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Diretta verso otto asteroidi, Lucy è in volo

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Esposizione da 2 minuti e 30 secondi del lancio di Lucy. Crediti: Nasa/Bill Ingalls
Il razzo Atlas V della United Launch Alliance si è staccato dallo Space Launch Complex 41 di Cape Canaveral, in Florida, alle 11:34 ora italiana di ieri, sabato 16 ottobre, esattamente come da programma. In cima, alloggiata all’interno dell’ogiva, la sonda Lucy, la prima della Nasa diretta verso gli asteroidi troiani di Giove. La separazione dal secondo stadio è avvenuta correttamente circa un’ora più tardi, seguita dopo trenta minuti dal dispiegamento dei due enormi pannelli solari, larghi ciascuno quasi 7,3 metri, consentendo così alle batterie di bordo di iniziare a caricarsi e ad alimentare tutti i sottosistemi.
Il primo segnale verso la Terra è stato acquisito da una delle antenne del Deep Space Network della Nasa alle 12:40 ora italiana, confermando il pieno successo di questa prima fase della lunga missione: un viaggio lungo 12 anni che porterà la sonda Nasa a visitare otto fra gli asteroidi più interessanti del Sistema solare. A seguire da vicino il lancio, lì a Cape Canaveral, c’era anche uno scienziato italiano, oggi ricercatore al Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado: l’astrofisico Simone Marchi, deputy project scientist della missione (della quale ha anche ideato il logo), così chiamata dal nome di una fra le più antiche antenate della nostra specie.
Degli otto asteroidi che Lucy dovrà visitare, sette sono veri e propri fossili cosmici che nelle loro rocce custodiscono i segreti dell’origine del nostro sistema planetario. Si ritiene infatti che gli asteroidi troiani di Giove siano ciò che resta dei materiali che hanno costituito i pianeti giganti del Sistema solare.
https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2021/10/array.mp4
«Lucy incarna la continua ricerca che porta la Nasa a spingersi nel cosmo per amore dell’esplorazione e della scienza, per comprendere meglio l’universo e il posto che in esso occupiamo», ha detto l’amministratore capo dell’agenzia spaziale americana, Bill Nelson. «Non vedo l'ora di conoscere i misteri che questa missione potrà svelare».
Concepita nel 2014, approvata nel 2017 e finanziata con 981 milioni di dollari, Lucy «impiegherà diversi anni prima di arrivare al primo asteroide troiano», ha detto il responsabile scientifico della missione, Hal Levison. «Ma questi oggetti, per il loro immenso valore scientifico, valgono l’attesa e lo sforzo richiesto. Sono come diamanti nel cielo», ha aggiunto parafrasando l’omonima canzone dei Beatles.
Prima di raggiungere i suoi numerosi obiettivi, Lucy tornerà a salutare la Terra più volte per sfruttare l’effetto fionda gravitazionale. La prima è prevista nell’ottobre 2022, in un passaggio ravvicinato nel quale prenderà la spinta necessaria per raggiungere Marte. Quindi tornerà nel 2024 per prendere un’ulteriore spinta che la porterà verso l’asteroide Donaldjohanson, che si trova nella fascia fra Marte e Giove. Lucy viaggerà quindi verso il suo primo asteroide di Giove, che dovrebbe incontrare nel 2027 e, dopo averlo sorvolato per quattro volte, tornerà ancora verso la Terra nel 2031 per un’ulteriore spinta che finalmente, nel 2033, la porterà verso lo sciame degli asteroidi troiani.
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Il primo segnale verso la Terra è stato acquisito da una delle antenne del Deep Space Network della Nasa alle 12:40 ora italiana, confermando il pieno successo di questa prima fase della lunga missione: un viaggio lungo 12 anni che porterà la sonda Nasa a visitare otto fra gli asteroidi più interessanti del Sistema solare. A seguire da vicino il lancio, lì a Cape Canaveral, c’era anche uno scienziato italiano, oggi ricercatore al Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado: l’astrofisico Simone Marchi, deputy project scientist della missione (della quale ha anche ideato il logo), così chiamata dal nome di una fra le più antiche antenate della nostra specie.
Degli otto asteroidi che Lucy dovrà visitare, sette sono veri e propri fossili cosmici che nelle loro rocce custodiscono i segreti dell’origine del nostro sistema planetario. Si ritiene infatti che gli asteroidi troiani di Giove siano ciò che resta dei materiali che hanno costituito i pianeti giganti del Sistema solare.
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«Lucy incarna la continua ricerca che porta la Nasa a spingersi nel cosmo per amore dell’esplorazione e della scienza, per comprendere meglio l’universo e il posto che in esso occupiamo», ha detto l’amministratore capo dell’agenzia spaziale americana, Bill Nelson. «Non vedo l'ora di conoscere i misteri che questa missione potrà svelare».
Concepita nel 2014, approvata nel 2017 e finanziata con 981 milioni di dollari, Lucy «impiegherà diversi anni prima di arrivare al primo asteroide troiano», ha detto il responsabile scientifico della missione, Hal Levison. «Ma questi oggetti, per il loro immenso valore scientifico, valgono l’attesa e lo sforzo richiesto. Sono come diamanti nel cielo», ha aggiunto parafrasando l’omonima canzone dei Beatles.
Prima di raggiungere i suoi numerosi obiettivi, Lucy tornerà a salutare la Terra più volte per sfruttare l’effetto fionda gravitazionale. La prima è prevista nell’ottobre 2022, in un passaggio ravvicinato nel quale prenderà la spinta necessaria per raggiungere Marte. Quindi tornerà nel 2024 per prendere un’ulteriore spinta che la porterà verso l’asteroide Donaldjohanson, che si trova nella fascia fra Marte e Giove. Lucy viaggerà quindi verso il suo primo asteroide di Giove, che dovrebbe incontrare nel 2027 e, dopo averlo sorvolato per quattro volte, tornerà ancora verso la Terra nel 2031 per un’ulteriore spinta che finalmente, nel 2033, la porterà verso lo sciame degli asteroidi troiani.
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