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CABOTO di Lorenzo Mattotti e Jorge Zentner (focus)

9:59
 
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vedi libro: https://www.libri.it/caboto Navigatore, cartografo ed esploratore delle Americhe, Sebastiano Caboto fu al servizio di Spagna e Inghilterra negli anni immediatamente successivi alla scoperta del nuovo continente. Su di lui ci sono pervenute poche notizie, frammentarie e contrastanti. A complicare la ricostruzione della sua vita è soprattutto l’esistenza di documenti contraddittori e di scritti apocrifi a lui attribuiti, mentre la sua figura è da sempre controversa: c’è chi lo dipinge come un debole, bugiardo, vile e addirittura usurpatore dei meriti del padre, e chi lo esalta come uomo forte, coraggioso e sapiente, animato da un’invincibile ambizione. Probabilmente non ha giocato a suo favore il fatto di aver diviso i suoi servigi, da straniero, tra due stati rivali, Inghilterra e Spagna, e soprattutto gli hanno recato danno la gelosia e la diffidenza di piloti e cosmografi coevi. Ma, nel mare magnum delle fonti incerte, è possibile rintracciare alcuni punti fermi che ci permettono di ricostruire, a grandi linee, la sua storia. Certo è che nacque a Venezia, figlio dell’esploratore Giovanni e di Mattea Caboto, presumibilmente tra il 1475 e il 1477. Nel maggio del 1497 iniziò ad accompagnare il padre nei suoi viaggi al servizio dell’Inghilterra, partecipando tra l’altro alla spedizione in Canada a bordo della nave Matthew. Nel 1512 Sebastiano fu assunto da Enrico VIII d’Inghilterra come cartografo a Greenwich e nello stesso anno venne nominato capitano da Ferdinando II d’Aragona. Alla morte di quest’ultimo, nel 1517, tornò in Inghilterra e nel 1522 fu nuovamente in Spagna, a Siviglia, dove divenne membro del Consejo de Indias con il grado di piloto mayor nonché il cosmografo più importante del regno, responsabile del “Padron Real”, ovvero la carta del mondo, che veniva via via aggiornata con le notizie riportate da ogni spedizione di ritorno dalle Indie Occidentali. In quel periodo offrì segretamente i suoi servigi alla Repubblica di Venezia per organizzare una spedizione al fine di trovare il passaggio a nord-ovest per la Cina. A questo punto iniziano gli eventi su cui si incentra il libro che Mattotti e Zentner dedicano all’esploratore veneziano. Grazie al racconto di alcuni sopravvissuti, Caboto viene a conoscenza della spedizione spagnola di Juan Díaz de Solís che l’8 ottobre 1515 era salpato da Sanlúcar de Barrameda per raggiungere le Molucche, note come “isole delle spezie”. La spedizione aveva seguito la costa orientale presso la foce del Rio de la Plata, denominato Mar Dulce, raggiungendolo nel febbraio del 1516 per poi risalire fino alla confluenza dell'Uruguay con il Paraná. Qui, con altri membri dell’equipaggio, Díaz de Solís era stato attaccato e ucciso da un gruppo di indigeni. Affascinato dai racconti dei superstiti, che parlano di terre dalle grandi ricchezze, Caboto parte il 3 aprile 1526 da Sanlúcar de Barrameda con l’obiettivo di trovare a sua volta un passaggio verso le Molucche. Le navi arrivano alla costa del Brasile, all’altezza del Pernambuco, dove Caboto riunisce gli ufficiali e comunica loro un cambiamento nei suoi piani: vuole entrare, per esplorarlo, nel Río de la Plata, pensando di poter giungere così nel favoloso regno di Birù (Perù), che non è ancora stato conquistato. Nella zona dell’attuale città argentina di Santa Fe, Caboto fonda un villaggio fortificato, detto di Sancti Spiritu (Santo Spirito) e rimane nella regione per vari anni, esplorando alcuni fiumi delle vicinanze e conducendo spedizioni di carattere naturalistico. Frattanto i suoi luogotenenti Francisco César, Francisco de Rojas, Martín Méndez e Miguel de Rodas si addentrano nella regione alla ricerca del Perù, probabilmente raggiungendo solo la zona dell'attuale Bolivia... continua Francesca Del Moro
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vedi libro: https://www.libri.it/caboto Navigatore, cartografo ed esploratore delle Americhe, Sebastiano Caboto fu al servizio di Spagna e Inghilterra negli anni immediatamente successivi alla scoperta del nuovo continente. Su di lui ci sono pervenute poche notizie, frammentarie e contrastanti. A complicare la ricostruzione della sua vita è soprattutto l’esistenza di documenti contraddittori e di scritti apocrifi a lui attribuiti, mentre la sua figura è da sempre controversa: c’è chi lo dipinge come un debole, bugiardo, vile e addirittura usurpatore dei meriti del padre, e chi lo esalta come uomo forte, coraggioso e sapiente, animato da un’invincibile ambizione. Probabilmente non ha giocato a suo favore il fatto di aver diviso i suoi servigi, da straniero, tra due stati rivali, Inghilterra e Spagna, e soprattutto gli hanno recato danno la gelosia e la diffidenza di piloti e cosmografi coevi. Ma, nel mare magnum delle fonti incerte, è possibile rintracciare alcuni punti fermi che ci permettono di ricostruire, a grandi linee, la sua storia. Certo è che nacque a Venezia, figlio dell’esploratore Giovanni e di Mattea Caboto, presumibilmente tra il 1475 e il 1477. Nel maggio del 1497 iniziò ad accompagnare il padre nei suoi viaggi al servizio dell’Inghilterra, partecipando tra l’altro alla spedizione in Canada a bordo della nave Matthew. Nel 1512 Sebastiano fu assunto da Enrico VIII d’Inghilterra come cartografo a Greenwich e nello stesso anno venne nominato capitano da Ferdinando II d’Aragona. Alla morte di quest’ultimo, nel 1517, tornò in Inghilterra e nel 1522 fu nuovamente in Spagna, a Siviglia, dove divenne membro del Consejo de Indias con il grado di piloto mayor nonché il cosmografo più importante del regno, responsabile del “Padron Real”, ovvero la carta del mondo, che veniva via via aggiornata con le notizie riportate da ogni spedizione di ritorno dalle Indie Occidentali. In quel periodo offrì segretamente i suoi servigi alla Repubblica di Venezia per organizzare una spedizione al fine di trovare il passaggio a nord-ovest per la Cina. A questo punto iniziano gli eventi su cui si incentra il libro che Mattotti e Zentner dedicano all’esploratore veneziano. Grazie al racconto di alcuni sopravvissuti, Caboto viene a conoscenza della spedizione spagnola di Juan Díaz de Solís che l’8 ottobre 1515 era salpato da Sanlúcar de Barrameda per raggiungere le Molucche, note come “isole delle spezie”. La spedizione aveva seguito la costa orientale presso la foce del Rio de la Plata, denominato Mar Dulce, raggiungendolo nel febbraio del 1516 per poi risalire fino alla confluenza dell'Uruguay con il Paraná. Qui, con altri membri dell’equipaggio, Díaz de Solís era stato attaccato e ucciso da un gruppo di indigeni. Affascinato dai racconti dei superstiti, che parlano di terre dalle grandi ricchezze, Caboto parte il 3 aprile 1526 da Sanlúcar de Barrameda con l’obiettivo di trovare a sua volta un passaggio verso le Molucche. Le navi arrivano alla costa del Brasile, all’altezza del Pernambuco, dove Caboto riunisce gli ufficiali e comunica loro un cambiamento nei suoi piani: vuole entrare, per esplorarlo, nel Río de la Plata, pensando di poter giungere così nel favoloso regno di Birù (Perù), che non è ancora stato conquistato. Nella zona dell’attuale città argentina di Santa Fe, Caboto fonda un villaggio fortificato, detto di Sancti Spiritu (Santo Spirito) e rimane nella regione per vari anni, esplorando alcuni fiumi delle vicinanze e conducendo spedizioni di carattere naturalistico. Frattanto i suoi luogotenenti Francisco César, Francisco de Rojas, Martín Méndez e Miguel de Rodas si addentrano nella regione alla ricerca del Perù, probabilmente raggiungendo solo la zona dell'attuale Bolivia... continua Francesca Del Moro
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