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L’Italia è la nuova Ungheria

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La premier Meloni sembra aver trovato la sua musa ispiratrice in tema di immigrazione: Viktor Orbán. Mentre l’Europa si affanna a condannare le politiche draconiane dell’Ungheria, l’Italia le abbraccia con entusiasmo. I numeri parlano chiaro: nei primi sei mesi del 2024, gli sbarchi sono stati circa 25mila. Il governo Meloni sventola la bandiera del successo, dimenticando che sono cifre in linea con gli anni di Draghi. Ma si sa, la propaganda non si fa con la matematica. Il vero capolavoro è l’adozione delle famigerate “procedure di frontiera” à la Orbán. L’idea è semplice: rendere la vita impossibile ai migranti prima ancora che mettano piede in Europa. Una sorta di limbo burocratico dove i diritti diventano optional. E non contenta, l’Italia aggiunge altri sei paesi alla lista dei “sicuri”, tra cui Bangladesh ed Egitto. Guarda caso, proprio le nazioni da cui proviene il 27% degli arrivi. Una coincidenza? Chiedetelo ad Asgi, che ha smascherato il giochetto: si classificano come “sicuri” i paesi da cui arrivano più richiedenti asilo. Geniale, no? Ma il pezzo forte è l’accordo con l’Albania. Due centri di accoglienza oltreconfine, per tenere i migranti fuori dalla vista e dalla mente degli italiani. Perché se non li vedi, non esistono. Intanto, nel Mediterraneo si continua a morire. Oltre mille persone nei primi cinque mesi del 2024. Ma tranquilli, sono solo numeri. La verità è che l’Europa, Italia in testa, sta virando verso un modello che fino a ieri condannava. Le “transit zone” ungheresi diventano il nuovo standard, il diritto d’asilo si sgretola, e qui si applaude. Rendere la vita impossibile ai migranti è il nuovo mantra. Poco importa se questo significa calpestare diritti fondamentali o ignorare la complessità del fenomeno migratorio.
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