In 4 minuti la redazione di The Vision vi racconterà cosa dovete sapere per iniziare la giornata. Ogni mattina, dal lunedì al venerdì, alle 6:30. Illustrazione: Alessandro De Vecchi
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La mafia che non esiste più eppure minaccia ancora
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“Ti faremo saltare con il tritolo”. Non è solo una minaccia: è un messaggio. A Luca Tescaroli, certo. Ma anche a noi. Mentre la mafia svanisce dai discorsi politici e dalla cronaca quotidiana, mentre ci illudiamo che l’ombra sia scomparsa, arriva questa lettera, imbustata con la fredda meticolosità di chi sa che il silenzio è già complicità.
Tescaroli ha un nome che pesa: Capaci, via d’Amelio, le bombe del ‘93. Ha scritto una storia che molti preferirebbero lasciar cadere nell’oblio, indagando i mandanti occulti, toccando personaggi che il sistema ha reso intoccabili. Le sue inchieste, depositate poche settimane fa, continuano a fare rumore, e il tritolo, evocato oggi come ieri, è la risposta di chi il rumore lo teme.
Nel 1997 qualcuno provò a farlo fuori a colpi di fucile, e anche allora tutto rimase avvolto nella nebbia. Oggi la lettera, il pacco sospetto, il timbro postale del 18 luglio – il giorno prima della strage di via d’Amelio – disegnano un avvertimento che gronda simboli, un richiamo che ci costringe a guardare dove non vogliamo.
Solidarietà e attestazioni istituzionali arrivano puntuali. Belle parole, ma inutili se non sono seguite da azioni. Perché l’Italia ha un problema antico: dimentica in fretta chi combatte per lei. La mafia lo sa, e aspetta paziente. Ma non si tratta di Tescaroli: si tratta di noi.
#LaSveglia per La Notizia
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Tescaroli ha un nome che pesa: Capaci, via d’Amelio, le bombe del ‘93. Ha scritto una storia che molti preferirebbero lasciar cadere nell’oblio, indagando i mandanti occulti, toccando personaggi che il sistema ha reso intoccabili. Le sue inchieste, depositate poche settimane fa, continuano a fare rumore, e il tritolo, evocato oggi come ieri, è la risposta di chi il rumore lo teme.
Nel 1997 qualcuno provò a farlo fuori a colpi di fucile, e anche allora tutto rimase avvolto nella nebbia. Oggi la lettera, il pacco sospetto, il timbro postale del 18 luglio – il giorno prima della strage di via d’Amelio – disegnano un avvertimento che gronda simboli, un richiamo che ci costringe a guardare dove non vogliamo.
Solidarietà e attestazioni istituzionali arrivano puntuali. Belle parole, ma inutili se non sono seguite da azioni. Perché l’Italia ha un problema antico: dimentica in fretta chi combatte per lei. La mafia lo sa, e aspetta paziente. Ma non si tratta di Tescaroli: si tratta di noi.
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Tescaroli ha un nome che pesa: Capaci, via d’Amelio, le bombe del ‘93. Ha scritto una storia che molti preferirebbero lasciar cadere nell’oblio, indagando i mandanti occulti, toccando personaggi che il sistema ha reso intoccabili. Le sue inchieste, depositate poche settimane fa, continuano a fare rumore, e il tritolo, evocato oggi come ieri, è la risposta di chi il rumore lo teme.
Nel 1997 qualcuno provò a farlo fuori a colpi di fucile, e anche allora tutto rimase avvolto nella nebbia. Oggi la lettera, il pacco sospetto, il timbro postale del 18 luglio – il giorno prima della strage di via d’Amelio – disegnano un avvertimento che gronda simboli, un richiamo che ci costringe a guardare dove non vogliamo.
Solidarietà e attestazioni istituzionali arrivano puntuali. Belle parole, ma inutili se non sono seguite da azioni. Perché l’Italia ha un problema antico: dimentica in fretta chi combatte per lei. La mafia lo sa, e aspetta paziente. Ma non si tratta di Tescaroli: si tratta di noi.
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