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Traerte Vadiaperti - Raffaele Troisi

25:27
 
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A raccontare la ‘sua’ Irpinia e la cantina Traerte Vadiaperti sarà presente Raffaele Troisi, un viticoltore
capace di raccontare come pochi, con entusiasmo e grande capacità comunicativa la storia, gli obiettivi
della propria azienda e le ottime caratteristiche organolettiche dei vitigni che vinifica rigorosamente in
purezza.
La storia di questa azienda, sita a Montefredane, sulle colline della valle del Sabato, in contrada Vadiaperti,
tra i 400 ed i 700 mt., inizia con il padre di Raffaele, Antonio Troisi, professore di storia, che nell’84 pensò
che il Fiano prodotto meritava di essere imbottigliato.
Questa scelta oggi appare quasi scontata (in Campania e non solo), ma allora rivoluzionò la viticultura
irpina! Da allora a Vadiaperti sono sempre andati dritti per la loro strada ed hanno sempre prodotto vini di
classe, prevalentemente bianchi, minerali ed austeri, al di fuori di dinamiche di moda e gusto popolare.
Al Fiano, nel ’90, si aggiunse il Greco di Tufo e, nel ‘93, il Coda di Volpe. Vitigno poco conosciuto e poco
produttivo, di difficile vinificazione, introdotto in azienda grazie alla rischiosa e caparbia scommessa del
giovane figlio Raffaele che, dopo gli studi di chimica, tornò in Vadiaperti per affiancare il padre.
Oggi Raffaele conduce l’azienda, diventata Traerte Vadiaperti, con determinazione, nel rispetto delle idee
paterne: coltivazione esclusivamente di vitigni autoctoni, massima cura in vigna, flessibilità nelle tecniche di
conduzione, estremo rispetto di ambiente, caratteristiche dei vitigni coltivati e, soprattutto, del prezioso
territorio vulcanico che rende i vini prodotti unici ed inimitabili.
Unica vera eccezione all’eredità produttiva paterna è stata per Raffaele la sfida Coda di Volpe: vitigno
autoctono della zona, da sempre considerato un fratello meno dotato rispetto a Fiano e Greco di Tufo, su
cui Raffaele ha sempre puntato, sin da quando ha deciso di imbottigliarlo la prima volta (produttore tra i
primi a scommettere sulle sue grandi potenzialità in Irpinia ed in Italia), cambiandone il destino prevalente
quale uva da taglio.
I vini di Raffaele hanno uno stile preciso: minerali, dritti fino alla fine della beva e ‘virili’ in un duplice senso:
prima di tutto perché non lasciano alcuno spazio a ‘suggestioni’ olfattive floreali o di frutta dolce e matura;
in seconda istanza perché sono vini prodotti con passione e coerenza, senza compromessi, creati per
esprimere al meglio i vitigni prodotti ed il territorio di provenienza. Non possono che suscitare sempre,
garantito, grande apprezzamento!
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379 episodi

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La storia di questa azienda, sita a Montefredane, sulle colline della valle del Sabato, in contrada Vadiaperti,
tra i 400 ed i 700 mt., inizia con il padre di Raffaele, Antonio Troisi, professore di storia, che nell’84 pensò
che il Fiano prodotto meritava di essere imbottigliato.
Questa scelta oggi appare quasi scontata (in Campania e non solo), ma allora rivoluzionò la viticultura
irpina! Da allora a Vadiaperti sono sempre andati dritti per la loro strada ed hanno sempre prodotto vini di
classe, prevalentemente bianchi, minerali ed austeri, al di fuori di dinamiche di moda e gusto popolare.
Al Fiano, nel ’90, si aggiunse il Greco di Tufo e, nel ‘93, il Coda di Volpe. Vitigno poco conosciuto e poco
produttivo, di difficile vinificazione, introdotto in azienda grazie alla rischiosa e caparbia scommessa del
giovane figlio Raffaele che, dopo gli studi di chimica, tornò in Vadiaperti per affiancare il padre.
Oggi Raffaele conduce l’azienda, diventata Traerte Vadiaperti, con determinazione, nel rispetto delle idee
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conduzione, estremo rispetto di ambiente, caratteristiche dei vitigni coltivati e, soprattutto, del prezioso
territorio vulcanico che rende i vini prodotti unici ed inimitabili.
Unica vera eccezione all’eredità produttiva paterna è stata per Raffaele la sfida Coda di Volpe: vitigno
autoctono della zona, da sempre considerato un fratello meno dotato rispetto a Fiano e Greco di Tufo, su
cui Raffaele ha sempre puntato, sin da quando ha deciso di imbottigliarlo la prima volta (produttore tra i
primi a scommettere sulle sue grandi potenzialità in Irpinia ed in Italia), cambiandone il destino prevalente
quale uva da taglio.
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prima di tutto perché non lasciano alcuno spazio a ‘suggestioni’ olfattive floreali o di frutta dolce e matura;
in seconda istanza perché sono vini prodotti con passione e coerenza, senza compromessi, creati per
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