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Episodio 46. La Grande Guerra dei Carabinieri. I Carabinieri all'estero

11:05
 
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L'episodio è dedicato a quello che i Carabinieri fecero all’estero.

In linea generale, su tutti i fronti, le sezioni e i plotoni di Carabinieri con funzioni di polizia militare seguirono i contingenti dell’Esercito sia in Europa, sia in Medio ed Estremo Oriente, raggiungendo località sconosciute ai più in quegli anni, come Vladivostok o Pechino.

Per rimanere in Europa, si può considerare al ruolo dei Carabinieri in un fronte oggi poco ricordato, l’Albania, dove un corpo di spedizione italiano garantì durante l’intero arco del conflitto il possesso del porto di Valona e il controllo del Canale d’Otranto.

Lì, i militari dell’Arma, oltre alle tante attribuzioni, addestrarono una gendarmeria locale riuscendo a trasformare i malandati e, in certi casi, inetti gendarmi ottomani presenti sul territorio, in una forza dell’ordine che ricalcava il modello dell’Arma.

Anche in questo caso dunque i Carabinieri non furono impiegati solo in qualità di polizia militare, ma più propriamente di forza dell’ordine attraverso un’attività che si potrebbe definire di nation building condotta attraverso la ricostituzione di forze di polizia efficienti.

Sicuramente, il Carabiniere più conosciuto per il ruolo svolto all'estero durante il primo Conflitto Mondiale fu il maggiore Cosma Manera.

Con pochi uomini, ampia autonomia e superando difficoltà incredibili riuscì a individuare e recuperare in tutta la Russia devastata dalla rivoluzione e dalla guerra civile numerosi cittadini di quelle che poi furono riconosciute come le terre redente secondo la narrazione risorgimentale. Tali uomini in servizio nell'esercito austro-ungarico furono catturati dai russi durante i combattimenti sul fronte orientale e quindi con il collasso dell'impero zarista si adattarono anche a svolgere umilissime funzioni pur di sopravvivere. Manera e i suoi uomini individuarono molti di questi e a portarli a Vladivostock dove furono armati ed equipaggiati e, su base volontaria, addestrati per un possibile impiego bellico in Estremo Oriente. Infine, questi uomini ritornarono alle loro case al termine dell'esigenza di mobilitazione dall'altra parte del mondo

Su Manera vi rimandiamo al volume scritto da Paolo Formiconi di cui abbiamo parlato nel corso dell’intervista n. 4 dedicata al volume da lui scritto intitolato per l’appunto “Gli Italiani in Siberia”.

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In linea generale, su tutti i fronti, le sezioni e i plotoni di Carabinieri con funzioni di polizia militare seguirono i contingenti dell’Esercito sia in Europa, sia in Medio ed Estremo Oriente, raggiungendo località sconosciute ai più in quegli anni, come Vladivostok o Pechino.

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Anche in questo caso dunque i Carabinieri non furono impiegati solo in qualità di polizia militare, ma più propriamente di forza dell’ordine attraverso un’attività che si potrebbe definire di nation building condotta attraverso la ricostituzione di forze di polizia efficienti.

Sicuramente, il Carabiniere più conosciuto per il ruolo svolto all'estero durante il primo Conflitto Mondiale fu il maggiore Cosma Manera.

Con pochi uomini, ampia autonomia e superando difficoltà incredibili riuscì a individuare e recuperare in tutta la Russia devastata dalla rivoluzione e dalla guerra civile numerosi cittadini di quelle che poi furono riconosciute come le terre redente secondo la narrazione risorgimentale. Tali uomini in servizio nell'esercito austro-ungarico furono catturati dai russi durante i combattimenti sul fronte orientale e quindi con il collasso dell'impero zarista si adattarono anche a svolgere umilissime funzioni pur di sopravvivere. Manera e i suoi uomini individuarono molti di questi e a portarli a Vladivostock dove furono armati ed equipaggiati e, su base volontaria, addestrati per un possibile impiego bellico in Estremo Oriente. Infine, questi uomini ritornarono alle loro case al termine dell'esigenza di mobilitazione dall'altra parte del mondo

Su Manera vi rimandiamo al volume scritto da Paolo Formiconi di cui abbiamo parlato nel corso dell’intervista n. 4 dedicata al volume da lui scritto intitolato per l’appunto “Gli Italiani in Siberia”.

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