Il senso del Medioevo
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Qual è il senso del medioevo? In che cosa gli siamo debitori? Perché studiarlo o insegnarlo? In un breve e densissimo scritto pubblicato dall’editore Donzelli, uno storico insigne come Giuseppe Sergi prova a cimentarsi con le domande più radicali. Il punto di partenza è il “luogo comune medioevo”, quella deformazione prospettica che ci porta a leggere tutta una lunga fase storica come un altrove o come una premessa. Nell’altrove negativo ci sono povertà, fame, pestilenze, disordine politico, soperchierie dei latifondisti sui contadini, superstizioni del popolo e corruzione del clero. Nell’altrove positivo ci sono tornei e vita di corte, elfi e fate, cavalieri fedeli e principi magnanimi. Ma è altrettanto discutibile l’idea del medioevo come premessa dei secoli successivi: del capitalismo, dello Stato moderno, della borghesia. A questo medioevo del senso comune si contrappone il medioevo degli storici, che discute di articolazione dei poteri e di intersezione delle gerarchie, di signorie rurali e di egemonie urbane. Giovanni Conti ne parla con lo storico Marco Ferrero del Centro Studi Medievali Ponzio di Cluny.
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