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La Grotta della Croara - L’omicidio irrisolto di Lea Polvani

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È il 29 novembre 1983 quando la ventottenne Leonarda Polvani parcheggia la sua Fiat 126 nel garage di casa, in via Serenari a Casalecchio di Reno, comune dell’hinterland bolognese, dopo aver salutato un’amica. Sono le 8 di sera e dovrebbe fare solo pochi passi per raggiungere l’androne dell’edificio in cui vive e salire nel suo appartamento, dove l’attende il marito, il quale, non vedendola rientrare, contatta i carabinieri che iniziano subito le ricerche. A ritrovarla saranno però due guardacaccia, qualche giorno più tardi. È il 3 dicembre e il luogo è quasi diametralmente opposto a quello della sparizione. Stavolta si è infatti alla Croara, un complesso carsico fatto di valli cieche e grotte chiuse con cancelli e catenacci per evitare che diventino rifugio di sbandati e trafficanti. Uno di questi cancelli è stato aperto e la catena tagliata: all’ingresso ci sono una borsa da donna dentro e i documenti di Leonarda. I carabinieri, una volta addentratisi nella grotta, ritroveranno prima gli effetti personali della donna e successivamente il suo cadavere: è riversa con il viso a terra, ha la biancheria strappata, il maglione e la giacca sollevati sulla testa e infilati in un solo braccio. Sul collo tracce di strangolamento. Sembra l’epilogo di una violenza, ma a ucciderla è stato un colpo di pistola, calibro 6.35, sparato a pochi cm dal cuore. Il denaro che la donna aveva con sé è ancora nel portafogli e i gioielli indossati come l’ultima volta che era stata vista. Come avviene in questi casi, la vita della donna viene passata al setaccio. Ma Leonarda Polvani non nasconde ombre. È sposata da un anno e mezzo, non è infedele, il suo tempo si divide tra il lavoro in gioielleria e la casa. L’università non la frequenta, ci va solo per dare gli esami. Con chiunque si parli, la descrizione è sempre quella: seria, posata, gentile, semmai qualche volta la si può sorprendere un po’ triste. Ma niente di più. Per due anni l’indagine è a un punto morto. Riprende vigore quando uno spacciatore, dopo l’arresto, dichiara di sapere chi ha ucciso Leonarda e indica tre uomini, tutti con precedenti penali per droga. Sequestrare la donna aveva lo scopo di farsi aiutare a mettere a segno una rapina nella gioielleria. I riscontri però evidenziano incongruenze: la grotta non è la stessa, i riferimenti sembrano quelli di un altro omicidio avvenuto in zona e i pregiudicati, intanto finiti sotto processo, vengono assolti. Può darsi che ci fosse chi voleva rapinare il luogo in cui Lea lavorava e allora potrebbe aver cercato di agganciare la ragazza per farne una basista all’interno; oppure, più semplicemente, è possibile che chi puntasse alla rapina volesse solo la borsa della donna, dove ci stavano anche le chiavi del luogo in cui lavorava, e che poi si sia disfatto di una potenziale testimone scomoda. Il corpo abbandonato in una cava, coi vestiti scomposti, rappresenta l'ultimo atto di una tragedia inutile: la simulazione di una violenza. I rapitori hanno probabilmente cercato di dissimulare i veri motivi della sparizione e della fine di Lea, la ragazza che amava scrivere e disegnare. La ragazza che ad oggi non ha ancora avuto giustizia. Entra a far parte della nostra community seguendo Blu Notte su Instagram e Twitter e iscriviti al canale Telegram per rimanere sempre aggiornato sulle prossime puntate cliccando su questi link: • Twitter: http://twitter.com/BluNottePodcast • Instagram: instagram.com/blu.notte.podcast • Telegram: https://t.me/BluNottePodcast Se anche tu, come Paolo, desideri sostenere il podcast e dare un contributo essenziale per aumentare la qualità dell’audio, visita la lista lista dei desideri che ho creato su Amazon: https://www.amazon.it/hz/wishlist/ls/16XLE7ST4CEG4?ref_=wl_share Inoltre, se ti è piaciuta la bellissima illustrazione realizzata dall’artista Veronica Comin come cover art di questa puntata, puoi trovare tanti altri contenuti simili sulla sua pagina Instagram: instagram.com/veronicocco
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