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Episode 8: #7 Il Corpo e le Sue Storie - Meno kg, più patriottismo

4:33
 
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# 7 Meno kg, più patriottismo Il politicamente corretto arriva anche nella Fabbrica di cioccolato, la famosa opera di Dahl da cui sono stati tratti numerosi film e adattamenti. Alcune indiscrezioni hanno lasciato intendere la volontà dell’editore Punguin di eliminare parole e espressioni potenzialmente offensive quali ad esempio vecchio o grasso. Si tratta di un ultimo, in ordine di tempo, tentativo di pulire la letteratura e l’arte, da espressioni una volta permesse, ma oggi giudicate non più appropriate, non adeguate alle sensibilità degli individui moderni, comunque non più conformi ai nuovi standard del vivere comune. Dire a una persona che è grassa, non è più permesso, è offensivo, varca i limiti del rispetto delle sensibilità dell’altro. Anche se la persona a cui viene rivolto questo attributo è, a tutti gli effetti, senza nessun possibile fraintendimento, obeso. Ma perché la parola grasso può essere considerata offensiva? Una possibile risposta può essere ricondotta ai modelli socio-culturali che riguardano il nostro corpo, soprattutto nella cultura occidentale. E all’enorme attenzione che le società moderne dedicano al benessere individuale. È diventata quasi una prerogativa del cittadino moderno, come un forte vincolo sociale, quello di doversi impegnare a prendersi cura di sé stesso. Il cittadino moderno deve rimanere in forma, deve praticare sport, deve alimentarsi in maniera adeguata evitando i cibi spazzatura, deve prendersi cura della propria pelle e dei propri capelli, deve dedicare un tempo sufficiente della giornata al riposo e al sonno…insomma, deve prendersi costantemente cura della propria persona. Ma non lo fa solo per sé stesso. Lo fa anche, in segno di responsabilità collettiva, per la società. Perché una persona obesa e fuori forma è un costo per la società, in quanto ad esempio, più soggetta all’insorgenza di malattie e problematiche quali il colesterolo, il diabete, l’ipertensione, ecc. Essere in sovrappeso è come mostrare in maniera plastica ed evidente che l’individuo oltre a non avere interesse per se stesso, non lo ha neanche per gli altri, per il vivere comune. Manca di rispetto a una società che è costretta a doversi far carico della sua vita piena di bagordi e eccessi alimentari.. Per giunta, il suo aspetto fisico, chiaramente, non rispecchia i modelli socio-culturali dominanti di corpi aitanti, prestanti, ben modellati. In questa prospettiva, essere grasso vuol dire realizzare un triplice tradimento: verso se stessi, verso lo società e verso i modelli socio-culturali dominanti. Essere “accusati” di grassezza porta una serie di attributi di valori; è come essere riconosciuto come un traditore della patria, un menefreghista, un cattivo cittadino, un individuo a cui non interessa affatto se i suoi comportamenti e le sue scelte di vita diventano un costo per gli altri. Forse è un’accusa troppo grande da rivolgere perfino a un cattivo di una storia. O, per evitare di essere censurati, un diversamente buono.
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# 7 Meno kg, più patriottismo Il politicamente corretto arriva anche nella Fabbrica di cioccolato, la famosa opera di Dahl da cui sono stati tratti numerosi film e adattamenti. Alcune indiscrezioni hanno lasciato intendere la volontà dell’editore Punguin di eliminare parole e espressioni potenzialmente offensive quali ad esempio vecchio o grasso. Si tratta di un ultimo, in ordine di tempo, tentativo di pulire la letteratura e l’arte, da espressioni una volta permesse, ma oggi giudicate non più appropriate, non adeguate alle sensibilità degli individui moderni, comunque non più conformi ai nuovi standard del vivere comune. Dire a una persona che è grassa, non è più permesso, è offensivo, varca i limiti del rispetto delle sensibilità dell’altro. Anche se la persona a cui viene rivolto questo attributo è, a tutti gli effetti, senza nessun possibile fraintendimento, obeso. Ma perché la parola grasso può essere considerata offensiva? Una possibile risposta può essere ricondotta ai modelli socio-culturali che riguardano il nostro corpo, soprattutto nella cultura occidentale. E all’enorme attenzione che le società moderne dedicano al benessere individuale. È diventata quasi una prerogativa del cittadino moderno, come un forte vincolo sociale, quello di doversi impegnare a prendersi cura di sé stesso. Il cittadino moderno deve rimanere in forma, deve praticare sport, deve alimentarsi in maniera adeguata evitando i cibi spazzatura, deve prendersi cura della propria pelle e dei propri capelli, deve dedicare un tempo sufficiente della giornata al riposo e al sonno…insomma, deve prendersi costantemente cura della propria persona. Ma non lo fa solo per sé stesso. Lo fa anche, in segno di responsabilità collettiva, per la società. Perché una persona obesa e fuori forma è un costo per la società, in quanto ad esempio, più soggetta all’insorgenza di malattie e problematiche quali il colesterolo, il diabete, l’ipertensione, ecc. Essere in sovrappeso è come mostrare in maniera plastica ed evidente che l’individuo oltre a non avere interesse per se stesso, non lo ha neanche per gli altri, per il vivere comune. Manca di rispetto a una società che è costretta a doversi far carico della sua vita piena di bagordi e eccessi alimentari.. Per giunta, il suo aspetto fisico, chiaramente, non rispecchia i modelli socio-culturali dominanti di corpi aitanti, prestanti, ben modellati. In questa prospettiva, essere grasso vuol dire realizzare un triplice tradimento: verso se stessi, verso lo società e verso i modelli socio-culturali dominanti. Essere “accusati” di grassezza porta una serie di attributi di valori; è come essere riconosciuto come un traditore della patria, un menefreghista, un cattivo cittadino, un individuo a cui non interessa affatto se i suoi comportamenti e le sue scelte di vita diventano un costo per gli altri. Forse è un’accusa troppo grande da rivolgere perfino a un cattivo di una storia. O, per evitare di essere censurati, un diversamente buono.
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