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J-TACTICS - Quel pomeriggio di un giorno da cani (S03 E28)

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Il titolo della ventottesima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da:​​ “Quel pomeriggio di un giorno da cani”, (Dog Day Afternoon) che è un film del 1975 diretto da Sidney Lumet e sceneggiato da Frank Pierson.
Interpretato da Al Pacino, John Cazale, Charles Durning, Chris Sarandon e James Broderick.
Il film è basato sugli eventi di una vera rapina tentata in una banca di New York, nel quartiere di Brooklyn, avvenuta il 22 agosto del 1972.
Tre rapinatori mettono in atto il loro piano: entrano in una banca poco prima dell’orario di chiusura e, al momento opportuno, bloccano il personale.
Subito un imprevisto intralcia l’operazione, l’elemento più giovane della banda non se la sente e abbandona il colpo. Rimangono Sonny e Sal.
Quando è il momento di vedere cosa c’è nella cassaforte, i due hanno una brutta sorpresa, sono rimasti solo un migliaio di dollari.
Disorientati, decidono di raccogliere i soldi e gli averi del direttore, del guardiano e delle commesse della piccola filiale, che inevitabilmente diventano ostaggi quando i rapinatori si accorgono che la banca è circondata dalla polizia e che la fuga non è più possibile senza trattare.
Un poliziotto, avvia i negoziati sotto la supervisione dell’FBI.
I rapinatori chiedono una scorta sicura fino a un aereo che li porti fuori dal paese. Intanto intorno la banca si accalcano persone pronte a osannare Sonny che, ormai fuori controllo, grida la sua rabbia verso la società americana.
Arrivano giornalisti che fanno dei due le star del giorno, trasformando la disperazione in chiacchiere da bar, cercando di svelare chi siano questi due personaggi e il perché del loro gesto.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare la prova, scialba, piatta, senza cuore, anima e sangue offerta dalla sempre più sconfortante Juve di questa stagione in un “pomeriggio di un giorno da cani”, all’Artemio Franchi di Firenze.
La Juventus non riesce a trovare continuità di gioco e risultati e dopo l’1-1 contro la Fiorentina vede complicarsi ancora una volta la rincorsa per un posto nella prossima edizione della Champions League.
Dopo il pareggio del Franchi sotto accusa è finito nuovamente l’allenatore Andrea Pirlo che nella sua lucida analisi nel post partita ha ammesso i suoi errori (soprattutto l’aver schierato l’inedita difesa a tre) poi corretti in corso d’opera durante il match.
Il tecnico bianconero, a cui Paratici poco prima del fischio d’inizio della partita aveva rinnovato la fiducia affermando che rimarrà sulla panchina del club anche nella prossima stagione in caso di qualificazione alla Champions League, ha poi anche ammesso che né lui né la società sono soddisfatti di quanto fatto in questa prima annata da allenatore.
“Abbiam fatto un bruttissimo primo tempo. Dovevamo affrontarlo in un altro modo perché era una partita decisiva per la Champions League”, Le iniziali aspettative della squadra, erano diverse quindi non sono contento di quello che ho fatto. E credo non lo sia nemmeno la società”,
le parole di Pirlo al termine di Fiorentina-Juventus ai microfoni di Sky Sport.
Non tira una bella aria all’interno dello spogliatoio della Juventus.
Se i passi falsi in campionato e l’eliminazione in Europa ad opera del Porto avevano già destabilizzato l’ambiente, l’andamento altalenante delle ultime giornate e il rischio di restare fuori dalla Champions hanno fatto il resto.
Qualcosa insomma si è rotto tra Pirlo e il gruppo, e sono tanti i segnali a confermarlo.
Una situazione che sembra dunque compromettere la permanenza dell’allenatore sulla panchina bianconera anche in caso di piazzamento tra le prime 4.
Uno dei punti di forza della Juventus post-Sarri, sembrava la compattezza garantita dal ritorno di un grande ex come Andrea Pirlo.
Uno che, nonostante avesse zero esperienza in panchina, avrebbe avuto dalla sua la conoscenza dell’ambiente, e un feeling molto forte con lo spogliatoio e in primis con i senatori, dei quali è stato anche compagno di squadra.
Con il passare delle settimane, e alla luce dei risultati deludenti, qualcosa però si è incrinato e le cose non sono andate come da programma.
Lo si è percepito anche dai commenti del mister alle prestazioni della sua squadra, considerata spesso non capace di trasferire in campo le sue idee di gioco.
Si pensi ad esempio al post-partita del clamoroso tonfo interno contro il Benevento, quando Pirlo ha scaricato molte delle responsabilità del ko sui giocatori protagonisti di errori individuali grossolani, proferendo poi una frase emblematica: “È inutile raccontarci storie se poi non si ha la volontà di perseguire gli obiettivi in campo”.
Insomma tanta confusione, poche certezze, e soprattutto atteggiamento troppo compassato.
Queste le principali critiche a Pirlo, che secondo i ben informati, ha avuto problemi anche all’interno del suo staff.
Si parla infatti di forti divergenze di vedute con Igor Tudor sui metodi del mister.
Proprio l’ex difensore è stato uno dei nomi più gettonati delle ultime ore, come la possibile alternativa a Pirlo in caso di esonero immediato.
Un esonero che al momento resta però molto difficile, a prescindere dalle dichiarazioni di circostanza di Paratici.
Tuttavia al di là del destino del tecnico bresciano bisognerà centrare a tutti i costi l’obiettivo minimo della qualificazione alla Champions, e la vittoria della Coppa Italia.
Due risultati che non sembrano, come detto, destinati a bastare a Pirlo per garantirsi la conferma.
A Firenze in un aprile ancora ammorbato dalla pandemia è stato “un pomeriggio di un giorno da cani” non solo per il mister che pare essersi oramai arreso, ma anche per il presidente, ridotto ad un surreale silenzio dopo l’affaire SuperLega, e che in estate scelse l’ex centrocampista come tecnico.
I due Andrea, come i protagonisti della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS.
Il presidente come Sonny, istrione ed arringatore di folle, e Pirlo come Sal, con i suoi silenzi quasi autistici che rallentano il ritmo verso una pausa malinconico-meditativa, con la sua visione della situazione ristretta a pochi scambi di battute.
Diversi caratterialmente come i protagonisti del film, ma come loro legati da una profonda e sincera amicizia.
Sarà nostro gradito ospite l’amico Federico Gennarelli, speaker a Radio Sportiva, giornalista per ViolaNews.com, DonneNelPallone.com, CEO di Spezia1906.com.
Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live! ​
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Interpretato da Al Pacino, John Cazale, Charles Durning, Chris Sarandon e James Broderick.
Il film è basato sugli eventi di una vera rapina tentata in una banca di New York, nel quartiere di Brooklyn, avvenuta il 22 agosto del 1972.
Tre rapinatori mettono in atto il loro piano: entrano in una banca poco prima dell’orario di chiusura e, al momento opportuno, bloccano il personale.
Subito un imprevisto intralcia l’operazione, l’elemento più giovane della banda non se la sente e abbandona il colpo. Rimangono Sonny e Sal.
Quando è il momento di vedere cosa c’è nella cassaforte, i due hanno una brutta sorpresa, sono rimasti solo un migliaio di dollari.
Disorientati, decidono di raccogliere i soldi e gli averi del direttore, del guardiano e delle commesse della piccola filiale, che inevitabilmente diventano ostaggi quando i rapinatori si accorgono che la banca è circondata dalla polizia e che la fuga non è più possibile senza trattare.
Un poliziotto, avvia i negoziati sotto la supervisione dell’FBI.
I rapinatori chiedono una scorta sicura fino a un aereo che li porti fuori dal paese. Intanto intorno la banca si accalcano persone pronte a osannare Sonny che, ormai fuori controllo, grida la sua rabbia verso la società americana.
Arrivano giornalisti che fanno dei due le star del giorno, trasformando la disperazione in chiacchiere da bar, cercando di svelare chi siano questi due personaggi e il perché del loro gesto.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare la prova, scialba, piatta, senza cuore, anima e sangue offerta dalla sempre più sconfortante Juve di questa stagione in un “pomeriggio di un giorno da cani”, all’Artemio Franchi di Firenze.
La Juventus non riesce a trovare continuità di gioco e risultati e dopo l’1-1 contro la Fiorentina vede complicarsi ancora una volta la rincorsa per un posto nella prossima edizione della Champions League.
Dopo il pareggio del Franchi sotto accusa è finito nuovamente l’allenatore Andrea Pirlo che nella sua lucida analisi nel post partita ha ammesso i suoi errori (soprattutto l’aver schierato l’inedita difesa a tre) poi corretti in corso d’opera durante il match.
Il tecnico bianconero, a cui Paratici poco prima del fischio d’inizio della partita aveva rinnovato la fiducia affermando che rimarrà sulla panchina del club anche nella prossima stagione in caso di qualificazione alla Champions League, ha poi anche ammesso che né lui né la società sono soddisfatti di quanto fatto in questa prima annata da allenatore.
“Abbiam fatto un bruttissimo primo tempo. Dovevamo affrontarlo in un altro modo perché era una partita decisiva per la Champions League”, Le iniziali aspettative della squadra, erano diverse quindi non sono contento di quello che ho fatto. E credo non lo sia nemmeno la società”,
le parole di Pirlo al termine di Fiorentina-Juventus ai microfoni di Sky Sport.
Non tira una bella aria all’interno dello spogliatoio della Juventus.
Se i passi falsi in campionato e l’eliminazione in Europa ad opera del Porto avevano già destabilizzato l’ambiente, l’andamento altalenante delle ultime giornate e il rischio di restare fuori dalla Champions hanno fatto il resto.
Qualcosa insomma si è rotto tra Pirlo e il gruppo, e sono tanti i segnali a confermarlo.
Una situazione che sembra dunque compromettere la permanenza dell’allenatore sulla panchina bianconera anche in caso di piazzamento tra le prime 4.
Uno dei punti di forza della Juventus post-Sarri, sembrava la compattezza garantita dal ritorno di un grande ex come Andrea Pirlo.
Uno che, nonostante avesse zero esperienza in panchina, avrebbe avuto dalla sua la conoscenza dell’ambiente, e un feeling molto forte con lo spogliatoio e in primis con i senatori, dei quali è stato anche compagno di squadra.
Con il passare delle settimane, e alla luce dei risultati deludenti, qualcosa però si è incrinato e le cose non sono andate come da programma.
Lo si è percepito anche dai commenti del mister alle prestazioni della sua squadra, considerata spesso non capace di trasferire in campo le sue idee di gioco.
Si pensi ad esempio al post-partita del clamoroso tonfo interno contro il Benevento, quando Pirlo ha scaricato molte delle responsabilità del ko sui giocatori protagonisti di errori individuali grossolani, proferendo poi una frase emblematica: “È inutile raccontarci storie se poi non si ha la volontà di perseguire gli obiettivi in campo”.
Insomma tanta confusione, poche certezze, e soprattutto atteggiamento troppo compassato.
Queste le principali critiche a Pirlo, che secondo i ben informati, ha avuto problemi anche all’interno del suo staff.
Si parla infatti di forti divergenze di vedute con Igor Tudor sui metodi del mister.
Proprio l’ex difensore è stato uno dei nomi più gettonati delle ultime ore, come la possibile alternativa a Pirlo in caso di esonero immediato.
Un esonero che al momento resta però molto difficile, a prescindere dalle dichiarazioni di circostanza di Paratici.
Tuttavia al di là del destino del tecnico bresciano bisognerà centrare a tutti i costi l’obiettivo minimo della qualificazione alla Champions, e la vittoria della Coppa Italia.
Due risultati che non sembrano, come detto, destinati a bastare a Pirlo per garantirsi la conferma.
A Firenze in un aprile ancora ammorbato dalla pandemia è stato “un pomeriggio di un giorno da cani” non solo per il mister che pare essersi oramai arreso, ma anche per il presidente, ridotto ad un surreale silenzio dopo l’affaire SuperLega, e che in estate scelse l’ex centrocampista come tecnico.
I due Andrea, come i protagonisti della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS.
Il presidente come Sonny, istrione ed arringatore di folle, e Pirlo come Sal, con i suoi silenzi quasi autistici che rallentano il ritmo verso una pausa malinconico-meditativa, con la sua visione della situazione ristretta a pochi scambi di battute.
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