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04.02 L'UMILTA' E LA SUPERBIA

6:53
 
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Abbiamo visto che la vera umiltà comporta la conoscenza del proprio nulla. Se questa conoscenza è un ideale per gli abitanti della terra, è una condizione necessaria per gli abitanti del cielo: per poter godere della visione beatifica, della visione perfetta, fin quanto è possibile per ogni individuo e nel modo di cui è capace, del Sommo Bene.
Padre Cornelio a Lapide parla come segue di questa conoscenza nel suo commentario su capitolo 4 della prima lettera di san Giovanni: "Così l'amore ha unito Dio all'uomo, non solo nell'affetto e nella cura, ma anche effettivamente e sostanzialmente, mediante, in verità, un'unione ipostatica. Unisce l'uomo a Dio, così che, uscendo totalmente da se stesso, passa in Dio, e per così dire si perde, non pensando più ad altro, non comprendendo né sentendo altro che Dio, non cercando né desiderando altra cosa, non provando gioia in nient'altro che nelle cose buone di Dio. Colui che si unisce così a Dio diviene un solo spirito con Lui, perché si spoglia di se stesso e si riveste di Dio. Perciò, come se fosse tutto trasformato nella natura divina, è nel pensiero e nell'affetto tutto in Dio. Così tutti i santi in cielo saranno uno con Dio (ciò che il Signore prega per loro, Gv. xvii.), perché tutti riconoscono il proprio nulla, come sono in se stessi, e non si stimano a nulla, se non nella misura in cui appartengono a Dio e sono per Lui. E in questo modo cessano del tutto da se stessi. E poiché non dovrebbero dimorare in nulla, dall'intelletto e dalla volontà gli saranno portati potentissimamente e saranno tutti in lui.
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Padre Cornelio a Lapide parla come segue di questa conoscenza nel suo commentario su capitolo 4 della prima lettera di san Giovanni: "Così l'amore ha unito Dio all'uomo, non solo nell'affetto e nella cura, ma anche effettivamente e sostanzialmente, mediante, in verità, un'unione ipostatica. Unisce l'uomo a Dio, così che, uscendo totalmente da se stesso, passa in Dio, e per così dire si perde, non pensando più ad altro, non comprendendo né sentendo altro che Dio, non cercando né desiderando altra cosa, non provando gioia in nient'altro che nelle cose buone di Dio. Colui che si unisce così a Dio diviene un solo spirito con Lui, perché si spoglia di se stesso e si riveste di Dio. Perciò, come se fosse tutto trasformato nella natura divina, è nel pensiero e nell'affetto tutto in Dio. Così tutti i santi in cielo saranno uno con Dio (ciò che il Signore prega per loro, Gv. xvii.), perché tutti riconoscono il proprio nulla, come sono in se stessi, e non si stimano a nulla, se non nella misura in cui appartengono a Dio e sono per Lui. E in questo modo cessano del tutto da se stessi. E poiché non dovrebbero dimorare in nulla, dall'intelletto e dalla volontà gli saranno portati potentissimamente e saranno tutti in lui.
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