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Le tre lezioni della lotta contro il drago

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6115
LE TRE LEZIONI DELLA LOTTA CONTRO IL DRAGO
Si conosce molto poco della vita di san Giorgio. Si sa che visse in Palestina e che morì nella piccola città di Lidda, sempre in Palestina. Morì martire verso il 303, quindi prima dell'avvento di Costantino. E proprio a Lidda fu innalzata una basilica in suo onore.
San Giorgio divenne famosissimo durante il medioevo ed è tuttora molto famoso in quanto santo patrono dell'Inghilterra.
A san Giorgio è legata una leggenda secondo la quale sarebbe riuscito a combattere contro un drago per liberare una fanciulla di nome Alessandra, che diventerà cristiana grazie all'impresa del Santo.
Nelle fiabe e nelle saghe la vittoria sui draghi costituisce spesso una prova che l'eroe deve superare per ottenere un bene. Un bene che può essere un tesoro o, appunto, la liberazione di una fanciulla prigioniera.
Il Cristianesimo ha sempre visto nel drago il demonio, in particolar modo Lucifero ribelle che poi viene sconfitto da san Michele e precipitato nell'inferno: "(...) apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi (...)." (Apocalisse 12)
Allora soffermiamoci su tre elementi.
PRIMO: CIÒ CHE CONTA È ESSERE DALLA PARTE DEL VERO E DEL BENE
L'uomo, di per sé fragile, può riuscire a sconfiggere un drago, che è un essere ben superiore all'uomo; un essere che può volare; che può perfino sputare fuoco dalle narici.
Il significato è chiaro. La forza vale fino ad un certo punto. Ciò che conta è essere dalla parte del vero e del bene. Se si è dalla parte giusta, da Dio si otterrà la forza per compiere anche ciò che naturalmente sembra impossibile.
SECONDO: IL BENE S'IDENTIFICA CON IL BELLO E IL MALE CON IL BRUTTO
Le leggende che vedono la presenza dei draghi spesso narrano di un eroe, un cavaliere, che deve liberare una fanciulla prigioniera del mostro. Perché una fanciulla? Il richiamo è senz'altro alla bellezza. Una bellezza che è momentaneamente imprigionata dalla bruttezza. Infatti, i draghi, pur immaginati in maniera diversa, hanno come comune denominatore l'essere brutti, orridi, spaventosi, mostruosi.
Anche qui il significato è chiaro. Il bene s'identifica con il bello e il male con il brutto. Ciò perché il bene affascina, scalda il cuore, attrae di suo. Il male, invece, angoscia, impressiona, turba. Quando trionfa il male, quando trionfa il peccato, quando trionfa l'ingiustizia, accade che il brutto imprigioni il bello. Ed ecco il dovere di far si che il bello trionfi, venga, appunto, liberato.
TERZO: LA MENZOGNA VA SCONFITTA E UCCISA
Come abbiamo detto prima, nell'immaginario fantastico i draghi vengono spesso rappresentati come esseri che sputano fuoco. Il fuoco richiama, da una parte, le fiamme dell'inferno, cioè il luogo dove il ribelle Lucifero fu precipitato; dall'altra, richiama la menzogna, il falso, l'errore, che non a caso vengono sempre "sputati", cioè affermati e propagandati, dal male.
Da qui la necessità di combattere contro i draghi che vuol dire combattere contro le menzogne. I draghi vanno sconfitti e uccisi. Infatti la menzogna va sconfitta e uccisa.
Qui va fatta una digressione. In opposizione a queste concezioni tipiche dell'occidente cristiano, in estremo oriente il drago è invece visto come simbolo di buona sorte, addirittura in grado di produrre elisir dell'immortalità. Ma l'aspetto significativo è che il drago rappresenta l'essenza primigenia della cosmologia taoista, ovvero il legame indissolubile tra yang e yin. Ora, questi due principi vanno intesi monisticamente come superamento della contraddizione. Secondo il Taoismo gli opposti devono coincidere e compenetrarsi: il bene è anche male e il male è anche bene; nel bene c'è anche del male e nel male c'è anche del bene. Insomma, anche attraverso questo simbolo (il drago) si coglie bene quanto discutibili sul piano morale siano queste culture.
Conclusione: i draghi vanno sconfitti [...] perché essi simboleggiano l'errore, il male e il brutto. Ecco perché Chesterton amava dire: "Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi".
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LE TRE LEZIONI DELLA LOTTA CONTRO IL DRAGO
Si conosce molto poco della vita di san Giorgio. Si sa che visse in Palestina e che morì nella piccola città di Lidda, sempre in Palestina. Morì martire verso il 303, quindi prima dell'avvento di Costantino. E proprio a Lidda fu innalzata una basilica in suo onore.
San Giorgio divenne famosissimo durante il medioevo ed è tuttora molto famoso in quanto santo patrono dell'Inghilterra.
A san Giorgio è legata una leggenda secondo la quale sarebbe riuscito a combattere contro un drago per liberare una fanciulla di nome Alessandra, che diventerà cristiana grazie all'impresa del Santo.
Nelle fiabe e nelle saghe la vittoria sui draghi costituisce spesso una prova che l'eroe deve superare per ottenere un bene. Un bene che può essere un tesoro o, appunto, la liberazione di una fanciulla prigioniera.
Il Cristianesimo ha sempre visto nel drago il demonio, in particolar modo Lucifero ribelle che poi viene sconfitto da san Michele e precipitato nell'inferno: "(...) apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi (...)." (Apocalisse 12)
Allora soffermiamoci su tre elementi.
PRIMO: CIÒ CHE CONTA È ESSERE DALLA PARTE DEL VERO E DEL BENE
L'uomo, di per sé fragile, può riuscire a sconfiggere un drago, che è un essere ben superiore all'uomo; un essere che può volare; che può perfino sputare fuoco dalle narici.
Il significato è chiaro. La forza vale fino ad un certo punto. Ciò che conta è essere dalla parte del vero e del bene. Se si è dalla parte giusta, da Dio si otterrà la forza per compiere anche ciò che naturalmente sembra impossibile.
SECONDO: IL BENE S'IDENTIFICA CON IL BELLO E IL MALE CON IL BRUTTO
Le leggende che vedono la presenza dei draghi spesso narrano di un eroe, un cavaliere, che deve liberare una fanciulla prigioniera del mostro. Perché una fanciulla? Il richiamo è senz'altro alla bellezza. Una bellezza che è momentaneamente imprigionata dalla bruttezza. Infatti, i draghi, pur immaginati in maniera diversa, hanno come comune denominatore l'essere brutti, orridi, spaventosi, mostruosi.
Anche qui il significato è chiaro. Il bene s'identifica con il bello e il male con il brutto. Ciò perché il bene affascina, scalda il cuore, attrae di suo. Il male, invece, angoscia, impressiona, turba. Quando trionfa il male, quando trionfa il peccato, quando trionfa l'ingiustizia, accade che il brutto imprigioni il bello. Ed ecco il dovere di far si che il bello trionfi, venga, appunto, liberato.
TERZO: LA MENZOGNA VA SCONFITTA E UCCISA
Come abbiamo detto prima, nell'immaginario fantastico i draghi vengono spesso rappresentati come esseri che sputano fuoco. Il fuoco richiama, da una parte, le fiamme dell'inferno, cioè il luogo dove il ribelle Lucifero fu precipitato; dall'altra, richiama la menzogna, il falso, l'errore, che non a caso vengono sempre "sputati", cioè affermati e propagandati, dal male.
Da qui la necessità di combattere contro i draghi che vuol dire combattere contro le menzogne. I draghi vanno sconfitti e uccisi. Infatti la menzogna va sconfitta e uccisa.
Qui va fatta una digressione. In opposizione a queste concezioni tipiche dell'occidente cristiano, in estremo oriente il drago è invece visto come simbolo di buona sorte, addirittura in grado di produrre elisir dell'immortalità. Ma l'aspetto significativo è che il drago rappresenta l'essenza primigenia della cosmologia taoista, ovvero il legame indissolubile tra yang e yin. Ora, questi due principi vanno intesi monisticamente come superamento della contraddizione. Secondo il Taoismo gli opposti devono coincidere e compenetrarsi: il bene è anche male e il male è anche bene; nel bene c'è anche del male e nel male c'è anche del bene. Insomma, anche attraverso questo simbolo (il drago) si coglie bene quanto discutibili sul piano morale siano queste culture.
Conclusione: i draghi vanno sconfitti [...] perché essi simboleggiano l'errore, il male e il brutto. Ecco perché Chesterton amava dire: "Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi".
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