Rimedio ideale per chi, arrivato a 30 anni, comincia ad avere tremendi mal di testa. Praticamente ibuprofene in comode dosi vocali. Non è un presidio medico, ma dovrebbe esserlo.
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Ovvero dell'ultima puntata. Lo so, una lacrimuccia ci sta...
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Ovvero delle cose che era meglio ci dicessero. Perché la verità fa male, ma fa diventare grandi
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Ovvero delle cose che non diciamo. E che invece dovremmo dire, no?!
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Ovvero delle cose che non diciamo. E non sarebbe ora di dirle?!
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Ovvero della diffidenza. Sia quando si reclina il sedile che nella vita di tutti i giorni.
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Ovvero del transfert emotivo. O se preferite, della sindrome di Stoccolma da ufficio.
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Ovvero delle aspettative. Quelle che non rispetta nessuno.
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Ovvero del conformismo. Perché ci piaccia o no, siamo proprio uguali agli altri.
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Crema solare, ovvero dei consigli per affrontare la nostra prima estate da trentenni.
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Ovvero money. Perché è sempre una questione di soldi
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Ovvero della nostalgia, convinti come siamo che si stava meglio quando si stava in Erasmus.
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Palestra, ovvero dell’invecchiamento. Che fa male, almeno quanto la palestra.
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Ovvero dell’inadeguatezza, visto che il cv del vicino è sempre più pieno.
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Ovvero dei pregiudizi. Che sono sempre il miglior anticoncezionale.
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Ovvero della libertà. E degli alibi che troviamo per non liberarci mai.
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Ovvero dell'egocentrismo. Su il braccio, quante foto con il cerottino abbiamo?
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Ovvero dell’ipocrisia. Ma scritto con la faccina suona meglio.
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Ovvero della felicità. Perché il lieto fine c’è, bisogna solo arrivarci.
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Bacardi, ovvero dei poser. Perchè se non sai chi sei, basta fingere.
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Ovvero della scelta. Soprattutto quella che non facciamo.
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Ovvero dei silenzi. Perché nelle relazioni vince chi sfugge alle notifiche.
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Ovvero dell'impazienza. Perché le cose è sempre meglio ottenerle prima. Anzi, prime.
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Ovvero dei migliori auguri da fare a chi compie 30 anni.
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Ovvero della precarietà. Perché non tutti possiamo essere Bello Figo.
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Ovvero dell’invecchiamento. Che arriva sempre prima. E che è sempre peggio.
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Ovvero del bisogno di attenzione. Bisogno disperato di attenzione.
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Ovvero del paragone. Da cui di solito non se ne esce bene.
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Ovvero del cinismo. Che qui tutti ridiamo anche se non c'è molto da stare allegri.
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Ovvero dell’immaturità. Perché lo stage è il miglior modo per restare giovani tutta la vita.
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Ovvero dell'illusione. Perché se la vita non è un pranzo di gala non è manco un pranzo al giapponese.
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Ovvero della perfezione e di tutte quelle foto che ci teniamo nello smartphone e non pubblichiamo mai.
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