Artwork

Contenuto fornito da Abramo Tognato. Tutti i contenuti dei podcast, inclusi episodi, grafica e descrizioni dei podcast, vengono caricati e forniti direttamente da Abramo Tognato o dal partner della piattaforma podcast. Se ritieni che qualcuno stia utilizzando la tua opera protetta da copyright senza la tua autorizzazione, puoi seguire la procedura descritta qui https://it.player.fm/legal.
Player FM - App Podcast
Vai offline con l'app Player FM !

Parole in viaggio - puntata #17

9:11
 
Condividi
 

Manage episode 336470804 series 3188738
Contenuto fornito da Abramo Tognato. Tutti i contenuti dei podcast, inclusi episodi, grafica e descrizioni dei podcast, vengono caricati e forniti direttamente da Abramo Tognato o dal partner della piattaforma podcast. Se ritieni che qualcuno stia utilizzando la tua opera protetta da copyright senza la tua autorizzazione, puoi seguire la procedura descritta qui https://it.player.fm/legal.
Bentornati sulle frequenze di Parole in viaggio, la trasmissione che prova a ritrovare il significato di alcune parole che quotidianamente usiamo. Oggi voglio ripartire dall’ultimo approfondimento, perchè ritengo meriti un ulteriore spazio. Grazie al consiglio di un’attenta ascoltatrice, desidero condividere con voi il senso ancora più radicato della parola idiota. Nella precedente trasmissione avevo definito idiota chi si dedica alla s fera privata e delega gli altri ad operare per lui; in realtà l’idiota non è solo colui che si astiene, perchè la parola trova la sua radice anche nel greco eidon, che è il passato del verbo orao, che significa vedere. Si crea quindi un legame tra l’azione dell’osservare e la conseguente decisione ad agire o meno: chi non vuole vedere, chi si priva anche della facoltà sensoriale della vista, di conseguenza non può che lasciare ad altri il compito di agire. Idiota nel senso di non voler vedere, proprio come dice Daniele Silvestri “dovevo proprio avere gli occhi bendati per non vedere tutti i giorni passati, sprecati, buttati consacrati al niente” Idiota nel senso di non voler conoscere la realtà che sta attorno, di non voler incontrare. anche perchè la parola incontro nasconde un piccolo dettaglio: noi solitamente la usiamo per definire una situazione in cui non è presente un elemento di discordia. In realtà, la sua origine racconta dell’unione di due parti, in e contro che definiscono invece tutta un’altra tipologia di circostanze. contro richiama il latino contra, ovvero qualcosa o qualcuno che si trova in una posizione opposta alla mia. La parte più interessante però è racchiusa proprio nella parola in, perchè esprime come ci sia un movimento, come la situazione non sia statica, radicata o irremovibile. In rappresenta il verso, l’azione di andare verso qualcuno. Nel momento in cui decido di incontrare l’altro, ho lasciato la mia posizione originale e sono già in movimento verso l’altro. La magia dell’incontro è la direzione, l’intenzione di movimento, l’intenzione di non voler aspettare le mosse dell’altro. Sono io che ho deciso, che sento il desiderio di muovermi, sebbene sono consapevole che l’altro si trova comunque in una posizione opposta. Ma forse ho deciso di muovermi verso l’altro perchè mi interessa, perchè sento che la rigidità delle posizioni potrebbe danneggiarmi più che giovarmi. Sento che potrei trarre un beneficio dall’incontro, sebbene questo mi costringerà a prendermi cura dell’altro e di me stesso. E uso la parola cura non a caso, in quanto tra i suoi significati va ad attingere dalla radice latina KU che significa battere, nel senso proprio di martellare. Infatti, l’incudine è proprio l’attrezzo che serve per battere. La cura diventa quindi una modalità per colpire in due direzioni: sicuramente quando ci prendiamo cura di qualcuno è sempre un’azione di invasione dell’intimità dell’altro, è come se in un certo senso creassimo un’apertura nella sfera personale, a volte anche percotendo, battendo, martellando. Sebbene il nostro possa essere un buon intento, in ogni caso prendersi cura dell’altro significa colpirlo. E in secondo luogo colpiamo anche noi stessi, martelliamo anche sul nostro sistema difensivo: perchè il prendersi cura ha bisogno di un canale diretto tra me e l’altro, non devono porsi ostacoli, nulla deve intromettersi nella relazione tra i due. E per far questo abbiamo bisogno di un elevatissimo livello di attenzione, di osservazione: non a caso il secondo significato di cura ritrova la radice nel latino KAU che significa osservare, guardare.Ecco allora che quando mi prendo cura dell’altro sono chiamato a osservarlo con attenzione, i suoi bisogni, i suoi sentimenti, le sue emozioni, e al tempo stesso non posso dimenticare di osservare anche me stesso, osservare come cambia il mio modo di essere, osservare come si modellano i miei pensieri quando mi prendo cura dell’altro. Anche perchè cura trova la sua terza radice nel sanscrito Kavi, che significa saggio: infat
  continue reading

25 episodi

Artwork
iconCondividi
 
Manage episode 336470804 series 3188738
Contenuto fornito da Abramo Tognato. Tutti i contenuti dei podcast, inclusi episodi, grafica e descrizioni dei podcast, vengono caricati e forniti direttamente da Abramo Tognato o dal partner della piattaforma podcast. Se ritieni che qualcuno stia utilizzando la tua opera protetta da copyright senza la tua autorizzazione, puoi seguire la procedura descritta qui https://it.player.fm/legal.
Bentornati sulle frequenze di Parole in viaggio, la trasmissione che prova a ritrovare il significato di alcune parole che quotidianamente usiamo. Oggi voglio ripartire dall’ultimo approfondimento, perchè ritengo meriti un ulteriore spazio. Grazie al consiglio di un’attenta ascoltatrice, desidero condividere con voi il senso ancora più radicato della parola idiota. Nella precedente trasmissione avevo definito idiota chi si dedica alla s fera privata e delega gli altri ad operare per lui; in realtà l’idiota non è solo colui che si astiene, perchè la parola trova la sua radice anche nel greco eidon, che è il passato del verbo orao, che significa vedere. Si crea quindi un legame tra l’azione dell’osservare e la conseguente decisione ad agire o meno: chi non vuole vedere, chi si priva anche della facoltà sensoriale della vista, di conseguenza non può che lasciare ad altri il compito di agire. Idiota nel senso di non voler vedere, proprio come dice Daniele Silvestri “dovevo proprio avere gli occhi bendati per non vedere tutti i giorni passati, sprecati, buttati consacrati al niente” Idiota nel senso di non voler conoscere la realtà che sta attorno, di non voler incontrare. anche perchè la parola incontro nasconde un piccolo dettaglio: noi solitamente la usiamo per definire una situazione in cui non è presente un elemento di discordia. In realtà, la sua origine racconta dell’unione di due parti, in e contro che definiscono invece tutta un’altra tipologia di circostanze. contro richiama il latino contra, ovvero qualcosa o qualcuno che si trova in una posizione opposta alla mia. La parte più interessante però è racchiusa proprio nella parola in, perchè esprime come ci sia un movimento, come la situazione non sia statica, radicata o irremovibile. In rappresenta il verso, l’azione di andare verso qualcuno. Nel momento in cui decido di incontrare l’altro, ho lasciato la mia posizione originale e sono già in movimento verso l’altro. La magia dell’incontro è la direzione, l’intenzione di movimento, l’intenzione di non voler aspettare le mosse dell’altro. Sono io che ho deciso, che sento il desiderio di muovermi, sebbene sono consapevole che l’altro si trova comunque in una posizione opposta. Ma forse ho deciso di muovermi verso l’altro perchè mi interessa, perchè sento che la rigidità delle posizioni potrebbe danneggiarmi più che giovarmi. Sento che potrei trarre un beneficio dall’incontro, sebbene questo mi costringerà a prendermi cura dell’altro e di me stesso. E uso la parola cura non a caso, in quanto tra i suoi significati va ad attingere dalla radice latina KU che significa battere, nel senso proprio di martellare. Infatti, l’incudine è proprio l’attrezzo che serve per battere. La cura diventa quindi una modalità per colpire in due direzioni: sicuramente quando ci prendiamo cura di qualcuno è sempre un’azione di invasione dell’intimità dell’altro, è come se in un certo senso creassimo un’apertura nella sfera personale, a volte anche percotendo, battendo, martellando. Sebbene il nostro possa essere un buon intento, in ogni caso prendersi cura dell’altro significa colpirlo. E in secondo luogo colpiamo anche noi stessi, martelliamo anche sul nostro sistema difensivo: perchè il prendersi cura ha bisogno di un canale diretto tra me e l’altro, non devono porsi ostacoli, nulla deve intromettersi nella relazione tra i due. E per far questo abbiamo bisogno di un elevatissimo livello di attenzione, di osservazione: non a caso il secondo significato di cura ritrova la radice nel latino KAU che significa osservare, guardare.Ecco allora che quando mi prendo cura dell’altro sono chiamato a osservarlo con attenzione, i suoi bisogni, i suoi sentimenti, le sue emozioni, e al tempo stesso non posso dimenticare di osservare anche me stesso, osservare come cambia il mio modo di essere, osservare come si modellano i miei pensieri quando mi prendo cura dell’altro. Anche perchè cura trova la sua terza radice nel sanscrito Kavi, che significa saggio: infat
  continue reading

25 episodi

Tutti gli episodi

×
 
Loading …

Benvenuto su Player FM!

Player FM ricerca sul web podcast di alta qualità che tu possa goderti adesso. È la migliore app di podcast e funziona su Android, iPhone e web. Registrati per sincronizzare le iscrizioni su tutti i tuoi dispositivi.

 

Guida rapida

Ascolta questo spettacolo mentre esplori
Riproduci