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ABORTO: NON UNA DI MENO E LA RETE NAZIONALE CONSULTORI E CONSULTORIE TORNANO IN PIAZZA IN TUTTA ITALIA

 
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Il movimento femminista e transfemminista Non Una di Meno e la Rete nazionale Consultori e Consultorie tornano oggi in piazza in diverse città italiane, insieme ad altre realtà femministe e transfemministe, per trasformare nuovamente la ricorrenza del 28 settembre, Giornata Internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito, in una giornata di lotta e rivendicazione.

Chiari gli obiettivi della mobilitazione: riaffermare con forza il diritto di decidere sul proprio corpo e sulla propria sessualità; reinquadrare l’IVG come pratica medica essenziale e reclamare “molto di più della 194“. Istanze che si innestano e intrecciano, grazie alla prospettiva di genere e all’approccio intersezionale, sull’attuale scenario politico nazionale e internazionale – sempre più oscurantista, dominato dall’ascesa delle ultradestre e dilaniato dai conflitti – che vede i diritti riproduttivi e l’autodeterminazione di donne e libere soggettività costantemente sotto attacco e sempre più a rischio.

Ai nostri microfoni, Eleonora, parte di Obiezione Respinta e di Non Una di Meno Pisa. Ascolta o scarica

Di seguito il comunicato di lancio dell’iniziativa:

𝟐𝟖 𝐒𝐄𝐓𝐓𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄 – 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐀𝐓𝐀 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑𝐍𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐀𝐋𝐄 𝐏𝐄𝐑 𝐋’𝐀𝐁𝐎𝐑𝐓𝐎 𝐋𝐈𝐁𝐄𝐑𝐎, 𝐒𝐈𝐂𝐔𝐑𝐎 𝐄 𝐆𝐑𝐀𝐓𝐔𝐈𝐓𝐎
Il 28 settembre è l’𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚𝐭𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥 𝐒𝐚𝐟𝐞 𝐀𝐛𝐨𝐫𝐭𝐢𝐨𝐧 𝐃𝐚𝐲, la giornata internazionale dell’aborto sicuro.

In questa giornata scenderemo in piazza in tantissime città italiane per riaffermare il diritto di decidere sui nostri corpi e sulla nostra sessualità, conquistato grazie alle battaglie transfemministe.

La 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝟏𝟗𝟒 è un testo controverso che non garantisce il diritto di scelta e di interruzione volontaria di gravidanza. Un diritto che è impedito dall’altissimo numero di obiettori di coscienza tra il personale sanitario. 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝟏𝟏 𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐜’𝐞̀ 𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐮𝐧 𝐨𝐬𝐩𝐞𝐝𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝟏𝟎𝟎% 𝐝𝐢 𝐨𝐛𝐢𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. Un diritto che è impedito anche alle persone trans, non binarie e intersex, e alle persone migranti, per le limitazioni in cui incorrono se possiedono il visto turistico. Un diritto che in questo modo diventa sempre più un privilegio di classe.
Dal suo insediamento, il governo Meloni ha sostenuto apertamente di non voler toccare questa legge, allo stesso tempo ha però sfruttato le sue debolezze assegnando fondi economici e dando legittimità politica ai movimenti anti-scelta e antiabortisti, aumentando gli ostacoli per accedere all’IVG. Proprio di questi giorni è la notizia dell’apertura della “stanza per l’ascolto” presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino.

Per questo da tempo chiediamo “𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐝𝐢 𝟏𝟗𝟒!”.

Contemporaneamente, nel dibattito pubblico ha preso sempre più spazio la 𝐫𝐞𝐭𝐨𝐫𝐢𝐜𝐚 𝐚 𝐟𝐚𝐯𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐞𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐞𝐦𝐛𝐫𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞: dalla proposta di disegno di legge di Maurizio Gasparri con l’intento di “riconoscere capacità giuridica al concepito” al tour italiano di Pro Vita e Famiglia, aspramente criticato da collettivi e realtà dei territori dove finora è approdato.
Il governo Meloni sostiene campagne per la natalità ma nei fatti, oltre a non supportare materialmente i genitori, promuove discorsi razzisti e omofobi per cui si difende solo un certo tipo di famiglia: tradizionale, eterosessuale e bianca. Noi invece vogliamo una difesa della genitorialità tutta, libera, consapevole, desiderata, supportata e mai imposta.
Tutto ciò si inserisce in un 𝐪𝐮𝐚𝐝𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐬𝐨𝐥𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐭𝐚𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 in favore di quella privata, in un’ottica di aziendalizzazione del servizio sanitario, che mette al centro i profitti e non la cura e il benessere delle persone. In tale contesto si iscrive l’approvazione della 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐚𝐮𝐭𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐭𝐚, che andrà ad aumentare il divario già enorme tra il nord e il sud del paese, e lo smantellamento dei consultori pubblici, fondamentali presidi territoriali per la tutela della salute pubblica.

𝐋’𝐚𝐛𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐞̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐞: 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐠𝐫𝐚𝐭𝐮𝐢𝐭𝐚, 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭ə!

Abbiamo sempre abortito e sempre abortiremo: pretendiamo però di farlo in condizioni di sicurezza, senza subire giudizi e discriminazioni, anche di natura paternalista, razzista, abilista, transfobica, grassofobica e ageista.

Vogliamo che sia una scelta autodeterminata: chiediamo che l’𝐚𝐛𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐟𝐚𝐫𝐦𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐨 sia disponibile in tutti i consultori familiari come sancito dalla legge, che la RU 486 si possa assumere fino alla 12esima settimana come dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che chi vuole e ne abbia la possibilità possa abortire a casa, con la telemedicina o in autogestione. Non è impossibile, già accade nel Lazio e in altre parti del mondo. Ma, senza consultori per tuttə, tutto questo resta lettera morta.
Non abbiamo bisogno di associazioni antiabortiste che cerchino di dissuaderci esercitando violenza psicologica.
𝐀𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐢 𝐚𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐦𝐚𝐭𝐞𝐫𝐧𝐢𝐭𝐚̀, 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐜𝐜𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐚𝐛𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐟𝐨𝐫𝐧𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐚𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐥𝐭𝐨𝐫𝐢, che vengono però gestiti con difficoltà e fatica dal personale sanitario ormai stremato a causa di tagli e definanziamenti continui.

In un momento storico in cui le destre stanno prendendo il sopravvento negli Stati Uniti e in tutta Europa (come ad esempio in Polonia, Ungheria e a Malta), 𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐫𝐢𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐭𝐭𝐚𝐜𝐜𝐨.

In un momento storico in cui le guerre, come quelle in Ucraina e in Sudan, e il genocidio palestinese in corso mettono in pericolo il diritto all’accesso alle cure sanitarie, ai prodotti per l’igiene intima e per le mestruazioni, alla libera scelta di portare avanti una gravidanza o interromperla, 𝐒𝐂𝐄𝐍𝐃𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐈𝐍 𝐏𝐈𝐀𝐙𝐙𝐀!
Insieme ribadiamo che sui nostri corpi decidiamo noi, che abbiamo sempre abortito e sempre abortiremo!
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Chiari gli obiettivi della mobilitazione: riaffermare con forza il diritto di decidere sul proprio corpo e sulla propria sessualità; reinquadrare l’IVG come pratica medica essenziale e reclamare “molto di più della 194“. Istanze che si innestano e intrecciano, grazie alla prospettiva di genere e all’approccio intersezionale, sull’attuale scenario politico nazionale e internazionale – sempre più oscurantista, dominato dall’ascesa delle ultradestre e dilaniato dai conflitti – che vede i diritti riproduttivi e l’autodeterminazione di donne e libere soggettività costantemente sotto attacco e sempre più a rischio.

Ai nostri microfoni, Eleonora, parte di Obiezione Respinta e di Non Una di Meno Pisa. Ascolta o scarica

Di seguito il comunicato di lancio dell’iniziativa:

𝟐𝟖 𝐒𝐄𝐓𝐓𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄 – 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐀𝐓𝐀 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑𝐍𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐀𝐋𝐄 𝐏𝐄𝐑 𝐋’𝐀𝐁𝐎𝐑𝐓𝐎 𝐋𝐈𝐁𝐄𝐑𝐎, 𝐒𝐈𝐂𝐔𝐑𝐎 𝐄 𝐆𝐑𝐀𝐓𝐔𝐈𝐓𝐎
Il 28 settembre è l’𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚𝐭𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥 𝐒𝐚𝐟𝐞 𝐀𝐛𝐨𝐫𝐭𝐢𝐨𝐧 𝐃𝐚𝐲, la giornata internazionale dell’aborto sicuro.

In questa giornata scenderemo in piazza in tantissime città italiane per riaffermare il diritto di decidere sui nostri corpi e sulla nostra sessualità, conquistato grazie alle battaglie transfemministe.

La 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝟏𝟗𝟒 è un testo controverso che non garantisce il diritto di scelta e di interruzione volontaria di gravidanza. Un diritto che è impedito dall’altissimo numero di obiettori di coscienza tra il personale sanitario. 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝟏𝟏 𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐜’𝐞̀ 𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐮𝐧 𝐨𝐬𝐩𝐞𝐝𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝟏𝟎𝟎% 𝐝𝐢 𝐨𝐛𝐢𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. Un diritto che è impedito anche alle persone trans, non binarie e intersex, e alle persone migranti, per le limitazioni in cui incorrono se possiedono il visto turistico. Un diritto che in questo modo diventa sempre più un privilegio di classe.
Dal suo insediamento, il governo Meloni ha sostenuto apertamente di non voler toccare questa legge, allo stesso tempo ha però sfruttato le sue debolezze assegnando fondi economici e dando legittimità politica ai movimenti anti-scelta e antiabortisti, aumentando gli ostacoli per accedere all’IVG. Proprio di questi giorni è la notizia dell’apertura della “stanza per l’ascolto” presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino.

Per questo da tempo chiediamo “𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐝𝐢 𝟏𝟗𝟒!”.

Contemporaneamente, nel dibattito pubblico ha preso sempre più spazio la 𝐫𝐞𝐭𝐨𝐫𝐢𝐜𝐚 𝐚 𝐟𝐚𝐯𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐞𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐞𝐦𝐛𝐫𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞: dalla proposta di disegno di legge di Maurizio Gasparri con l’intento di “riconoscere capacità giuridica al concepito” al tour italiano di Pro Vita e Famiglia, aspramente criticato da collettivi e realtà dei territori dove finora è approdato.
Il governo Meloni sostiene campagne per la natalità ma nei fatti, oltre a non supportare materialmente i genitori, promuove discorsi razzisti e omofobi per cui si difende solo un certo tipo di famiglia: tradizionale, eterosessuale e bianca. Noi invece vogliamo una difesa della genitorialità tutta, libera, consapevole, desiderata, supportata e mai imposta.
Tutto ciò si inserisce in un 𝐪𝐮𝐚𝐝𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐬𝐨𝐥𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐭𝐚𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 in favore di quella privata, in un’ottica di aziendalizzazione del servizio sanitario, che mette al centro i profitti e non la cura e il benessere delle persone. In tale contesto si iscrive l’approvazione della 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐚𝐮𝐭𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐭𝐚, che andrà ad aumentare il divario già enorme tra il nord e il sud del paese, e lo smantellamento dei consultori pubblici, fondamentali presidi territoriali per la tutela della salute pubblica.

𝐋’𝐚𝐛𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐞̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐞: 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐠𝐫𝐚𝐭𝐮𝐢𝐭𝐚, 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭ə!

Abbiamo sempre abortito e sempre abortiremo: pretendiamo però di farlo in condizioni di sicurezza, senza subire giudizi e discriminazioni, anche di natura paternalista, razzista, abilista, transfobica, grassofobica e ageista.

Vogliamo che sia una scelta autodeterminata: chiediamo che l’𝐚𝐛𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐟𝐚𝐫𝐦𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐨 sia disponibile in tutti i consultori familiari come sancito dalla legge, che la RU 486 si possa assumere fino alla 12esima settimana come dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che chi vuole e ne abbia la possibilità possa abortire a casa, con la telemedicina o in autogestione. Non è impossibile, già accade nel Lazio e in altre parti del mondo. Ma, senza consultori per tuttə, tutto questo resta lettera morta.
Non abbiamo bisogno di associazioni antiabortiste che cerchino di dissuaderci esercitando violenza psicologica.
𝐀𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐢 𝐚𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐦𝐚𝐭𝐞𝐫𝐧𝐢𝐭𝐚̀, 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐜𝐜𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐚𝐛𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐟𝐨𝐫𝐧𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐚𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐥𝐭𝐨𝐫𝐢, che vengono però gestiti con difficoltà e fatica dal personale sanitario ormai stremato a causa di tagli e definanziamenti continui.

In un momento storico in cui le destre stanno prendendo il sopravvento negli Stati Uniti e in tutta Europa (come ad esempio in Polonia, Ungheria e a Malta), 𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐫𝐢𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐭𝐭𝐚𝐜𝐜𝐨.

In un momento storico in cui le guerre, come quelle in Ucraina e in Sudan, e il genocidio palestinese in corso mettono in pericolo il diritto all’accesso alle cure sanitarie, ai prodotti per l’igiene intima e per le mestruazioni, alla libera scelta di portare avanti una gravidanza o interromperla, 𝐒𝐂𝐄𝐍𝐃𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐈𝐍 𝐏𝐈𝐀𝐙𝐙𝐀!
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