Il calcio con la F - La politica dietro i mondiali in Qatar.
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Il calcio è lo sport più popolare al mondo, collega le comunità, risveglia emozioni, abbatte barriere culturali.
Il calcio è una delle industrie più redditizie, con un gigantesco impatto economico nello sviluppo delle infrastrutture, nelle sponsorizzazioni, nei diritti televisivi e nei trasferimenti di giocatori.
Il calcio è una costante contraddizione. Può essere l’ancora di salvataggio per ragazzi e ragazze nati in contesti sociali che non vedono futuro e un trampolino di lancio per una vita di lusso e ricchezza.
Il calcio può garantire visibilità a territori poverissimi che vogliono rilanciarsi.
Allo stesso tempo può essere la vetrina per Paesi che lo usano per promuovere le proprie aspirazioni politiche, economiche e per ripulire il loro viso sporco di terra e sangue.
In questo contesto variabile, il pubblico del calcio, spesso inconsapevolmente detentore di un potere decisionale non indifferente: può accontentarsi di consumare lo spettacolo o prendere coscienza del potere economico che ha tra le mani e spingere questo sport nella direzione del cambiamento.
Una scelta che esiste da sempre, ma che oggi, a pochi giorni dall’inizio dei Mondiali in Qatar, si fa impellente. Una scelta che attende risposta da 12 anni.
Benvenuti ad una nuova puntata di Geopolitales.
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Il calcio è una delle industrie più redditizie, con un gigantesco impatto economico nello sviluppo delle infrastrutture, nelle sponsorizzazioni, nei diritti televisivi e nei trasferimenti di giocatori.
Il calcio è una costante contraddizione. Può essere l’ancora di salvataggio per ragazzi e ragazze nati in contesti sociali che non vedono futuro e un trampolino di lancio per una vita di lusso e ricchezza.
Il calcio può garantire visibilità a territori poverissimi che vogliono rilanciarsi.
Allo stesso tempo può essere la vetrina per Paesi che lo usano per promuovere le proprie aspirazioni politiche, economiche e per ripulire il loro viso sporco di terra e sangue.
In questo contesto variabile, il pubblico del calcio, spesso inconsapevolmente detentore di un potere decisionale non indifferente: può accontentarsi di consumare lo spettacolo o prendere coscienza del potere economico che ha tra le mani e spingere questo sport nella direzione del cambiamento.
Una scelta che esiste da sempre, ma che oggi, a pochi giorni dall’inizio dei Mondiali in Qatar, si fa impellente. Una scelta che attende risposta da 12 anni.
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