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National Geographic photographer and conservationist Jaime Rojo has spent decades capturing the beauty and fragility of the monarch butterfly. Their epic migration is one of nature’s most breathtaking spectacles, but their survival is under threat. In this episode, Jaime shares how his passion for photography and conservation led him to document the monarchs’ journey. He and host Brian Lowery discuss the deeper story behind his award-winning images, one about resilience, connection, and the urgent need to protect our natural world. See Jaime's story on the monarch butterflies at his website: rojovisuals.com , and follow Brian Lowery at knowwhatyousee.com .…
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Emittente antagonista Brescia Milano Cremona Trento Verona
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Emittente antagonista Brescia Milano Cremona Trento Verona
Il giorno dopo lo storico appello del leader e cofondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan Abdullah Ocalan , diffuso giovedì 27 febbraio 2025 da Istanbul da deputate e deputati del partito Dem intitolato “Appello per la pace e una società democratica”, la corrispondenza di una compagna internazionalista che si trova in Rojava – sulle frequenze di Radio Onda d’Urto – racconta la reazione della società della Siria del nord e dell’est. “È importante comprendere questo appello nella sua interezza e nel momento storico in cui è stato condiviso”, afferma la compagna nell’audio. “Il messaggio – spiega – si rivolge soprattutto agli stati nazione coinvolti in questo processo e a tutti i popoli della regione, per poter trovare una soluzione pacifica e politica alla situazione di crisi in cui ci troviamo. Perché non ci sia una guerra che porti solamente spargimenti di sangue e perché invece ci si possa alleare tra popoli, tra società, per far sì che la resistenza possa essere più forte”. “Qui in Rojava – racconta ancora la compagna internazionalista – le persone hanno reagito al messaggio con grande forza e fiducia , perché il movimento di liberazione del Kurdistan si è sviluppato sulla fiducia nei confronti di Abdullah Ocalan e del suo paradigma , che è stato applicato dal Pkk senza che però rimanesse fermo, senza mai essere dogmatico”. “Al contrario – spiega – quello che sta succedendo in questa fase storica è già successo in passato. Per questo la società, qui, non è rimasta sorpresa per questa decisione. Il paradigma, e quindi il partito, si sono già trasformati negli anni. “ Nella sua corrispondenza la compagna internazionalista che si trova nell’Amministrazione autonoma democratica della Siria del nord e dell’est chiarisce un aspetto importante per interpretare il messaggio di Ocalan : “ quello che ha chiesto Reber Apo (Abdullah Ocalan) – afferma – non significa la fine della lotta e della resistenza dei popoli , o la fine della costruzione di una società libera di popoli che possono coesistere secondo i princìpi di liberazione della donna, di ecologia e di democrazia. Significa una trasformazione sulla base della fase storica in cui siamo.” Infine, una considerazione su quello che ci si può aspettare e su quali potrebbero essere i prossimi passaggi, che potrebbero coinvolgere anche la società del Rojava, organizzata secondo il modello del confederalismo democratico, ispirato al paradigma della modernità democratica elaborato proprio da Ocalan: “ in questo momento il Partito non è sciolto . Come ha detto Ocalan, questo deve essere fatto in modo ufficiale e formale, tramite un congresso , e solo se anche la Turchia deporrà le armi . Quindi, anche qui, tutte e tutti stanno aspettando una qualche comunicazione ufficiale da parte della Turchia. E a seconda di come la Turchia deciderà di rispondere verranno fatti i prossimi passi . In passato si è provato molte volte a intraprendere un processo simile… Ma la Turchia non l’ha mai rispettato”. La corrispondenza dal Rojava di una compagna internazionalista per Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica.…
Consueto appuntamento del venerdì mattina con l’ Analisi critica dei fatti economici della settimana con l’economista e collaboratore di Radio Onda d’Urto Andrea Fumagalli . In diretta ogni venerdì alle ore 12. Nella puntata di venerdì 28 febbraio affrontiamo diverse questioni economiche nazionali e internazionali: in primis il caro-bollette , con il Cdm di questa mattina riunitosi per cercare di tamponare il vertigionoso aumento delle bollette che per tutto inverno ha accompagnato le famiglie italiane; il secondo argomento i dazi e la politica economica di Trump , che come un boomerang piombacontro l’amico multimiliardario Elon Musk e la sua azienda di veicoli elettrici Tesla, che sta subendo pesanti perdite in Borsa a Wall Street a causa, soprattutto, della drastica diminuzione delle vendite in Europa che sono calate di circa il 45% nell’ultimo mese; in ultimo il sequestro preventivo d’urgenza per frode fiscale da 47 milioni di euro a carico di Dhl Express Italy , colosso della logistica e trasporti. La puntata in podcast. Ascolta o scarica.…
A partire dal ritrovamento di una testimonianza redatta negli anni ’50 dal Movimento democratico di liberazione nazionale – uno dei partiti comunisti attivi in Egitto all’epoca in cui venne fondato lo Stato di Israele – Nicola Lamri , dottorando in storia contemporanea presso l’Université Polytechnique Hauts-de-France e l’Università di Bologna, all’interno di un recente articolo pubblicato su Iconografie va a individuare “ le radici delle mire di Donald Trump sulla Striscia di Gaza “. Quel frammento del Movimento democratico di liberazione nazionale egiziano racconta con chiarezza “della situazione di violenza estrema e di isolamento che la popolazione di Gaza si trovava a vivere subito dopo l’espulsione dai territori palestinesi”, quasi 80 anni fa . I piani di controllo su Gaza non sono nuovi . Prima le mire coloniali israeliane subito dopo la creazione dello Stato ebraico, poi il piano inglese del 1951, e ora i progetti della “Monaco del Mediterraneo” da parte degli Stati Uniti di Donald Trump e la “guerra democrafica” e genocidiaria di Israele. Gaza e i palestinesi sono, però, un laboratorio politico di resistenza perchè “la Striscia di Gaza non si può controllare”. Ne parla, ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Nicola Lamri, dottorando in storia contemporanea presso l’Université Polytechnique Hauts-de-France e l’Università di Bologna. Ascolta o scarica.…
Grecia paralizzata per uno sciopero nazionale indetto da tutti i sindacati con oltre 200 manifestazioni – una delle mobilitazioni più imponenti degli ultimi decenni – per chiedere verità e giustizia in occasione dell’anniversario di due anni dalla strage ferroviaria di Tebi, in cui persero la vita 57 persone, tra cui molti studenti: 85 i feriti gravi, vicino la città di Larissa. La richiesta principale è quella di individuare i responsabili della strage e che le indagini non vengano insabbiate dal governo conservatore di Nea Dimokratia. Oltre ai sindacati nelle piazze greche, affollate da centinaia e centinaia di migliaia di persone, i famigliari delle vittime, movimenti studenteschi, associazioni professionali, semplici cittadini, tra servizi bloccati e negozi chiusi. Lo slogan, “Non ho ossigeno”, si richiama alla frase pronunciata da una delle vittime nel vasto incendio che è divampato dopo lo scontro frontale vicino Larissa tra un treno passeggeri e uno merci, che – secondo una perizia indipendente voluta dall’Associazione famigliari – avrebbe trasportato, senza averne le autorizzazioni, materiale altamente infiammabile. Su Radio Onda d’Urto la corrispondenza con Dimitri, compagno greco, militante sociale e nostro collaboratore dall’enorme piazza di Atene Ascolta o scarica Con noi da Atene anche Tonia Tsitsovitz, giornalista del settimanale ellenico di sinistra, Epoché Ascolta o scarica Ad Atene, a fine manifestazione, numerosi manifestanti si sono diretti verso il palazzo del Parlamento , scontrandosi duramente con la polizia in tenuta antisommossa. Nel mirino, il governo conservatore di Nea Dimokratia: a suon di molotov i manifestanti hanno assediato il Parlamento greco per almeno un paio d’ore. Decine i feriti tra i manifestanti durante le cariche di polizia . Scontri si sono verificati anche nella seconda città della Grecia, Salonicco , davanti alla sede di Ose, l’Organizzazione delle ferrovie elleniche, dove è stata attaccata la polizia al termine della manifestazione. L’aggiornamento nel pomeriggio di Achille, compagno del movimento antiautoritario greco e nostro collaboratore in collegamento da Atene, con cui abbiamo analizzato anche gli effetti di questa giornata nel prossimo futuro Ascolta o scarica…
A Milano sabato 1 marzo, ore 15 da piazza Missori, corteo antifascista indetto dal Comitato FreeGino. “Fuori Gino dalle galere francesi, fuori Maja dalle prigioni di Orbàn, fuori gli/le antifa dalle carceri tedesche, scendiamo in strada per la liberazione di tutte e tutti i prigionieri” queste le parole d’ordine della manifestazione di sabato a Milano. La presentazione con Nic, Comitato Free Gino – Free All Antifas Ascolta o scarica…
Radura 3.4 || Confluire contro la speculazione energetica La nuova puntata di Radura è un po’ speciale, infatti oltre a parlare delle lotte che stanno nascendo i molti territori italiani contro la speculazione energetica presenteremo anche il Convegno di Confluenza che si terrà a Livorno il 29 e 30 marzo . “Pensiamo sia urgente incontrarsi per mettere fine alla propaganda dei governi rispetto alla questione energetica e per prendere parola sull’aggressione che i nostri territori stanno subendo. Oggi la transizione energetica viene strumentalizzata per imporre la servitù dei nostri territori a scopo di profitto. Siamo coscienti dell’urgenza di abbandonare le fonti fossili a fronte del cambiamento climatico in atto, ma ci vogliamo opporre alle dinamiche speculative e di sfruttamento alle quali, da Sud a Nord, ci vogliono destinare in nome di una transizione che non è davvero verde. Crediamo sia necessario un radicale cambiamento nel sistema di produzione e di consumo della nostra società, a monte di variazioni delle nostre modalità di approvvigionamento energetico” Così recita il testo di indizione del Convegno, ne parliamo con Martina del progetto Confluenza e con Marco e Francesco del Comitato Terre di Val di Cornia. Ascolta o scarica. RADURA | UN VIAGGIO NEI CONFLITTI DELL’INTERLAND ITALIANO In onda ogni quarto mercoledì del mese alle ore 20 sulle frequenze di Radio Onda d’Urto [ Qui tutte le puntate precedenti ]…
A Parma sabato l’organizzazione di estrema destra Casa Pound ha organizzato un concerto presso la sede di Via Toscana con gruppi musicali molto noti nell’ambiente. Le forze antifasciste della città hanno organizzato alcune contro manifestazioni. Una istituzionale, un corteo antifascista che vedrà la partecipazione dell’Anpi e della Cgil – che partirà alle ore 16.30 dal monumento al partigiano in piazzale della Pace e terminerà nel parco Vero Pellegrini. Dalla stessa piazza alle 17 partira’ un corteo di realta’ di movimenti sociali e antagonisti ( Art Lab, Parma Pride, Officina Popolare…) che raggiungera’ il presidio convocato alle 18 in via Testi da USI e gruppo anarchico Antonio Cieri. Via Testi si trova vicino a via Toscana, dove si terrà il concerto di Casa Pound. Da Parma Stefano Caffagnini attivista di Officina Popolare, ex militante del fu centro sociale Mariano Lupo Ascolta o scarica COMUNICATO Nella data del 1 marzo, qualche centinaio di nazifascisti, provenienti da tutta Italia, calerà sulla nostra città. L’occasione, o meglio, il pretesto, è rappresentato da un concerto organizzato dai soliti gruppi in quella ferita aperta che è la sede di via Toscana. Il popolo di Parma, fiero della propria identità antifascista, risponderà come sempre ha saputo fare, in nome della democrazia e della Costituzione, di fronte alla minaccia manifesta di questi gruppi ora direttamente sostenuti dal Governo che annovera tra le sue fila esponenti delle fazioni terroriste, come Nar e Terza Posizione. Lo stesso governo che calpesta il diritto internazionale, aiutando il torturatore Almasri a fuggire all’arresto ordinato dalla Corte Penale Internazionale su un volo di Stato, deportando illegittimamente migranti in Albania su navi da guerra, che criminalizza le lotte sociali aumentando esponenzialmente le pene per chi democraticamente protesta, anche in quelle carceri che registrano un suicidio ogni 72 ore. Quello stesso governo che vuole attribuire licenza di dirigere gruppi eversivi terroristici ai servizi segreti, che spia giornalisti e attivisti. Il primo marzo presidieremo le strade con un corteo cittadino che attraverserà il centro per arrivare nei pressi dell’infame raduno, in nome della nostra storia a partire dalle gloriose Barricate del ’22. Coordinamento Antifascista Parma…
Dalla parte del diritto all’abitare , trasmissione quindicinale di Radio onda d’urto di informazione e approfondimento sulle lotte per la casa, contro sfratti, sgomberi e pignoramenti. In questa puntata: Roma : nel quartiere Quarticciolo il 1 marzo corteo per dire no al modello Caivano e agli sgomberi nelle case popolari e sì a modelli alternativi di autorganizzazione. Michele del Quarticciolo ribelle Brescia : Continua ad allargarsi nei quartieri periferici la protesta nelle case popolari coordinata dall’Associazione Diritti per tutti, per migliori condizioni abitative e contro la mancanza di manutenzione e di risposte da parte dell’Aler alle richieste degli inquilini. Sentiremo alcune voci dall’assemblea popolare di Casazza ed un aggiornamento da San Polo, in particolare dal condominio che ha rappresentato l’epicentro della lotta. La trasmissione Dalla parte del diritto all’abitare Ascolta o scarica…
L’atteso appello del leader e cofondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Abdullah Ocalan, è stato diffuso oggi pomeriggio, giovedì 27 febbraio 2025, ma senza l’atteso video-messaggio, evidentemente bloccato da Ankara. A parlare quindi deputate-i del partito della sinistra curda e turca Dem che si sono recati recata sull’isola-carcere di Imrali, dove Ocalan è detenuto da 26 anni. La delegazione era composta dagli storici deputati DEM Sırrı Süreyya Önder, Pervin Buldan, dai copresidenti del partito DEM Tülay Hatimoğulları e Tuncer Bakırhan, Ahmet Türk, dal deputato del partito DEM di Istanbul Cengiz Çiçek e dall’avvocato Faik Özgür Erol. All’incontro ha partecipato Ocalan e i suoi compagni di prigionia a İmralı: Ömer Hayri Konar, Hamili Yıldırım e Veysi Aktaş. Dopo l’incontro, la delegazione del partito DEM ha tenuto una conferenza stampa all’Elit World Hotel di Istanbul per trasmettere quello che lo stesso Ocalan ha definito l’’“ Appello per la pace e la società democratica ”, letto da Ahmet Türk in curdo e da Pervin Buldan in turco. “Lancio un appello – dice Ocalan rivolto a compagne-i del movimento di liberazione, curdo ma non solo – a deporre le armi e mi assumo la responsabilità storica di questo appello. Come farebbe volontariamente qualsiasi comunità e partito moderno la cui esistenza non sia stata abolita con la forza, convocate il vostro congresso e prendete una decisione; tutti i gruppi devono deporre le armi e il PKK deve sciogliersi”. Su Radio Onda d’Urto la traduzione integrale in italiano del testo diffuso da Abdullah Ocalan giovedì 27 febbraio 2025. Ascolta o scarica Così Ocalan, incontrando la delegazione di una mezza dozzina di parlamentari DEM. Tra loro anche Sırrı Süreyya Önder, attuale vicepresidente del Parlamento turco, che ha specificato ulteriormente il senso dell’appello di Ocalan, lontano da un semplice smantellamento unilaterale del Pkk: “Nella pratica, la deposizione delle armi e lo scioglimento richiedono contestualmente il riconoscimento di un processo democratico in Turchia e di una dimensione di legalità”, per continuare la lotta su un terreno politico. Da capire, quindi, quale sarà la reazione di Erdogan di fronte all’apertura – non la prima – di Ocalan per porre fine al conflitto armato e aprire una nuova stagione di coesistenza, non solo in Turchia ma in tutto il Kurdistan. L’analisi e i primi commenti a caldo di Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, e Murat Cinar, giornalista di origini turche e nostro collaboratore Ascolta o scarica Di seguito, la traduzione scritta in lingua italiana dell’appello di Abdullah Ocalan: “Il PKK è nato nel XX secolo, nell’epoca più violenta della storia dell’umanità, tra due guerre mondiali, all’ombra dell’esperienza del socialismo reale e della guerra fredda nel mondo. La negazione dell’esistenza curda, l’erosione dei diritti e delle libertà fondamentali – soprattutto la libertà di espressione – hanno giocato un ruolo significativo nella sua nascita e nel suo sviluppo. Il PKK ha subito la pesante realtà del tempo e del socialismo reale in termini di ideologia, programma, strategia e tattica adottati. Negli anni ’90, con il crollo del socialismo reale a causa di dinamiche interne, la dissoluzione della negazione dell’identità curda nel Paese e i miglioramenti nella libertà di espressione hanno portato all’indebolimento del significato fondante del PKK e sono sfociati in un’eccessiva ripetizione. Nel corso di oltre 1000 anni di storia, le relazioni tra turchi e curdi sono state definite in termini di cooperazione e alleanza reciproca, e turchi e curdi hanno ritenuto essenziale rimanere in questa alleanza volontaria per garantire la propria esistenza e sopravvivere contro le potenze egemoniche. Gli ultimi 200 anni di modernità capitalista sono stati segnati soprattutto dall’obiettivo di rompere questa alleanza. Le forze coinvolte, in linea con i loro interessi di classe, hanno giocato un ruolo fondamentale nel perseguire questo obiettivo. Con le interpretazioni moniste della Repubblica (turca, ndRodu), questo processo si è accelerato. Oggi, il compito principale è quello di ristrutturare il rapporto storico, divenuto estremamente fragile, senza escludere la considerazione delle convinzioni con lo spirito di fraternità. La necessità di una società democratica è inevitabile. Il PKK, l’insurrezione e il movimento armato più lungo ed esteso nella storia della Repubblica, ha trovato base sociale e sostegno, ed è stato reso necessario principalmente dalla chiusura di qualsiasi canali politici democratici. L’inevitabile esito delle deviazioni nazionaliste estreme – come uno Stato nazionale separato, una federazione, un’autonomia amministrativa o soluzioni culturaliste – non risponde alla sociologia storica della società. Il rispetto delle identità, la libera espressione di sé, l’auto-organizzazione democratica di ogni segmento della società sulla base delle proprie strutture socio-economiche e politiche sono possibili solo attraverso l’esistenza di una società e di uno spazio politico democratici. Il secondo secolo della Repubblica può raggiungere e assicurare una continuità permanente e fraterna solo se è coronato dalla democrazia. Non c’è alternativa alla democrazia nel perseguimento e nella realizzazione di un sistema politico. Il consenso democratico è la via fondamentale. Il linguaggio dell’epoca della pace e della società democratica deve essere sviluppato in base a questa realtà. L’appello lanciato da Devlet Bahceli (leader del MHP, il Partito nazionalista turco di destra, legato ai “Lupi Grigi”, ndRodu) insieme alla volontà espressa dal Presidente e alle risposte positive degli altri partiti politici all’appello conosciuto, ha creato un ambiente in cui io lancio un appello a deporre le armi e mi assumo la responsabilità storica di questo appello. Come farebbe volontariamente qualsiasi comunità e partito moderno la cui esistenza non sia stata spazzata via con la forza, convocate il congresso e prendete una decisione; tutti i gruppi devono deporre le armi e il PKK deve sciogliersi. Porgo i miei saluti a tutti coloro che credono nella coesistenza e che attendono con ansia il mio appello”.…
Condannato Eddy, Eduardo Sorge, storico compagno del laboratorio politico Iskra di Napoli, attivista del Movimento disoccupati 7 novembre e della rete nazionale No ddl 1660 – Liberi di lottare, a 6 mesi di reclusione in primo grado per l’iniziativa sindacale che coinvolgeva inoccupati e disoccupati in attesa di formazione per l’inserimento al lavoro, poi svolta negli anni successivi. Assoluzione per gli altri 3 imputati, accusati di aver occupato il Consiglio comunale di Napoli nella vertenza dei disoccupati partenopei di lungo corso; una vertenza ancora aperta, tanto che oggi è stato nuovamente occupato il Consiglio comunale. “Non siamo abituati a farci prendere in giro: oggi abbiamo occupato la sede del consiglio comunale poiché crediamo che rinvii, slittamenti, giri in tondo abbiano reso la misura colma – si legge in un comunicato diffuso sui social. È da anni che scendiamo nelle strade e nelle piazze per diritti, lavoro e soprattutto un tetto. Adesso ci avviciniamo ad un passo fondamentale per la nostra vertenza: dopo essere stati formazioni bisogna chiudere con la vittoria questa battaglia che insieme alla nostra gente e che sulle nostre spalle portiamo. Le istituzioni, tutte, devono assumersi le loro responsabilità e non cercare di fare il gioco delle tre carte sulla pelle di chi lotta per il proprio futuro e quello delle proprie famiglie”. Su questa vertenza abbiamo sentito Davide Dioguardi, Cantiere 167 Scampia. Ascolta o scarica…
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