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Leggere di pedagogia tra handicap e specialità

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La pedagogia, quale scienza di diversificati approcci educativi, così come la pedagogia speciale, quale branca a sé della dimensione prioritariamente socio-affettiva, al di là dell’area cognitiva a cui prevalentemente si rivolge, è plasmata dalla natura invasiva e pervasiva del media, attraverso il quale la scuola di oggi, ciascun docente, tenta di tenere un ritmo sempre più incalzante per ri-adattare e ri-adattarsi a una cultura, quella dei giovani, che percorre e precorre strade e bivi non sempre in linea con la “segnaletica” che la scuola stessa vorrebbe loro imporre, spesso negando la presenza dell’oltre… In questo costante mutamento e accelerazione propria di una società sempre più digitale, sempre più nella direzione dell’intelligenza artificiale, scuola e famiglie giocano una sfida quotidiana per comprendere detti mutamenti, per comprendere Bisogni Educativi Speciali che appartengono all’intera comunità educante ed educabile, in un processo di continua ricerca e rinnovamento della sua essenza. Riferendosi a J.S. Bruner, l’autore individua e porta avanti l’obiettivo bruneriano «di adattare una cultura alle esigenze dei suoi membri e di adattare i suoi membri ed i loro modi di conoscere alle esigenze della cultura». Lo studioso, già nella prima parte della sua ricerca, trova nel pensiero di Sigmund Freud la giustificazione della sua particolare scelta, anche lessicale, di definire “a rischio” una certa “genitorialità”; Freud, infatti, asserisce, ci ricorda l’autore, che «i mestieri più difficili sono nell’ordine il genitore, l’insegnante e lo psicologo». Un dialogo interdisciplinare quello che lo studioso fa emergere nel rapporto tra pedagogia speciale e necessità di educare con le sue molteplici e differenti prospettive, ponendo sullo sfondo di ogni valutazione e analisi dei bisogni i processi integrativi e inclusivi (bio-psico-sociali) ricordandoci come la pedagogia appartiene a spazi plurimi e indefiniti che non possono essere relegati in spazi, sì, importanti, come la famiglia, la scuola e territori circoscritti, ma estesi a tutti quei luoghi appartenenti alla presenza umana. L’autore sottolinea che le criticità non possono essere considerate «quelle per così dire istituzionalizzate, bensì quelle legate, forse all’inadeguatezza dell’osservatore […] di trattare le specialità o, meglio, le speciabilità». Dimostrando come la specialità rappresenti per la scienza dell’educazione timone ed energia fondante capace di prometeizzare su molte di quelle quotidiane questioni educative di nutrito interesse.

Leggere di pedagogia tra handicap e specialità. Per una scuola in cerca di mediazione e di medialità. Di Francesco Augello, Edizioni La Bussola

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