Storie, notizie, analisi, per raccontare ogni giorno tutto ciò che accade fuori dai confini italiani. Fatti apparentemente lontani che ci riguardano sempre di più, quotidianamente. Dopo un anno di reportage, Giampaolo Musumeci posa lo zaino, accende il microfono e accoglie reporter, fotografi, analisti, i più autorevoli a livello internazionale.
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Tutte le spie portano a Roma #14
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L’Italia è una nazione di confine, di passaggio, di connessioni. Siamo una terra di cerniera, dove mondi diversi si incontrano, talvolta si combattono, e provano a influenzarci. Come dimostra il RussiaGate, cioè l’indagine che coinvolge l’allora candidato alle presidenziali Donald Trump. Storia americana? Certamente sì, ma tutto comincia a Roma, la città dove si incontrano uno dei consiglieri di Trump, George Papadopoulos, e un misterioso professore ancora oggi scomparso nel nulla, Joseph Mifsud. Sullo sfondo c'è un ateneo privato, la Link Campus University, un’università capace in pochi anni di attirare politici della prima, seconda e terza Repubblica.
Joseph Mifsud è un personaggio chiave del RussiaGate. Secondo l’indagine del procuratore speciale Robert Mueller, Mifsud è probabilmente un asset, un agente russo, o comunque un uomo legato al Cremlino, che ha dato una mano alla campagna di Trump promettendo materiale compromettente su Hillary Clinton. Secondo il mondo trumpiano, tuttavia, Mifsud è invece una pedina di altre potenze, in particolare Italia, Gran Bretagna, Australia e dell’Amministrazione Obama.
Per cercare prove a sostegno di questa teoria cospirativa il procuratore generale americano William Barr è venuto in Italia due volte: il 14 agosto e il 27 settembre 2019, per incontrare i vertici dell’intelligence italiana. Ecco perché tutto comincia e tutto continua a Roma, e coinvolge il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha autorizzato gli incontri, e ha fornito spiegazioni contraddittorie e lacunose sulle motivazioni di un meeting così inusuale. Cosa si sono detti i vertici della nostra intelligence con William Barr?
Tutta questa storia fa emergere l’Italia come un terreno di scontro dove si confrontano le grandi potenze e le spie fanno il loro gioco. Nel corso del secondo episodio della 2ª stagione di Cavour, Francesco Maselli ne discute con Carlo Bonini, giornalista de La Repubblica e scrittore, e Luciano Capone, giornalista de Il Foglio.
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Joseph Mifsud è un personaggio chiave del RussiaGate. Secondo l’indagine del procuratore speciale Robert Mueller, Mifsud è probabilmente un asset, un agente russo, o comunque un uomo legato al Cremlino, che ha dato una mano alla campagna di Trump promettendo materiale compromettente su Hillary Clinton. Secondo il mondo trumpiano, tuttavia, Mifsud è invece una pedina di altre potenze, in particolare Italia, Gran Bretagna, Australia e dell’Amministrazione Obama.
Per cercare prove a sostegno di questa teoria cospirativa il procuratore generale americano William Barr è venuto in Italia due volte: il 14 agosto e il 27 settembre 2019, per incontrare i vertici dell’intelligence italiana. Ecco perché tutto comincia e tutto continua a Roma, e coinvolge il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha autorizzato gli incontri, e ha fornito spiegazioni contraddittorie e lacunose sulle motivazioni di un meeting così inusuale. Cosa si sono detti i vertici della nostra intelligence con William Barr?
Tutta questa storia fa emergere l’Italia come un terreno di scontro dove si confrontano le grandi potenze e le spie fanno il loro gioco. Nel corso del secondo episodio della 2ª stagione di Cavour, Francesco Maselli ne discute con Carlo Bonini, giornalista de La Repubblica e scrittore, e Luciano Capone, giornalista de Il Foglio.
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L’Italia è una nazione di confine, di passaggio, di connessioni. Siamo una terra di cerniera, dove mondi diversi si incontrano, talvolta si combattono, e provano a influenzarci. Come dimostra il RussiaGate, cioè l’indagine che coinvolge l’allora candidato alle presidenziali Donald Trump. Storia americana? Certamente sì, ma tutto comincia a Roma, la città dove si incontrano uno dei consiglieri di Trump, George Papadopoulos, e un misterioso professore ancora oggi scomparso nel nulla, Joseph Mifsud. Sullo sfondo c'è un ateneo privato, la Link Campus University, un’università capace in pochi anni di attirare politici della prima, seconda e terza Repubblica.
Joseph Mifsud è un personaggio chiave del RussiaGate. Secondo l’indagine del procuratore speciale Robert Mueller, Mifsud è probabilmente un asset, un agente russo, o comunque un uomo legato al Cremlino, che ha dato una mano alla campagna di Trump promettendo materiale compromettente su Hillary Clinton. Secondo il mondo trumpiano, tuttavia, Mifsud è invece una pedina di altre potenze, in particolare Italia, Gran Bretagna, Australia e dell’Amministrazione Obama.
Per cercare prove a sostegno di questa teoria cospirativa il procuratore generale americano William Barr è venuto in Italia due volte: il 14 agosto e il 27 settembre 2019, per incontrare i vertici dell’intelligence italiana. Ecco perché tutto comincia e tutto continua a Roma, e coinvolge il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha autorizzato gli incontri, e ha fornito spiegazioni contraddittorie e lacunose sulle motivazioni di un meeting così inusuale. Cosa si sono detti i vertici della nostra intelligence con William Barr?
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Joseph Mifsud è un personaggio chiave del RussiaGate. Secondo l’indagine del procuratore speciale Robert Mueller, Mifsud è probabilmente un asset, un agente russo, o comunque un uomo legato al Cremlino, che ha dato una mano alla campagna di Trump promettendo materiale compromettente su Hillary Clinton. Secondo il mondo trumpiano, tuttavia, Mifsud è invece una pedina di altre potenze, in particolare Italia, Gran Bretagna, Australia e dell’Amministrazione Obama.
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