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Parole in Viaggio - puntata #6

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il Natale è alle porte... è meglio fermarsi e parlare un po' di regali... Buon ascolto della puntata #6 buonasera a tutti e bentornati sulle frequenze di Parole in Viaggio. Siamo ormai giunti alla sesta puntata, siamo già al primo traguardo, mezzo anno di questa particolare trasmissione radiofonica dedicata all’approfondimento delle parole. E siamo ormai a pochissimi giorni dall’ultima importante festività dell’anno, il Natale è sulla bocca di tutti, ha invaso le strade di luci e con un incessante traffico che a volte paralizza l’intera circolazione stradale. Il Natale è fatto di tanti momenti particolari, il legame con le persone care, le notti fredde, le strade illuminate a festa, il pranzo o cena con i familiari e anche i regali. Non c’è Natale in cui non ci sono regali, i regali sono una parte caratteristica di questa festa. A volte però vale la pena riprendere in mano il significato di questa parola, capire quando è nata e a cosa faceva riferimento all’epoca della sua nascita. I romani non conoscevano l’esistenza della parola regalo e per loro esisteva solo il dono, il donum appunto. Ma quando nasce allora questo termine così natalizio? all’incirca alla fine dell’impero romano e con la nascita dell’impero di Carlo Magno. Infatti è proprio con la diffusione di vari re barbari che nasce l’esigenza da parte del sovrano di ricevere dai suoi sudditi dei segni della loro amicizia: niente di più, il regalo era proprio la manifestazione del rapporto di amicizia tra due sovrani, tra due re da cui deriva la parola regali, ovvero ciò che spetta al re. E la storia di Carlo Magno racconta alcuni simpatici aneddoti che spiegano meglio l’importanza e il significato di queste gesta, i regali appunto. Possiamo prendere come esempio chiarificatore il rapporto che l’imperatore dei Franchi aveva con il califfo di Bagdad Harun al Rashid, un’amicizia, un patto di non belligeranza che prevedeva per l’appunto lo scambio di regali. Sebbene Carlo Magno avesse ricreato un impero, culturalmente e tecnologicamente era ancora molto arretrato rispetto all’avanguardia del regno arabo. Pertanto i regali molto semplici sfiguravano di fronte alla maestosità di alcuni oggetti che le delegazioni arabe portavano a Carlo: i biografi del tempo raccontano di aver visto scimmie, tessuti preziosi, aromi orientali e perfino un orologio meccanico. Ma il regalo più strabiliante fu di certo l’elefante, questo animale mitologico di cui si narra nei testi classici ma che in Europa probabilmente non aveva mai messo piede. Abu al Abbas, questo il nome del pachiderma, raggiunse la capitale Aquisgrana e fu poi trasportato da Carlo in vari luoghi dell’impero. Da sottolineare però c’è un dettaglio tutt’altro che irrilevante: i regali che i sovrani si scambiavano erano delle vere e proprie dimostrazioni di potenza di un re verso l’altro, e come tali divenivano delle armi a doppio taglio, perché più lussuoso era il regalo più metteva in evidenza il donatore, l’intenzione non era di esaltare tanto colui che riceveva. Inoltre, la differenza culturale e tradizionale tra i due regni metteva in evidenza un ulteriore elemento che riguardava l’interpretazione sul regalo ricevuto. Probabilmente ne Carlo Magno ne qualunque altro suo suddito non avrebbe mai immaginato che l’elefante fatto arrivare in Francia nella cultura araba era un regalo di seconda categoria, dedicato ai sovrani meno importanti. Da una parte pertanto vige il concetto di dominio, di desiderio ad apparire più importanti della persona che riceve. Dall’altra parte diventa evidente che il concetto di spontaneità non è mai stato legato al regalo, anzi, il regalo è esattamente un obbligo, un gesto che va per forza di cose eseguito. Da qui il passaggio al Natale è fin troppo palese: quante volte dovendo fare un pensiero ad una persona facciamo un regalo, cioè ci costringiamo a dovergli comprare per forza qualcosa? E la spontaneità in tutto questo? molto spesso non esiste, molto spesso prevale la necessità di farl

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il Natale è alle porte... è meglio fermarsi e parlare un po' di regali... Buon ascolto della puntata #6 buonasera a tutti e bentornati sulle frequenze di Parole in Viaggio. Siamo ormai giunti alla sesta puntata, siamo già al primo traguardo, mezzo anno di questa particolare trasmissione radiofonica dedicata all’approfondimento delle parole. E siamo ormai a pochissimi giorni dall’ultima importante festività dell’anno, il Natale è sulla bocca di tutti, ha invaso le strade di luci e con un incessante traffico che a volte paralizza l’intera circolazione stradale. Il Natale è fatto di tanti momenti particolari, il legame con le persone care, le notti fredde, le strade illuminate a festa, il pranzo o cena con i familiari e anche i regali. Non c’è Natale in cui non ci sono regali, i regali sono una parte caratteristica di questa festa. A volte però vale la pena riprendere in mano il significato di questa parola, capire quando è nata e a cosa faceva riferimento all’epoca della sua nascita. I romani non conoscevano l’esistenza della parola regalo e per loro esisteva solo il dono, il donum appunto. Ma quando nasce allora questo termine così natalizio? all’incirca alla fine dell’impero romano e con la nascita dell’impero di Carlo Magno. Infatti è proprio con la diffusione di vari re barbari che nasce l’esigenza da parte del sovrano di ricevere dai suoi sudditi dei segni della loro amicizia: niente di più, il regalo era proprio la manifestazione del rapporto di amicizia tra due sovrani, tra due re da cui deriva la parola regali, ovvero ciò che spetta al re. E la storia di Carlo Magno racconta alcuni simpatici aneddoti che spiegano meglio l’importanza e il significato di queste gesta, i regali appunto. Possiamo prendere come esempio chiarificatore il rapporto che l’imperatore dei Franchi aveva con il califfo di Bagdad Harun al Rashid, un’amicizia, un patto di non belligeranza che prevedeva per l’appunto lo scambio di regali. Sebbene Carlo Magno avesse ricreato un impero, culturalmente e tecnologicamente era ancora molto arretrato rispetto all’avanguardia del regno arabo. Pertanto i regali molto semplici sfiguravano di fronte alla maestosità di alcuni oggetti che le delegazioni arabe portavano a Carlo: i biografi del tempo raccontano di aver visto scimmie, tessuti preziosi, aromi orientali e perfino un orologio meccanico. Ma il regalo più strabiliante fu di certo l’elefante, questo animale mitologico di cui si narra nei testi classici ma che in Europa probabilmente non aveva mai messo piede. Abu al Abbas, questo il nome del pachiderma, raggiunse la capitale Aquisgrana e fu poi trasportato da Carlo in vari luoghi dell’impero. Da sottolineare però c’è un dettaglio tutt’altro che irrilevante: i regali che i sovrani si scambiavano erano delle vere e proprie dimostrazioni di potenza di un re verso l’altro, e come tali divenivano delle armi a doppio taglio, perché più lussuoso era il regalo più metteva in evidenza il donatore, l’intenzione non era di esaltare tanto colui che riceveva. Inoltre, la differenza culturale e tradizionale tra i due regni metteva in evidenza un ulteriore elemento che riguardava l’interpretazione sul regalo ricevuto. Probabilmente ne Carlo Magno ne qualunque altro suo suddito non avrebbe mai immaginato che l’elefante fatto arrivare in Francia nella cultura araba era un regalo di seconda categoria, dedicato ai sovrani meno importanti. Da una parte pertanto vige il concetto di dominio, di desiderio ad apparire più importanti della persona che riceve. Dall’altra parte diventa evidente che il concetto di spontaneità non è mai stato legato al regalo, anzi, il regalo è esattamente un obbligo, un gesto che va per forza di cose eseguito. Da qui il passaggio al Natale è fin troppo palese: quante volte dovendo fare un pensiero ad una persona facciamo un regalo, cioè ci costringiamo a dovergli comprare per forza qualcosa? E la spontaneità in tutto questo? molto spesso non esiste, molto spesso prevale la necessità di farl

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