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STIGMATE di Lorenzo Mattotti e Claudio Piersanti (focus)

7:51
 
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vedi libro: STIGMATE

Edito per la prima volta nel 1999 nella collana Stile Libero di Einaudi, Stigmate viene oggi ripubblicato da #logosedizioni come seconda tappa di un progetto editoriale che ripercorre l’evoluzione artistica del Lorenzo Mattotti fumettista. Preceduta nel 2017 dalla pubblicazione di Ghirlanda, opera vincitrice del Gran Guinigi 2017 che ha segnato il ritorno di Mattotti al fumetto dopo quasi quindici anni, la collana è stata inaugurata lo scorso marzo con l’uscita del volume L’uomo alla finestra.
Stigmate inizia con un sogno, motivo da sempre particolarmente caro a Mattotti. Nella visione onirica, un misterioso bambino promette a un uomo la prossima fine della sua vita disgraziata. Al suo risveglio, l’uomo sanguina copiosamente dalle palme delle mani. È l’inizio di un incubo: i medici sono convinti che sia un mitomane che si ferisce da solo, il suo datore di lavoro lo guarda con ribrezzo, i clienti del bar dove è impiegato si lamentano delle macchie di sangue che lascia sui bicchieri. Per contro, schiere di adoratori gli fanno visita con offerte votive pregandolo di guarire i propri mali e quelli dei propri cari. Ma lui li scaccia e non vuol sentir parlare né di miracoli né di stigmate. Del resto, cosa può avere in comune un uomo come lui con i santi? Non è altro che un quarantenne balordo, collerico e puzzolente di alcol, che si mantiene lavorando in un bar dove vende sottobanco sigarette di contrabbando e di tanto in tanto si accoppia bestialmente con donne che vivono allo sbando come lui. Per di più quello che ha ricevuto è tutt’altro che un dono: ben presto le stigmate lo porteranno alla rovina. Viene infatti licenziato e lascia il bar non prima di aver fracassato ogni cosa e aver tramortito il suo datore di lavoro. Nel frattempo la sua casa brucia, incendiata da uno dei ceri lasciati dai suoi devoti. Così alla fine l’uomo si ritrova in mezzo alla strada, senza più un lavoro né un posto dove stare. “Perché Dio ha deciso di farmi impazzire?” si domanda, e conclude sconsolatamente che “siamo robaccia destinata a marcire”. Inizia così a condividere il destino dei senzatetto e di altri emarginati in una città sempre più minacciosa e ostile, finché la violenza che lo circonda raggiunge il culmine quando un gruppo di delinquenti dà fuoco a un migrante. È il momento di lasciarsi alle spalle tutto questo, così l’uomo decide di mettersi in cammino per andare a chiedere aiuto a uno zio giostraio. Dopo molte ricerche, scopre che lo zio è in carcere ma la compagnia di giostrai con cui lavorava gli offre comunque un impiego come uomo di fatica. Tra i suoi nuovi colleghi trova l’amore, una ragazza dolce e fragile di nome Lorena che diventerà sua moglie, e decide di mettere a frutto il suo ‘dono’, trasformandosi in una specie di santone che promette guarigioni in cambio di denaro. Sembra dunque profilarsi un lieto fine per questa vicenda, finché la situazione si ribalta nuovamente: le ferite cominciano a richiudersi, i giostrai divengono ostili nei suoi confronti ritenendolo responsabile di una perquisizione della polizia e infine compare il suo ex datore di lavoro in compagnia di un paio di sgherri per prendersi la sua vendetta. Gli sgherri violentano Lorena sotto gli occhi del marito mentre il suo vecchio capo lo riempie di botte e infine spezza il braccio alla donna. Convinta di aver ricevuto la giusta punizione per i suoi peccati, quest’ultima si chiude in sé stessa e sviluppa una forma ossessiva di devozione religiosa... continua

Francesca Del Moro

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Stigmate inizia con un sogno, motivo da sempre particolarmente caro a Mattotti. Nella visione onirica, un misterioso bambino promette a un uomo la prossima fine della sua vita disgraziata. Al suo risveglio, l’uomo sanguina copiosamente dalle palme delle mani. È l’inizio di un incubo: i medici sono convinti che sia un mitomane che si ferisce da solo, il suo datore di lavoro lo guarda con ribrezzo, i clienti del bar dove è impiegato si lamentano delle macchie di sangue che lascia sui bicchieri. Per contro, schiere di adoratori gli fanno visita con offerte votive pregandolo di guarire i propri mali e quelli dei propri cari. Ma lui li scaccia e non vuol sentir parlare né di miracoli né di stigmate. Del resto, cosa può avere in comune un uomo come lui con i santi? Non è altro che un quarantenne balordo, collerico e puzzolente di alcol, che si mantiene lavorando in un bar dove vende sottobanco sigarette di contrabbando e di tanto in tanto si accoppia bestialmente con donne che vivono allo sbando come lui. Per di più quello che ha ricevuto è tutt’altro che un dono: ben presto le stigmate lo porteranno alla rovina. Viene infatti licenziato e lascia il bar non prima di aver fracassato ogni cosa e aver tramortito il suo datore di lavoro. Nel frattempo la sua casa brucia, incendiata da uno dei ceri lasciati dai suoi devoti. Così alla fine l’uomo si ritrova in mezzo alla strada, senza più un lavoro né un posto dove stare. “Perché Dio ha deciso di farmi impazzire?” si domanda, e conclude sconsolatamente che “siamo robaccia destinata a marcire”. Inizia così a condividere il destino dei senzatetto e di altri emarginati in una città sempre più minacciosa e ostile, finché la violenza che lo circonda raggiunge il culmine quando un gruppo di delinquenti dà fuoco a un migrante. È il momento di lasciarsi alle spalle tutto questo, così l’uomo decide di mettersi in cammino per andare a chiedere aiuto a uno zio giostraio. Dopo molte ricerche, scopre che lo zio è in carcere ma la compagnia di giostrai con cui lavorava gli offre comunque un impiego come uomo di fatica. Tra i suoi nuovi colleghi trova l’amore, una ragazza dolce e fragile di nome Lorena che diventerà sua moglie, e decide di mettere a frutto il suo ‘dono’, trasformandosi in una specie di santone che promette guarigioni in cambio di denaro. Sembra dunque profilarsi un lieto fine per questa vicenda, finché la situazione si ribalta nuovamente: le ferite cominciano a richiudersi, i giostrai divengono ostili nei suoi confronti ritenendolo responsabile di una perquisizione della polizia e infine compare il suo ex datore di lavoro in compagnia di un paio di sgherri per prendersi la sua vendetta. Gli sgherri violentano Lorena sotto gli occhi del marito mentre il suo vecchio capo lo riempie di botte e infine spezza il braccio alla donna. Convinta di aver ricevuto la giusta punizione per i suoi peccati, quest’ultima si chiude in sé stessa e sviluppa una forma ossessiva di devozione religiosa... continua

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