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Tassisti: quando la violenza mette in secondo piano le ragioni della protesta

 
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In quanti conoscono ancora la scala musicale?
Il metodo di lettura delle note chiamato Do mobile o Solfamisazione, sviluppato dal compositore ungherese Zoltan Kodaly e reso popolare dal musical Tutti insieme appassionatamente, ha le sue origini nel medioevo. In un articolo pubblicato sull'ultimo numero della rivista BBC Music Magazine, Rick Jones ripercorre la storia della scala musicale e cerca di capire in quanti, al giorno d'oggi, la conoscano ancora. Il risultato è stato decisamente superiore alle aspettative, almeno per quanto riguarda la conoscenza della scala. Pochi invece, tra quelli che hanno risposto ad un sondaggio realizzato tra i passanti in una piazza di Londra, sono stati in grado di leggere e cantare le note di un brano musicale – come racconta Rick Jones nell'articolo "Easy as doh re mi" (dal numero di Febbraio della rivista BBC Music Magazine).
Tassisti: quando la violenza mette in secondo piano le ragioni della protesta
Alla fine, con l'accordo siglato martedì scorso, i tassisti hanno dimostrato che con la violenza e gli scioperi illegali si ottiene tutto. Questo almeno il commento di alcuni politici alla fine dei sei giorni di protesta dei tassisti, spesso degenerate in violenze e aggressioni. Proteste nate dall'esasperazione dei tassisti per il lunghissimo tira e molla dei vari governi,che da anni continuano a rinviare una regolamentazione degli Ncc, i noleggiatori con conducente. Il problema riguarda soprattutto il maggiore concorrente dei tassisti, quello che da qualche tempo sta mettendo in crisi i loro privilegi e monopoli, ovvero Uber, la multinazionale che tramite una app manda un'auto con autista a prendere il cliente per accompagnarlo dove desidera. Comprensibile che coloro che, per una licenza, erano arrivati a pagare anche diverse centinaia di migliaia di euro, non gradiscano la concorrenza di chi, come Uber, guadagna in Italia ma paga le tasse all'estero. Anche se, per quanto riguarda le licenze, un guidatore di Uber intervistato da Roberto Rotunno per il Riformista, ha dichiarato "Molte licenze Ncc le hanno vendute gli stessi tassisti prima di prendere l'auto bianca. In pratica, prima ci hanno guadagnato , ora vogliono che a quelle licenze si applichino limitazioni per non subire la concorrenza". Al di là delle ragioni degli uni e degli altri e della legittimità degli scioperi selvaggi, le esasperazioni dei tassisti erano più che comprensibili. Ma dopo le violenze, dopo le aggressioni continue ai guidatori di Uber, dopo le bombe carta e dopo la pubblicazione della foto del tassista che indossa un tirapugni, le ragioni della protesta passano in secondo piano – scrive Sergio Rizzo nel corsivo "La protesta è legittima. Ma il tirapugni?" (dal Corriere della Sera del 22 febbraio).
L'Islam radicale cavalca la protesta anti Trump
Negli Stati Uniti le proteste contro Trump, organizzate lunedì scorso in occasione di quello che è stato ribattezzato come il "Not my president day", hanno rappresentato per alcuni leader islamici l'occasione per invocare una presunta giustizia e uguaglianza sotto la legge di Allah. Come scrive Francesco Semprini, inviato a New York per La Stampa, a Detroit il leader della ‘Nazione dell'islam' Louis Farrakhan annunciava l'inizio di una nuova era in cui tutti gli esseri umani potranno godere di pace, libertà ed eguaglianza sotto la legge di Allah.

Dall'Islam un invito alla moderazione

Se nel mondo occidentale ci si domanda come sia possibile conciliare libertà e religione imposta per legge, nel mondo islamico c'è invece chi invita i musulmani ad un approccio moderato verso la religione. Nel suo romanzo epistolare "Lettere a Nour. Perché non mi sono accorto di nulla", pubblicato in Francia a fine ottobre, l'islamologo franco marocchino Richard Benzine, considerato uno dei nuovi pensatori dell'islam moderato, racconta la storia di un padre che scopre che sua figlia si è convertita all'islam radicale ed è partita per Falluja – come spiega Rolla Scollari nell'articolo "Islamici di tutto il mondo, moderiamoci" (da Panorama del 16 febbraio).
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63 episodi

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Tassisti: quando la violenza mette in secondo piano le ragioni della protesta
Alla fine, con l'accordo siglato martedì scorso, i tassisti hanno dimostrato che con la violenza e gli scioperi illegali si ottiene tutto. Questo almeno il commento di alcuni politici alla fine dei sei giorni di protesta dei tassisti, spesso degenerate in violenze e aggressioni. Proteste nate dall'esasperazione dei tassisti per il lunghissimo tira e molla dei vari governi,che da anni continuano a rinviare una regolamentazione degli Ncc, i noleggiatori con conducente. Il problema riguarda soprattutto il maggiore concorrente dei tassisti, quello che da qualche tempo sta mettendo in crisi i loro privilegi e monopoli, ovvero Uber, la multinazionale che tramite una app manda un'auto con autista a prendere il cliente per accompagnarlo dove desidera. Comprensibile che coloro che, per una licenza, erano arrivati a pagare anche diverse centinaia di migliaia di euro, non gradiscano la concorrenza di chi, come Uber, guadagna in Italia ma paga le tasse all'estero. Anche se, per quanto riguarda le licenze, un guidatore di Uber intervistato da Roberto Rotunno per il Riformista, ha dichiarato "Molte licenze Ncc le hanno vendute gli stessi tassisti prima di prendere l'auto bianca. In pratica, prima ci hanno guadagnato , ora vogliono che a quelle licenze si applichino limitazioni per non subire la concorrenza". Al di là delle ragioni degli uni e degli altri e della legittimità degli scioperi selvaggi, le esasperazioni dei tassisti erano più che comprensibili. Ma dopo le violenze, dopo le aggressioni continue ai guidatori di Uber, dopo le bombe carta e dopo la pubblicazione della foto del tassista che indossa un tirapugni, le ragioni della protesta passano in secondo piano – scrive Sergio Rizzo nel corsivo "La protesta è legittima. Ma il tirapugni?" (dal Corriere della Sera del 22 febbraio).
L'Islam radicale cavalca la protesta anti Trump
Negli Stati Uniti le proteste contro Trump, organizzate lunedì scorso in occasione di quello che è stato ribattezzato come il "Not my president day", hanno rappresentato per alcuni leader islamici l'occasione per invocare una presunta giustizia e uguaglianza sotto la legge di Allah. Come scrive Francesco Semprini, inviato a New York per La Stampa, a Detroit il leader della ‘Nazione dell'islam' Louis Farrakhan annunciava l'inizio di una nuova era in cui tutti gli esseri umani potranno godere di pace, libertà ed eguaglianza sotto la legge di Allah.

Dall'Islam un invito alla moderazione

Se nel mondo occidentale ci si domanda come sia possibile conciliare libertà e religione imposta per legge, nel mondo islamico c'è invece chi invita i musulmani ad un approccio moderato verso la religione. Nel suo romanzo epistolare "Lettere a Nour. Perché non mi sono accorto di nulla", pubblicato in Francia a fine ottobre, l'islamologo franco marocchino Richard Benzine, considerato uno dei nuovi pensatori dell'islam moderato, racconta la storia di un padre che scopre che sua figlia si è convertita all'islam radicale ed è partita per Falluja – come spiega Rolla Scollari nell'articolo "Islamici di tutto il mondo, moderiamoci" (da Panorama del 16 febbraio).
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