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Il TRIONFO della ROMA 2001 ||| Dalla CONTESTAZIONE allo SCUDETTO

14:49
 
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“Questo team ha le basi per compiere il salto di qualità’. Sono qui per vincere lo scudetto”. Siamo alla fine di maggio del 1999. La stagione si e’ appena conclusa quando Franco Sensi, imprenditore petrolchimico e numero uno della Roma da sei anni, annuncia il nuovo allenatore dei giallorossi. Via Zeman, ottimo come personaggio, meno come trainer, dentro un uomo reduce dal primo fallimento della sua carriera in panchina e da un anno sabbatico passato a fare il telecronista per la Nazionale. E’ stato giocatore della “Lupa” negli anni Sessanta ed ora, nonostante un’annata disastrosa, punta subito in alto. Come si evince dalle sue prime dichiarazioni. Si chiama Fabio Capello. Poco importa se il campionato 1998-99 si e’ chiuso con un quinto posto ad una distanza siderale dal Milan. “La societa’ è venuta a cercarmi nel momento giusto. Avevo deciso di prendermi dodici mesi di pausa e ora sono pronto a ripartire” così’ il neo tecnico durante le sue prime interviste a Trigoria. Il presidente si frega le mani: per riportarlo in panchina c’era la fila, ma lui ha scelto Roma. “Mi cercavano in tante, negli ultimi giorni il Betis Siviglia e il Paris Saint Germain mi hanno fatto due offerte importanti. Ma non come quella della famiglia Sensi”. E a chi gli chiede che si obiettivi si pone, la risposta, concisa e diretta, racconta tanto dell’uomo Capello: “Ripetere ciò’ che ho fatto nella mia prima esperienza a Milano”. I tifosi sono spaccati a metà’. C'è’ chi sogna davvero di tornare sul gradino più’ alto d’Italia dopo troppo tempo e chi ritiene che sia un percorso lungo, in una Serie A ultra competitiva come quella di fine anni Novanta. E poi, vincere nella capitale, in quell’ambiente, dove tra i giornali e le mille radio locali la pressione è’ altissima, e’ una missione quasi impossibile. Il calciomercato porta in dote Montella ad agosto e, quando tutto è’ ormai compromesso, Nakata in inverno. Lo scudetto arriva si’ in citta’, ma sulla sponda biancoceleste. Mentre i rivali festeggiano, a Trigoria si leccano le ferite. Sesto posto in campionato (peggio dell’anno prima), fuori ai quarti in Coppa Italia dal Cagliari e agli ottavi in UEFA per mano del Leeds. L’ambiente inizia a perdere serenità’, i dubbi del primo momento crescono. E se la parabola del mister fosse davvero in discesa? Dopo l’undicesimo posto del Milan ’97-’98, siamo al secondo flop consecutivo. La società’, però’, non fa una piega, il dg Lucchesi e il ds Baldini confermano l’allenatore e gli costruiscono una grande rosa, merito di una campagna acquisti di alto livello: Samuel, Zebina, Emerson, Guigou e soprattutto, il top player che mancava. Da Firenze, arriva Gabriel Batistuta. Con questa squadra e le cessioni di alcune seconde linee, il guanto di sfida alla Lazio e’ ufficialmente lanciato.

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“Questo team ha le basi per compiere il salto di qualità’. Sono qui per vincere lo scudetto”. Siamo alla fine di maggio del 1999. La stagione si e’ appena conclusa quando Franco Sensi, imprenditore petrolchimico e numero uno della Roma da sei anni, annuncia il nuovo allenatore dei giallorossi. Via Zeman, ottimo come personaggio, meno come trainer, dentro un uomo reduce dal primo fallimento della sua carriera in panchina e da un anno sabbatico passato a fare il telecronista per la Nazionale. E’ stato giocatore della “Lupa” negli anni Sessanta ed ora, nonostante un’annata disastrosa, punta subito in alto. Come si evince dalle sue prime dichiarazioni. Si chiama Fabio Capello. Poco importa se il campionato 1998-99 si e’ chiuso con un quinto posto ad una distanza siderale dal Milan. “La societa’ è venuta a cercarmi nel momento giusto. Avevo deciso di prendermi dodici mesi di pausa e ora sono pronto a ripartire” così’ il neo tecnico durante le sue prime interviste a Trigoria. Il presidente si frega le mani: per riportarlo in panchina c’era la fila, ma lui ha scelto Roma. “Mi cercavano in tante, negli ultimi giorni il Betis Siviglia e il Paris Saint Germain mi hanno fatto due offerte importanti. Ma non come quella della famiglia Sensi”. E a chi gli chiede che si obiettivi si pone, la risposta, concisa e diretta, racconta tanto dell’uomo Capello: “Ripetere ciò’ che ho fatto nella mia prima esperienza a Milano”. I tifosi sono spaccati a metà’. C'è’ chi sogna davvero di tornare sul gradino più’ alto d’Italia dopo troppo tempo e chi ritiene che sia un percorso lungo, in una Serie A ultra competitiva come quella di fine anni Novanta. E poi, vincere nella capitale, in quell’ambiente, dove tra i giornali e le mille radio locali la pressione è’ altissima, e’ una missione quasi impossibile. Il calciomercato porta in dote Montella ad agosto e, quando tutto è’ ormai compromesso, Nakata in inverno. Lo scudetto arriva si’ in citta’, ma sulla sponda biancoceleste. Mentre i rivali festeggiano, a Trigoria si leccano le ferite. Sesto posto in campionato (peggio dell’anno prima), fuori ai quarti in Coppa Italia dal Cagliari e agli ottavi in UEFA per mano del Leeds. L’ambiente inizia a perdere serenità’, i dubbi del primo momento crescono. E se la parabola del mister fosse davvero in discesa? Dopo l’undicesimo posto del Milan ’97-’98, siamo al secondo flop consecutivo. La società’, però’, non fa una piega, il dg Lucchesi e il ds Baldini confermano l’allenatore e gli costruiscono una grande rosa, merito di una campagna acquisti di alto livello: Samuel, Zebina, Emerson, Guigou e soprattutto, il top player che mancava. Da Firenze, arriva Gabriel Batistuta. Con questa squadra e le cessioni di alcune seconde linee, il guanto di sfida alla Lazio e’ ufficialmente lanciato.

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