In 4 minuti la redazione di The Vision vi racconterà cosa dovete sapere per iniziare la giornata. Ogni mattina, dal lunedì al venerdì, alle 6:30. Illustrazione: Alessandro De Vecchi
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Il francobollo del disonore
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Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha emesso un francobollo commemorativo in onore di Silvio Berlusconi, l’ex Presidente del Consiglio deceduto l’anno scorso. Questa decisione non è solo inopportuna, ma un vero e proprio affronto alla giustizia e allo stato di diritto.
Berlusconi non è stato uno statista. È stato un pregiudicato, condannato in via definitiva per frode fiscale a quattro anni di reclusione. Solo cavilli legali e prescrizioni lo hanno salvato da ulteriori condanne. Fino alla sua morte, è rimasto indagato dalla Procura di Firenze in relazione alle stragi mafiose del 1993.
Le sentenze hanno stabilito che Berlusconi pagava la mafia siciliana. Il suo stretto collaboratore Marcello Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia, è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Cassazione ha stabilito che dal 1974 al 1992, Dell’Utri è stato il garante “decisivo” dell’accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra, fornendo “un costante canale di significativo arricchimento” per la mafia e garantendo a Berlusconi la sua “sicurezza personale ed economica”.
Negli anni ’70 incontrò i boss mafiosi e assunse Vittorio Mangano, un noto mafioso, nella sua villa di Arcore. Era inoltre iscritto alla loggia massonica segreta P2, il cui “Piano di rinascita democratica” mirava a infiltrare e controllare le istituzioni politiche, giudiziarie e mediatiche italiane.
Emettendo questo francobollo, lo Stato italiano equipara Berlusconi a eroi nazionali come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino, magistrati che hanno dato la vita lottando contro la mafia. È un insulto alla loro memoria e a tutti gli italiani che credono nella giustizia.
Questo francobollo non onora uno statista. Commemora un uomo che ha svilito la nostra politica e ridicolizzato l’Italia a livello internazionale. È un francobollo del disonore, che rivela la bancarotta morale di chi eleva un pregiudicato allo status di eroe nazionale.
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Berlusconi non è stato uno statista. È stato un pregiudicato, condannato in via definitiva per frode fiscale a quattro anni di reclusione. Solo cavilli legali e prescrizioni lo hanno salvato da ulteriori condanne. Fino alla sua morte, è rimasto indagato dalla Procura di Firenze in relazione alle stragi mafiose del 1993.
Le sentenze hanno stabilito che Berlusconi pagava la mafia siciliana. Il suo stretto collaboratore Marcello Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia, è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Cassazione ha stabilito che dal 1974 al 1992, Dell’Utri è stato il garante “decisivo” dell’accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra, fornendo “un costante canale di significativo arricchimento” per la mafia e garantendo a Berlusconi la sua “sicurezza personale ed economica”.
Negli anni ’70 incontrò i boss mafiosi e assunse Vittorio Mangano, un noto mafioso, nella sua villa di Arcore. Era inoltre iscritto alla loggia massonica segreta P2, il cui “Piano di rinascita democratica” mirava a infiltrare e controllare le istituzioni politiche, giudiziarie e mediatiche italiane.
Emettendo questo francobollo, lo Stato italiano equipara Berlusconi a eroi nazionali come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino, magistrati che hanno dato la vita lottando contro la mafia. È un insulto alla loro memoria e a tutti gli italiani che credono nella giustizia.
Questo francobollo non onora uno statista. Commemora un uomo che ha svilito la nostra politica e ridicolizzato l’Italia a livello internazionale. È un francobollo del disonore, che rivela la bancarotta morale di chi eleva un pregiudicato allo status di eroe nazionale.
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Berlusconi non è stato uno statista. È stato un pregiudicato, condannato in via definitiva per frode fiscale a quattro anni di reclusione. Solo cavilli legali e prescrizioni lo hanno salvato da ulteriori condanne. Fino alla sua morte, è rimasto indagato dalla Procura di Firenze in relazione alle stragi mafiose del 1993.
Le sentenze hanno stabilito che Berlusconi pagava la mafia siciliana. Il suo stretto collaboratore Marcello Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia, è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Cassazione ha stabilito che dal 1974 al 1992, Dell’Utri è stato il garante “decisivo” dell’accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra, fornendo “un costante canale di significativo arricchimento” per la mafia e garantendo a Berlusconi la sua “sicurezza personale ed economica”.
Negli anni ’70 incontrò i boss mafiosi e assunse Vittorio Mangano, un noto mafioso, nella sua villa di Arcore. Era inoltre iscritto alla loggia massonica segreta P2, il cui “Piano di rinascita democratica” mirava a infiltrare e controllare le istituzioni politiche, giudiziarie e mediatiche italiane.
Emettendo questo francobollo, lo Stato italiano equipara Berlusconi a eroi nazionali come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino, magistrati che hanno dato la vita lottando contro la mafia. È un insulto alla loro memoria e a tutti gli italiani che credono nella giustizia.
Questo francobollo non onora uno statista. Commemora un uomo che ha svilito la nostra politica e ridicolizzato l’Italia a livello internazionale. È un francobollo del disonore, che rivela la bancarotta morale di chi eleva un pregiudicato allo status di eroe nazionale.
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Le sentenze hanno stabilito che Berlusconi pagava la mafia siciliana. Il suo stretto collaboratore Marcello Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia, è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Cassazione ha stabilito che dal 1974 al 1992, Dell’Utri è stato il garante “decisivo” dell’accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra, fornendo “un costante canale di significativo arricchimento” per la mafia e garantendo a Berlusconi la sua “sicurezza personale ed economica”.
Negli anni ’70 incontrò i boss mafiosi e assunse Vittorio Mangano, un noto mafioso, nella sua villa di Arcore. Era inoltre iscritto alla loggia massonica segreta P2, il cui “Piano di rinascita democratica” mirava a infiltrare e controllare le istituzioni politiche, giudiziarie e mediatiche italiane.
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