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Negoziati sul clima

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Benvenuti su Indizi di futuro, il podcast che indaga il presente per immaginare il domani. Ogni mattina alcune notizie dei principali quotidiani si trasformano in una scintilla che accende un faro sul divenire della nostra società. Oggi è venerdì 11 giugno 2021 e io sono Roberto. I negoziati sul clima paiono essere il nuovo oggetto del contendere tra gli attori politici mondiali. Se con Biden gli Stati Uniti si avvicinavano all’Europa, anche se gli obiettivi al riguardo sono meno ambiziosi, dall’altra parte la Cina non pare entusiasta di condividere la propria agenda della transizione energetica. Il COP26, la ventiseiesima Conferenza delle parti, che interessa le nazioni che hanno ratificato le convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a novembre a Glasgow in Gran Bretagna si annuncia quindi vitale per comprendere se ci sarà una convergenza o se a colpi di dazi, oramai divenuti i cannoni dell’era moderna, le super potenze si affronteranno nei negoziati. Intanto i grandi gestori finanziari scrivono una lettera aperta a tutti i governi, con il fine di sensibilizzare nei confronti dell’ambiente, per anticipare il traguardo delle zero emissioni programmato intorno al 2050. Le emissioni nocive che incrementano l’effetto serra, a loro pare non vengano combattute con la sufficiente energia, cosi con i report degli esperti in bella vista esortano a un cambio di marcia nei confronti della corretta via da seguire per raggiungere i risultato desiderati. Non è di molti giorni fa l’allarme lanciato dall’organizzazione meteorologica mondiale, che afferma che nel prossimo quinquennio la temperatura salirà di 1,5 gradi, conciò che ne consegue, come cicloni, innalzamento del livello dei mari, aumento delle specie che hanno variato o allargato il proprio habitat in aree prima per loro inabitabili. Nel mediterraneo si sono già trovate 243 specie che non vi avevano mai vissuto, perché normalmente abitanti mari più caldi. I temi che rimpiccioliscono il mondo, ovvero che svelano la nostra interconnessione con gli altri Stati e gli altri continenti sono sempre più numerosi, e oltre al clima in prima posizione c’è la lotta contro il Covid. Biden annuncerà l’intenzione, o meglio la decisione presa di donare 500 milioni di dosi di vaccino Pfizer ai paesi più poveri. Un gesto che pare altruistico, meritevole, ma in realtà necessario, perché il virus non conosce frontiere nazionali, politiche, reddituali, sarà meglio che le nazioni più ricche si adoperino per fare in modo che il problema sia risolto in tutto il mondo, perché a differenza della fame che rimane nei paesi dove è, il virus si sparge senza badare ai confini. Questa renderà più impervie le vie dei migranti, e d’altro canto renderà più difficile per i paesi occidentali poter fruire di manodopera a basso costo, spesso illegale, senza diritti e con poche speranze per il futuro. Bene, come al solito tutto cambia, e abbiamo così qualche indizio per il futuro. A domani.
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