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Le sostanze preoccupanti - in 5 minuti

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Ti stai chiedendo se un prodotto rientra negli obblighi di notifica per le sostanze chimiche preoccupanti? Che cos'hanno in comune pile, accumulatori, prodotti in ceramica, vernici, spugne e cavi elettrici? Apparentemente nulla, in realtà possono contenere quelle che il Regolamento REACH chiama "Sostanze estremamente preoccupanti". Alcune sono più comuni di altre e le troviamo in moltissimi articoli diversi. Altre sono sono meno frequenti. In un precedente video, abbiamo approfondito l'obbligo di NOTIFICARE tramite un portale, gli articoli contenenti le sostanze pericolose da parte di chi li produce, assembla, importa o distribuisce. Partiamo dalle pile e dagli accumulatori. Sono estremamente diffusi e non tutti sanno che possono contenere, fra le varie cose, PIOMBO o CADMIO che sono entrambe nella lista delle sostanze estremamente preoccupanti. La principale differenza tra pile e accumulatori è che le prime non sono ricaricabili mentre le seconde sì. Ovviamente, quando parlo di pile e accumulatori non mi riferisco solo a quelle portatili che usiamo per i telecomandi, le torce o altre apparecchiature comuni, bensì anche attrezzature industriali. Ci sono anche gli accumulatori per i veicoli. Non solo automobili, furgoni e camion, ma anche le batterie che alimentano i veicoli elettrici come carrelli elevatori, macchine per la pulizia, golf car eccetera. E' molto probabile che in questo genere di articoli si trovi Piombo o Cadmio. E potrebbero esserci anche altri tipi di sostanze pericolose. Quindi per chi li produce, assembla, importa o distribuisce c'è l'obbligo di notifica al portale dell'ECHA. Passiamo quindi ai prodotti in ceramica. Di solito possono contenere acido borico o suoi derivati. In particolare possono essere articoli ad uso decorativo come vasi, o anche di articoli destinati al contatto con gli alimenti come piatti e tazze. E quindi anche chi produce, importa o li distribuisce è obbligato a redigere l'apposita scheda sul portale. Ricordo, che il mancato adempimento di quest'obbligo può comportare delle sanzioni economiche rilevanti. Altro esempio di oggetti contenenti il boro è la pasta per brasatura. O anche il boro viene usato nella produzione di vetro borosilicato, meglio noto come vetro Pyrex. Invece nelle spugne abrasive, così come nei rivestimenti per cavi e apparecchiature elettriche ed elettroniche, compresi quelli per computer e smartphone, è possibile che ci sia il diottilftalato, o DEHP. Si tratta di un agente plastificante molto usato nella realizzazione di materie plastiche. Quindi è facile che sia presente in molti articoli in plastica o che contengono componenti in plastica, specie se provengono da fuori l'UE. Concludo facendo l'esempio dei tessuti e degli articoli di abbigliamento, che possono contenere pigmenti e rivestimenti che rientrano nell'elenco di queste sostanze. Dato che la soglia limite è dello 0,1% in peso, bastano anche quantità molto piccole per far scattare l'obbligo di notifica. La lista di articoli contenenti sostanze pericolose è potenzialmente infinita. Mi sono limitato a portare delle casistiche semplici e molto frequenti. Ma non sempre è facile capire se un articolo contiene o meno queste sostanze e in che quantità. Abbiamo citato a titolo di esempio: il piombo, il cadmio, il boro, il diottilftalato nella plastica e i pigmenti nelle vernici. Però ce ne sono molte altre. Non sono difficili da trovare. Ad esempio un distributore di trapani elettrici è molto probabile che debba effettuare la notifica per la presenza di piombo nelle batterie. E il mancato adempimento di quest'obbligo può comportare delle sanzioni economiche rilevanti. Lo scambio di informazioni con il fornitore è fondamentale, oltre che obbligatorio per legge. Per cui, in caso di dubbio, il mio consiglio è interpellarlo. A2C ha attivato un servizio di consulenza per aiutare le imprese in questo genere di adempimenti.

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