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Grande galleria dell'Appennino, 7-12 ottobre 1985 - Trailer

9:22
 
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Ogni due mesi c’è Altre Indagini: altre storie di Stefano Nazzi per le persone abbonate al Post. Per ascoltare Altre Indagini, abbonati al Post.

Il 23 dicembre 1984 alle 19.08 una bomba esplose sul treno Rapido 904, da Napoli a Milano mentre percorreva la Grande Galleria dell’Appennino, tra le stazioni di Vernio, in Toscana, e San Benedetto San Val di Sambro, in Emilia-Romagna. Morirono 15 persone. Un’altra persona morì mesi dopo per le lesioni riportate. I feriti furono più di 250. Quella notte i soccorsi furono molto difficili perché la bomba era stata fatta esplodere mentre il treno si trovava a metà della galleria e l’esplosione aveva fatto saltare le linee elettriche.

Fu chiamata la strage di Natale.

Le indagini vennero affidate alla procura di Firenze perché secondo le testimonianze la bomba era stata piazzata sul treno da un uomo salito alla stazione di Santa Maria Novella. Fu il procuratore Pier Luigi Vigna a occuparsi dell’inchiesta. Le indagini coinvolsero Cosa Nostra, la mafia siciliana, la camorra napoletana, un politico, futuro deputato della Repubblica, i servizi segreti, elementi legati alla destra eversiva.

Fu una strage ideata, secondo quello che scoprì Vigna, dalla mafia con l’aiuto di vari altri gruppi criminali che si unirono per distogliere l’attenzione da indagini che in quel periodo si stavano svolgendo. A Palermo le testimonianze del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta avevano condotto la procura a chiedere centinaia di arresti. Anche a Napoli la camorra era stata colpita da indagini e arresti. E parte dei vertici dei servizi segreti erano stati coinvolti nella scoperta degli elenchi della loggia massonica Propaganda 2, la P2, guidata da Licio Gelli. L’obiettivo di chi compì quella strage era quello di riportare l’attenzione della magistratura al terrorismo distogliendo l’attenzione dalle organizzazioni criminali e dalle attività dei cosiddetti servizi segreti deviati.

L’esplosivo usato per far esplodere la carrozza nove del Rapido 904, il Semtex H, fu lo stesso utilizzato otto anni dopo per uccidere, a Palermo, in via D’Amelio, Paolo Borsellino e la sua scorta.

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Il 23 dicembre 1984 alle 19.08 una bomba esplose sul treno Rapido 904, da Napoli a Milano mentre percorreva la Grande Galleria dell’Appennino, tra le stazioni di Vernio, in Toscana, e San Benedetto San Val di Sambro, in Emilia-Romagna. Morirono 15 persone. Un’altra persona morì mesi dopo per le lesioni riportate. I feriti furono più di 250. Quella notte i soccorsi furono molto difficili perché la bomba era stata fatta esplodere mentre il treno si trovava a metà della galleria e l’esplosione aveva fatto saltare le linee elettriche.

Fu chiamata la strage di Natale.

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Fu una strage ideata, secondo quello che scoprì Vigna, dalla mafia con l’aiuto di vari altri gruppi criminali che si unirono per distogliere l’attenzione da indagini che in quel periodo si stavano svolgendo. A Palermo le testimonianze del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta avevano condotto la procura a chiedere centinaia di arresti. Anche a Napoli la camorra era stata colpita da indagini e arresti. E parte dei vertici dei servizi segreti erano stati coinvolti nella scoperta degli elenchi della loggia massonica Propaganda 2, la P2, guidata da Licio Gelli. L’obiettivo di chi compì quella strage era quello di riportare l’attenzione della magistratura al terrorismo distogliendo l’attenzione dalle organizzazioni criminali e dalle attività dei cosiddetti servizi segreti deviati.

L’esplosivo usato per far esplodere la carrozza nove del Rapido 904, il Semtex H, fu lo stesso utilizzato otto anni dopo per uccidere, a Palermo, in via D’Amelio, Paolo Borsellino e la sua scorta.

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