Galatrona l’eleganza del Valdarno
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Quattro annate anche da magnum per ripercorrere con Eros Teboni e Rocco Sanjust la storia recente di Galatrona , 2020-2008. La Tenuta di Petrolo si trova su un pezzo dell’antica Cassia Vetus, molto frequentata in tutta la storia come dimostra la presenza di una pieve romanica restaurata da Carlo Magno. Una terra che ha allevato menti illuminate e geniali come Masaccio, Poggio Braccioloni, Piero della Francesca. Qui da sempre è stata coltivata la vite oltre a tantissimo ulivo, perché in ogni caso si tratta di terreno povero e sassoso, poco adatto ad un’agricoltura di quantità. La produzione della zona confluiva principalmente nel Chianti “Putto” (vecchio nome che designava le zone esterne al Chianti Classico) e così era anche per il Chianti di Petrolo, molto più che discreto grazie anche all’apporto di Giulio Gambelli amico di battute di caccia del padre di Luca Sanjust, ingegnere romano specializzato in ponti e strade che aveva acquistato la tenuta per i soggiorni in campagna. Una delle frasi preferite da Luca è “fare il vino è lottare contro l’entropia per non togliere troppa perfezione del chicco d’uva, mano dell’uomo che aggiunge bellezza, un 20% di apporto alchemico che prova a trasformare in bontà e cultura un prodotto naturale”. Galatrona ci riesce spesso benissimo, e si rivela il più delle volte un vino goloso e godereccio senza perdere eleganza e raffinatezza, ma soprattutto mantiene un senso del territorio e una unicità difficili da trovare in altri vini alloctoni toscani.
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