che tutti gli invitati se ne sono andati, il professore inizia un abile gioco psicologico con domande che mettono in difficoltà i due giovani fino a far vacillare anche lo spavaldo Brandon.
Phillip invece, all'ennesima provocazione del professore, crolla e tenta di sparargli ma viene disarmato.
Per Cadell, adesso, è tutto chiaro; armato, pretende di guardare dentro al baule e rimane sconvolto dalla scoperta.
Dopo aver condannato il comportamento dei due assassini e l'interpretazione che loro avevano dato ai suoi insegnamenti, spara tre colpi di rivoltella fuori dalla finestra.
Il film si chiude con i tre che attendono inerti l’arrivo della polizia, allertata dai vicini.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il match, mai banale, per le oramai note vicende in campo ed extra campo, tra la Juventus e l'Inter, il cd. "Derby d’Italia".
Anche la partita andata in scena domenica sera all’Allianz Stadium non ha fatto eccezione, non è stata una sfida banale, come volevasi dimostrare.
Protagonisti a Torino più che le due compagini, l'arbitro Irrati e un'altra squadra, impegnata non in campo ma bensì a far danni in sala VAR e capitanata dal buon Mazzoleni.
Irrati e Mazzoleni superbi, altezzosi, sprezzanti e vogliosi di provare la loro (presunta) superiorità morale proprio come i due protagonisti della pellicola da cui trae spunto l'odierna puntata di J-TACTICS.
Un "Nodo alla gola" per strangolare il derby d’Italia ed ovviamente la vecchia signora bianconera allo stesso modo del povero David nel film di Hitchcock.
Una (presunta) superiorità morale che è il problema di un'intera classe arbitrale, categoria incapace e presuntuosa, che nella serata dell'Allianz Stadium ha dato la peggiore dimostrazione di ciò. Juventus-Inter non è mai una gara "normale".
Perchè è il Derby d’Italia, così come lo definì il maestro Brera.
Ma anche e soprattutto per quel veleno che Calciopoli ha diffuso non solo sull'asse Milano-Torino, ma in tutto il calcio italiano.
Un'idiosincrasia insanabile oramai tra il tifoso nerazzurro e bianconero.
Anche domenica sera, come detto, la sfida non è stata banale ed ovviamente non priva di veleno.
La Juve ha giocato innegabilmente una delle migliori partite della stagione (tra l'altro scontro diretto), intensa, propositiva ed aggressiva, soprattutto con l’atteggiamento giusto.
Tanta la mole di gioco prodotta dai bianconeri di Allegri, pali, traverse e 23 tiri fatti e 5 subiti, di cui uno solo nello specchio della porta.
Uno sforzo offensivo notevole ma come spesso accaduto recentemente non completato dalla cosa più importante: il gol.
Dalla parte opposta un’Inter che a dir la verità vince in modo allegriano: di corto muso e comunque più fortunata che bella, che ha approfittato di un mezzo rigore gentilmente concesso da Irrati in versione babbo natale con l'ausilio degli uomini in sala VAR che infiocchettano il regalo così come gli elfi nella notte più magica dell'anno.
Un Inter che praticamente con un unico tiro in porta e tanto catenaccio conquista i 3 punti rilanciandosi alla grande nella corsa scudetto.
Al di là dei meriti e demeriti delle contendenti, ancora una volta al mondo del calcio abbiamo offerto uno spettacolo indecoroso.
Una classe arbitrale tragicomica, senza personalità, incapace e schiava del verdetto delle macchine.
Non meno grave ciò che è successo dopo l’assegnazione generosa (punito il cd. "step on foot") del rigore all’Inter, Irrati s'inventa un fallo inesistente per la Juve sulla respinta di Szczęsny.
Appurato tuttavia dalla sala VAR che l'eventuale fallo in attacco di Calhanoglu era a dir poco fantasioso, Mazzoleni&Co. trovano il cavillo per non sconfessare la decisione dell’arbitro: De Ligt era entrato in area al momento del rigore, cosa che succede nel 99% dei tiri dal dischetto assegnati in Italia, dunque il rigore andava ripetuto.
Insomma, uno spettacolo veramente penoso, che ancora una volta testimonia, se mai ce ne fosse ancora bisogno, l'inadeguatezza della classe arbitrale e del suo modo di utilizzare lo strumento VAR "all'italiana".
Il medesimo strumento in Inghilterra ad esempio viene utilizzato maniera assai diversa e decisamente meno invasiva. Sarebbe quindi ora di smetterla con l'ipocrisia di riempirci la bocca per incensare il modello Premier League, torneo nel quale probabilmente non sarebbero stati fischiati i rigori né di ieri sera né dell’andata, perché evidentemente siamo i primi a non voler seguire quel modello, partendo dagli arbitri per poi proseguire con i calciatori, che ormai cascano a terra come i frutti maturi dall'albero o come fossero stati abbattuti per uno sparo a bruciapelo.
Un "Nodo alla gola" che strozza il calcio nostrano e che nella serata di domenica ha strozzato anche la vecchia signora bianconera, guarda caso opposta agli "onesti" del calcio italiano, che troppo spesso, così come la classe arbitrale decantano la loro presunta "superiorità morale" proprio come i due ragazzi protagonisti del film, senza averne però titolo.
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